Lei ha abbandonato l’Italia da circa 2 anni. Cosa non è riuscito a trovare nel Belpaese?
Ho un percorso formativo che passa attraverso le politiche pubbliche; quindi, tendo a vedere quasi tutto in un’ottica macro. L’Italia è un paese dal talento infinito. Ricordo quando lessi diversi anni fa un occhiello su un articolo della BBC che diceva, parafrasando, “questi italiani potrebbero tornare a governare il mondo se solo riuscissero a tenersi un governo per più di 5 minuti”. Tuttavia, ci sabotiamo da soli da 40 anni a questa parte: il problema della governance pubblica in Italia è forte.
La nostra allergia alla concorrenza comporta una costante perdita di produttività, mentre i settori che abbiamo correttamente liberalizzato corrono e diventano best-in-class in Europa (penso ad esempio alle ferrovie, o alla telefonia mobile). E in virtù di una serie di scelte a mio avviso sbagliate (esplosione del debito, referendum scellerati sull’energia di cui paghiamo le conseguenze oggi, scarica-barile sui giovani), il paese è diventato meno competitivo, meno attrattivo e con salari drammaticamente inferiori rispetto ai nostri vicini. Il dibattito pubblico non orientato ai problemi, ma all’ideologia, non aiuta.
Nel mio caso in particolare, avendo provato a fare impresa, posso dire che è decisamente complicato: il fatto che il sistema giudiziario civile non funzioni, rende “regolari” in Italia alcune pratiche assenti nel resto d’Europa, come i pagamenti delle fatture senza rispetto dei tempi . Dopo anni, problemi come questi sono diventati talmente logoranti da convincermi che era ora di cambiare. L’affetto per il paese in ogni caso rimane, e condivido l’apertura iniziale della BBC…