
Sicilia ad alta quota, tra correnti marine e sabbie che fanno da rettangolo ad un areale ben preciso, quello di Camporeale, in cui la storia locale parla della coltivazione di due super autoctoni da secoli: il Catarratto e il Perricone.
Porta del Vento ne è uno dei principali “profeti”, dedito alla produzione di vini biologici e biodinamici sin dall’inizio, in cui le sperimentazioni su questi due cloni locali sono tutt’altro che terminate. Camporeale, viste le altezze e la vicinanza al mare, è un caso più unico che raro sia in Sicilia sia nel resto del Paese. Punto panoramico su vette di circa 600 m, è sita in un regno in cui il vento è il vero protagonista. Siamo a circa 20 km di distanza dal mare, prezioso alleato che asciuga i vigneti e ripara dall’umidità, mentre gioca a tiro alla fune nelle escursioni termiche viste le importanti altezze. “Siamo partiti con circa 10 ettari di vigneto – racconta Marco Sferlazzo – per poi rafforzare la quota lungo le colline che spaziano dai 350 ai 600 m, prevalentemente esposti a nord. I suoli, di colore rossastro, denominati “terra vecchia”, derivante da strati sabbiosi particolarmente friabili, sono la grande peculiarità dei nostri terreni a metà strada tra Palermo e Trapani. Monreale è una DOC riconosciuta da qualche anno ma da sempre sono coinvolto in prima persona per una sua migliore caratterizzazione, in cui Catarratto, Insolia, Nero d’Avola, Perricone, Syrah saranno i vitigni impiegati per aumentare il valore identitario e territoriale della DOC”.
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