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I nuovi Rolling Stones hanno un cuore italiano: è Marco Sonzini

L'ingegnere del suono di Piacenza che ha conquistato le superstar mondiali: "Come mettere le mani sul Sacro Graal della musica", dice in un'intervista esclusiva all'Adnkronos

Marco Sonzini
Marco Sonzini
15 settembre 2023 | 13.58
LETTURA: 8 minuti

di Antonella Nesi

Il nuovo album dei Rolling Stones 'Hackney Diamonds' ha un cuore italiano. L'ingegnere del suono che ha lavorato con gli Stones al loro primo disco con materiale inedito dopo 18 anni, in uscita il 20 ottobre, è infatti Marco Sonzini, classe 1984, nato a Piacenza e trasferitosi nel 2009 a Los Angeles, "per quello che doveva essere un corso di specializzazione di 10 mesi. Ma non sono più tornato", racconta in un'intervista esclusiva con l'Adnkronos.

Marco è diventato ormai un punto di riferimento per gli artisti italiani e internazionali che registrano musica in California. Sotto le sue dita, che si muovono con sapienza sui cursori, sono passate le 12 tracce del disco, registrato in varie località sparse per il mondo, tra cui gli Henson Recording Studios di Los Angeles e i Metropolis Studios di Londra. "L'anno scorso mi arriva una telefonata dal team di produzione - racconta - che mi dice di tenermi libero perché sarebbe partito un progetto dei Rolling Stones. Ero incredulo, una grande emozione, un grande onore. Abbiamo lavorato tre mesi in un tour de force tra Los Angeles e Londra: ci siamo fermati solo il giorno del Ringraziamento e a Natale".

Il primo approccio con gli Stones, "è stato scaglionato": "Il primo che ho incontrato è stato Ronnie Wood. Non lo scorderò mai, era il primo novembre dell'anno scorso, che tra l'altro è il giorno del mio compleanno. L'ho vissuto come il regalo più bello. Era una sessione di scrittura con Andrew Watt. Poi gli altri li ho conosciuti quando abbiamo iniziato a registrare tutti insieme: un'adrenalina incredibile essere testimoni di un disco creato da musicisti leggendari come loro", confessa Sonzini. Che parla anche del senso di responsabilità legato a questo progetto: "Con musicisti come loro, inevitabilmente senti enorme rispetto per il materiale che stai maneggiando. Come poggiare le mani sul Sacro Graal".

Il singolo di apertura dell'album, 'Angry', pubblicato di recente, è seguito da altri 11 brani. Lo storico batterista degli Stones, Charlie Watts, scomparso il 24 agosto 2021, è presente in due brani, 'Mess It Up' e 'Live By The Sword'. "Abbiamo lavorato sulle tracce di batteria che Watts aveva registrato nel 2019", spiega Sonzini.

Ma l'album vede altre collaborazioni stellari: in 'Sweet Sounds Of Heaven' sono presenti la voce di Lady Gaga e le tastiere e il piano di Stevie Wonder, in 'Bite My Head Off' il basso di Paul McCartney e in 'Get Close' e 'Live By The Sword' il piano di Elton John. "Sì, pazzesco - ammette Sonzini - Una formazione all star inarrivabile. Sentire Paul McCartney e gli Stones registrare insieme è quasi inimmaginabile, nel senso che sono due colossi tali della musica, che già è difficile rendersi conto a pieno delle rispettive entità separate, figurarsi quando si uniscono! Un risultato esplosivo", assicura.

Per descrivere il sound del disco, Marco Sonzini usa solo una parola, che in italiano diventano due: "Timeless, senza tempo. Sono indubitabilmente gli Stones, credo si sia sentito già dal primo singolo uscito, 'Angry'".

La strada per arrivare agli Stones, non è stata tutta in discesa. E ancora oggi Marco non si sente arrivato: "Negli Usa, anche nel mio settore, forse è più facile arrivare alle vette se si è bravi ma è anche vero che tutto può cambiare in un battito d'ali. Non mi sento mai di avercela fatta. Ma, certo, se guardo indietro, a volte mi chiedo se è tutto vero".

La sua passione per la musica risale all'infanzia, stimolata dalla famiglia con il regalo di una chitarra, a 7 anni. "Sono nato a Piacenza e ho studiato tra l'Emilia e Milano. Mi sono diplomato in chitarra classica al conservatorio di Piacenza. Poi mi sono laureato in Scienza e tecnologia della comunicazione musicale a Milano". Dopo la laurea, Marco ha deciso di approfondire e perfezionare la sua preparazione nell'epicentro mondiale della produzione musicale: "Dopo lunghe riflessioni, nel 2009 parto con un visto di 10 mesi per seguire un corso intensivo per audio engineer alla Los Angeles Recording School, convinto poi di rientrare in Italia. Ma dopo 14 anni sono ancora qui", racconta.

