Il problema è tenere insieme il controllo dei prezzi con la stabilità finanziaria e la crescita. E la comunicazione ha il suo peso
Il target per l'inflazione al 2% "non è negoziabile". Christine Lagarde parla da presidente della Bce, in questo caso alla conferenza di Francoforte 'The ECB and Its Watchers XXIII', e non può che ribadire quello che è scritto nel mandato della Banca centrale. Le parole che usa però sono significative, perché il suo messaggio ha un peso rilevante per la comunicazione. "Potete essere certi di una cosa, conseguiremo la stabilità dei prezzi" e "riportare l'inflazione al 2% nel medio termine non è negoziabile". A tal fine, spiega, "seguiremo una strategia solida, che si fonda sui dati e impone di essere pronti ad agire, ma senza compromessi riguardo al nostro obiettivo primario".
In un altro passaggio, Lagarde dice anche: "Ho chiarito che non ci può essere trade-off tra la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria", aggiungendo che la Bce "ha gli strumenti per fornire, se necessario, il supporto di liquidità al sistema e per preservare una regolare trasmissione della politica monetaria" all'economia reale.
Il problema che deve affrontare la Bce è però che l'equilibrio necessario tra i tre fattori, la stabilità dei prezzi, la stabilità finanziaria e il sostegno alla crescita, non è sempre lo stesso. Perché le condizioni esterne cambiano, come sta avvenendo in questi giorni con la catena di problemi finanziari per le banche. Dagli Stati Uniti, da Silicon Valley Bank in poi, è arrivata nel cuore geografico dell'Europa, con Credit Suisse. Era, visto che sarà fusa in Ubs, la seconda banca svizzera ma è anche una banca sistemica, che ha profondi legami con il settore bancario europeo. Con condizioni esterne diverse, e la stabilità finanziaria a rischio, la Bce deve necessariamente riprendere le misure.
E questo vale anche per la crescita, perché la politica monetaria orientata al controllo dei prezzi che in questa fase si concretizza con un costante rialzo dei tassi di interesse, è tutt'altro che neutra rispetto alle altre esigenze dell'economia europea. E' vero che ci sono gli strumenti che cita Lagarde, soprattutto guardando alla stabilità finanziaria, ma sarà inevitabile fare delle scelte che tengano conto anche del resto. Anche perché alle decisioni della Bce guardano i mercati, che si muovono sulla fiducia, e anche la comunicazione ha il suo peso. Draghi, da presidente, la usava per dare maggiore peso alle decisioni che prendeva; Lagarde rischia di usarla, male, aumentando i rischi legati alle decisioni che prende. E la differenza è sostanziale. (di Fabio Insenga)