L'attrice romana spegne 60 candeline il 10 aprile e si racconta dal dolore di bambina "che mi ha cancellato la memoria" all'esordio come attrice quasi per caso con l'immediato successo. E poi 'l'operazione cassettiera', il valore della bellezza, l'amore romantico, la "famiglia di cuore" e il corteggiamento di Sabrina Ferilli con mazzi di rose
Sessant'anni vissuti "tutti e intensamente, con degli azzardi ma anche con coscienza e tanta energia". Ma nessun 'traguardo' o 'tempo di bilanci', solo una gran bella "cifra tonda nella vita" per Nancy Brilli che si racconta all'Adnkronos alla vigilia del compleanno, il prossimo 10 aprile, e ripercorre le fasi importanti della sua vita: dalla morte della madre, quando aveva 10 anni "un dolore che mi ha cancellato la memoria", alla nonna "non una seconda mamma ma una tutrice", al primo lavoro come attrice "fatto per guadagnare due soldi" fino alla svolta, dopo pochissimo, verso il successo "in questo mestiere che è stata la mia cura". E poi l'amore: quello per gli altri "una cosa che mi definisce" e quello romantico "oggi non ho un uomo" ma "ho una famiglia di cuore, molto meglio di quella di sangue che è un terno a lotto". Infine 'l'operazione cassetti', dove ha ridato il posto giusto a cose di sé, finti amici e persone inutili. E qualche aneddoto che ama ricordare con il sorriso, come quello di Sabrina Ferilli che "mi mandava rose rosse, come un corteggiatore galante".
Sessant'anni, dunque, che oggi restituiscono una Nancy Brilli diversa, tanto diversa dalla bambina e dall'adolescente che era. "Da ragazzina avevo quasi paura della gente, stavo molto da sola, non avevo il permesso di uscire, non avevo tanti amici. Oggi - dice l'attrice - se voglio stare sola lo decido io, è una mia scelta. Ma se della mia infanzia non ho grandi ricordi, mi dicono fossi una bambina buonissima, sempre lì a disegnare, immersa nel suo mondo artistico, da adolescente ero molto agitata e sofferente. Fino a quando, a soli 19 anni, è capitato per caso il primo film, fatto solo perché mi davano soldi che mi avrebbero permesso di andare via da casa. Non pensavo - confessa - che sarebbe stato il mio lavoro. Ma l'avrei capito dopo poco, nel 1986, debuttando al Sistina di Roma nel musical 'Se il tempo fosse un gambero'", diretto da Garinei. "Io mi ero iscritta all'Istituto superiore per le industrie artistiche e al Centro sperimentale di cinematografia dove mi avevano anche accettata, ma poi i registi hanno cominciato a chiamarmi e ho lasciato perdere il resto. Lì ho capito che fare l'attrice era il mio mestiere. Un mestiere che è stato la mia cura".
Una 'cura' necessaria e salvifica, dopo un dolore immenso, vissuto a soli 10 anni, con la morte della madre. Com'è stato? "Non lo so", risponde d'impeto, "perché è stato talmente grande, tragico e sconvolgente, che l'ho completamente cancellato. Rimosso. Io non ricordo niente", assicura. "Non sono mai, mai, riuscita a sognare mia madre e, in un momento in cui cercavo a tutti i costi un ricordo di lei, ho tentato anche l’ipnosi: niente da fare. E' tutto sepolto sotto strati e strati di coscienza e non è mai venuto fuori nulla". Brilli racconta quindi di essere cresciuta con la nonna paterna.
Una seconda mamma? "No - si fa dura la voce dell’attrice - una donna che mi ha fatto solo da tutrice, e perché costretta a farlo. Una donna che detestava le altre donne, che per lei erano tutte stupide o tutte poco di buono, la classica madre italiana di figlio maschio, adorato”. Maschio, appunto. Non c’era spazio per una donna, anche se bambina e nipote orfana. "Forse, proprio per questo, al contrario di mia nonna, io ho un immenso senso di protezione verso le donne, soprattutto quelle in difficoltà", racconta Brilli, che in passato si è impegnata in varie campagne contro la violenza sulle donne o in iniziative a favore di donne in periferie difficili come Scampia a Napoli o San Basilio a Roma.
Ma oggi la sessantenne Nancy Brilli è felice? "Che parolona!", ride. "Per me la felicità non si declina in maniera costante. Diciamo che non sono infelice, diciamo che sicuramente vivo una fase serena, positiva, sto bene, ho imparato tante cose di me e le ho messe nelle giuste caselle". L'operazione cassetti appunto: "Sì, io ho come una cassettiera mentale dove per esempio c'è il cassetto degli amici, il cassetto di quelli con cui vai al cinema, quelli che incontri al Premio X e con cui parli solo di lavoro. Ho spostato un sacco di gente da un cassetto all'altro, dando un ordine diverso. Forse prima non sarei riuscita a farlo perché, essendo stata una bambina abbandonica, avevo bisogno di affetto a tutti costi e da tutti, puntavo più sulla quantità che sulla qualità. Oggi mi chiedo perché dover piacere sempre tanto a tutti, persino a quelli che manco ti piacciono? Oggi non mi interessa più il consenso assoluto, l'unanimità. Per questo da alcuni cassetti ho eliminato tante persone finte, che non valevano niente, che mi stavano accanto per qualche tipo di profitto. Dunque, dal 60esimo in poi inizio 'purificata'".
