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TikTok al bando in Usa, da Terzi a Borghi è unanime l'allarme: "Rischi disinformazione anche in Italia"

Dal senatore, presidente della Commissione Politiche Ue del Senato al collega e membro del Copasir sono in tanti a sottolineare come la piattaforma sia diventata "un pezzo centrale nella guerra ibrida tra le potenze globali"

TikTok (Afp)
TikTok (Afp)
18 aprile 2024 | 20.08
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Gli Stati Uniti spingono sulla legge che costringerebbe ByteDance, la società cinese proprietaria di TikTok, a cedere le quote ad azionisti non cinesi o a vedere l’App bandita dal suolo e dagli smartphone americani. Vendi o chiudi, in pratica.

Sabato la Camera voterà il pacchetto di aiuti per Israele e Ucraina, all’interno del quale è stata inserita anche la norma su TikTok, con una modifica: invece di sei mesi, la società avrebbe fino a un anno per trovare degli acquirenti possibili. Se gli Stati Uniti sono pronti a una legge bipartisan per togliere il controllo della piattaforma al governo cinese (per quanto TikTok possa smentire, tutte le società cinesi, per legge, sono sottoposte al controllo e alla direzione di Pechino), cosa fa l’Europa, e in particolare l’Italia? L’Adnkronos ha contattato il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, presidente della commissione Politiche Ue del Senato.

"TikTok è una delle piattaforme più pericolose e di maggior rischio”, esordisce Terzi, “non solo per l’impatto nefasto sui giovani, ormai dimostrato, ma perché dipende dal regime cinese e non garantisce nessun tipo di affidabilità. È usato da Russia e Cina per spingere la propaganda che inquina il nostro dibattito pubblico, in particolare sulle questioni legate all’Ucraina e Gaza. Ieri il ministro Antonio Tajani e il segretario di Stato Antony Blinken hanno firmato un fondamentale Memorandum of Understanding tra il governo italiano e quello americano, proprio per combattere la disinformazione e la manipolazione informativa straniera. Se gli Stati Uniti, nostro alleato nella Nato, preparano una legge che obbliga TikTok al disinvestimento da parte degli azionisti cinesi, credo che l’Europa debba agire al più presto per coordinare un’azione decisa a tutela del nostro processo democratico”, prosegue il senatore Terzi.

“So da esperti della Silicon Valley, che hanno analizzato dati e portato riscontri molto chiari, che la Cina ha ingaggiato centinaia di influencer europei e americani, ciascuno con decine di migliaia di follower, per spingere la propria visione anti-occidentale. TikTok è una app molto diffusa, ma stavolta la politica (per ora solo americana) non cede alla ‘pancia’ dei cittadini ma mette al primo posto il loro benessere psichico e il rispetto della libertà e dello Stato di diritto”, conclude Terzi.

"TikTok è diventato evidentemente un pezzo nella guerra ibrida tra le potenze globali"

"La recente accelerazione dell'approvazione della legge americana per bandire TikTok, a meno di una cessione delle quote da parte della proprietà cinese, va presa in seria considerazione ed evidenzia la complessità della situazione geopolitica attuale", dice all'Adnkronos il senatore Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva nonché membro del Copasir, il comitato bicamerale di controllo sull'intelligence. "TikTok è diventato evidentemente un pezzo nella guerra ibrida tra le potenze globali e credo che gli allarmi provenienti dagli Stati Uniti e dall'Europa non possano essere ignorati, sebbene siano da considerare attentamente le implicazioni di tali decisioni sulla libertà di espressione e d’impresa", conclude Borghi.

La norma americana e la risposta di TikTok

Il Senato, finora tentennante sulla tagliola nei confronti dell'App, usata da 170 milioni di americani, dovrebbe votare rapidamente il pacchetto con il bando della piattaforma video dagli Stati Uniti, e il presidente Joe Biden ha promesso di firmare tutto immediatamente. Nelle scorse settimane l'attività di lobbying della società è stata incessante. Molti utenti sono stati bombardati di messaggi sull'app in cui erano incoraggiati a protestare contro i parlamentari per la proposta di legge, che dà a ByteDance, la società che controlla TikTok, quasi un anno (erano sei mesi in una prima versione) per trovare azionisti non basati in Cina cui vendere le proprie quote. Uno dei potenziali compratori che stava mettendo in piedi una cordata è l'ex Segretario al Tesoro Steven Mnuchin. Gli esperti di sicurezza nazionale ritengono TikTok uno strumento di propaganda e di raccolta massiccia di dati a uso e consumo del governo cinese.

TikTok, in un post su X mercoledì sera, ha scritto: "Ci dispiace che la Camera dei Rappresentanti stia usando il pretesto di importanti aiuti esteri e umanitari per forzare nuovamente un divieto che calpesterebbe i diritti alla libera espressione di 170 milioni di americani, devasterebbe 7 milioni di imprese e chiuderebbe una piattaforma".

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