E anche sul lavoro, "oggi prendo più decisioni, seleziono e mi assumo più responsabilità. Non sto più ad aspettare la telefonata: è già da un po' che mi creo da sola occasioni interessanti, soprattutto in teatro. Mi sono scelta registi, commedie, colleghi". Ma di tutti i film girati in 40 anni di carriera, quale metterebbe in cima alla lista? "'Compagni di scuola' - risponde - perché lì ho visto un grande direttore di attori: Carlo Verdone. Così come lo era Gigi Proietti, che non mi ha mai diretto ma con il quale negli anni ce lo siamo sempre ripromessi. Lui però voleva trovare la cosa giusta per me e...poi, purtroppo, non c'è stato tempo!". E sempre tra i ricordi di lavoro, c'è un aneddoto che ricorda con piacere? "Uno divertente fu il corteggiamento, quasi da fidanzato, che mi fece Sabrina Ferilli per convincermi a fare la serie tv 'Commesse' insieme a lei. Mi mandava fasci di rose rosse, come un amante galante. Io in quel periodo avevo tante proposte di cinema e l'idea di fare una serie così lunga mi lasciava perplessa, ma poi evidentemente mi sono lasciata convincere", sorride.
Sul rapporto con la bellezza e con il tempo che passa, Nancy Brilli non esita un secondo e scandisce: "Io amo la bellezza, mi piace essere bella e mi piacciono le persone belle, fosse per me aiuterei tutte le persone a crearsi un'armonia. Certo - ammette - il corpo non è più quello di quando avevo 20 anni, ma ci tengo che sia sano perché - sorride - devo tenermi in forma ancora per un po', per i miei nipoti. Detto ciò, non sono una fissata per le diete o per allenamenti quotidiani strong perché di fondo sono una pigra". Certo, "si cambia col passare degli anni e se qualcuno si può dare una 'aggiusticchiata' se la dà, ma gli stravolgimenti che vedo in giro mi fanno impressione: essendo stata con un chirurgo plastico, in quel periodo erano tutti convinti che fossi una 'tutta rifatta', basti pensare - racconta - che era la prima domanda di qualunque intervista. Un incubo. In realtà - confessa - se uno mi vede di persona capisce che non è così e che sono solo molto fotogenica".
L'amore ha un ruolo importante nella vita dell'attrice che però, prima di quello 'romantico', parla del suo amore per gli altri: "E' una cosa che mi definisce, ci tengo al fatto che le persone stiano bene, mi prendo cura delle persone che conosco e anche di alcune che non conosco, come i miei 12 bambini adottati a distanza in India, mi fa stare bene e mi dà un senso aiutare specialmente le donne. Ti rendi conto che questo tipo di amore ti arricchisce, e ricevi sempre molto più di quanto dai". Quanto a una relazione sentimentale confessa: "In questo momento non c'è ma non sono chiusa ad accoglierla. Sicuramente oggi sono molto più selettiva, perché dopo la mia ultima storia, ho voluto capire perché finivo sempre con un certo tipo di persone, perché i discorsi e le liti finivano sempre in un senso, insomma il perché di queste coazioni a ripetere. E la risposta quasi sempre è stata il mio cercare a tutti i costi una famiglia. Fino a quando mi sono resa conto che la mia famiglia è mio figlio, i pochissimi amici veri, che si contano su una mano, per i quali farei qualsiasi cosa e loro farebbero lo stesso per me, insomma le persone del cuore. A differenza della famiglia di sangue che è un terno a lotto, un dado estratto, che non ti scegli, la famiglia di cuore la scegli tu!".
Capitolo sogni: quelli notturni e quelli ad occhi aperti. "Per un lunghissimo periodo della mia vita - racconta - sognavo case distrutte. E come la psicoterapia ci insegna, la casa è il simbolo di come ci sentiamo, dunque non stavo un granché. Poi ho cominciato a lavorarci sopra e le case in sogno era in ristrutturazione, fino a quando sono arrivata a sognare case con giardini, piscine, uccellini. Poi non le ho sognate più. Evidentemente il lavoro ha funzionato. Oggi non mi serve più un aiuto di quel tipo ma se dovesse servirmi non avrei il minimo problema o pregiudizio a riprenderlo". Mentre sui sogni futuri, niente voli pindarici ma cose concrete e anche semplici: "L'augurio è stare in salute perché, quando sarà, vorrò essere una nonna presente, il che non significa rompiscatole o invadente. Sogno di stare in pace con me stessa e con gli altri, perché ho vissuto troppi anni tormentata". E infine: "Se dovessi incontrare un uomo capace di condividere delle sane risate ben venga. Sì - conclude Nancy Brilli - il mio augurio è di essere di buonumore tutti i giorni. (di Federica Iannetti)