Il primo incontro che gli ha cambiato la vita è stato con il produttore-cantautore Saverio 'Sage' Principini, che gestiva lo studio dove Vasco Rossi teneva le sue sessioni di registrazione a Los Angeles. "Lo conosco tramite un amico comune e comincio a lavorare agli Speakeasy Studios, che erano appunto quelli dove Vasco registrava a Los Angeles. Da lì, ho cominciato a lavorare con tanti artisti italiani che venivano in California a registrare i dischi: oltre a Vasco, Eros Ramazzotti, per citarne uno". Il suo nome ha cominciato a circolare nel 'giro che conta' della musica italiana e internazionale. "Nel 2017 mi stacco e comincio a lavorare agli Hollywood's A&M Studios, il leggendario studio dove è stata registrata 'We are the world', uno degli studi più importanti in città. Questo mi ha permesso di entrare nella lista degli ingegneri del suono 'on call', quelli che gli studi chiamano quando hanno bisogno di specialisti". La rete di conoscenze e di incontri artistici ha continuato ad allargarsi: "Così ho conosciuto Keith Urban, famoso cantautore country nonché marito di Nicole Kidman, Camilla Cabello, Selena Gomez e una lunga lista di star fino a qualche anno prima per me inarrivabili".

In quegli anni, la vita di Marco è scandita dalle session in giro per gli studios di Los Angeles. In una di queste 'prestazioni a chiamata', 2 anni fa, fa un altro incontro decisivo: "Erano le 11 di sera, mi chiamano chiedendo se ero disponibile immediatamente. Mi tolgo il pigiama, mi vesto, salgo in macchina e scopro che la sessione di registrazione era per Elton John, per quello che sarebbe diventato il duetto con Stevie Wonder 'Finish Line'. Quella notte ho conosciuto il produttore Andrew Watt". Watt apprezza il lavoro di Sonzini e lo chiama ad entrare nel suo team che lavora per gran parte delle superstar statunitensi: "Da lì mi si aprono le porte di progetti assurdi. negli ultimi due anni abbiamo lavorato con Eddie Vedder, Iggy Pop, Ozzy Osbourne (con il quale a febbraio 2023 vincono due Grammy, uno per il Best Rock Album con 'Patient Number 9' e l'altro per la miglior interpretazione metal con il brano 'Degradation Rules' dello stesso album, ndr.), Post Malone".

Nel lavoro con queste stelle del firmamento musicale non mancano aneddoti divertenti e sorprendenti come quando Stevie Wonder, dopo aver saputo che Marco è italiano, gli nomina come prima cosa: "Il Festival di Sanremo!", dove nel 1969 era stato in gara in coppia con Gabriella Ferri con 'Sei tu ragazzo mio'. "Ha tenuto a sottolinearmi che era andato in gara e non solo come ospite", racconta Marco divertito.

"La cosa che mi colpisce sempre di questi personaggi leggendari - aggiunge - è che possono essere le persone più umili e disponibili. Lo stesso Mick Jagger lo è. Eppure è l'icona a cui tanti grandi ancora si ispirano. Ho sentito come Eddie Vedder, che per me è un mito assoluto, parla di Jagger: e per lui Jagger è un mito assoluto. Per me un mito al quadrato".

Marco non si sottrae a un commento sulla rinascita del rock italiano, con il successo internazionale dei Maneskin: "Sono un loro grande fan. Sono un caso unico. Spero di incontrarli in studio un giorno", dice.

Quando gli si chiede se tornerebbe in Italia, Sonzini è netto: "No. A Los Angeles ho la fortuna di porter lavorare sia con artisti italiani che internazionali. In Italia non sarebbe così. E poi ho una famiglia qui, ormai, con due bambini nati in Usa. Sarebbe complicato. Ma ci tengo a lavorare con artisti italiani, ogni volta che posso", scandisce.

E proprio grazie ad un artista italiano trapiantato in California, recentemente Sonzini ha fatto un ulteriore passo in avanti nella sua carriera, diventando anche produttore. "In questo salto è stato decisivo Tiziano Ferro", di cui infatti ha prodotto gli ultimi due album: quello di cover 'Accetto miracoli: l'esperienza degli altri' del 2020 e l'ultimo di inediti 'Il mondo è nostro' del 2022. "Ci eravamo conosciuti sul set di un video. Poi mi chiamò per registrare una voce mentre stava lavorando con Timbaland ad 'Accetto miracoli'. Da una voce, è finita che ho registrato tutte le voci. E durante la pandemia, quando è nata l'idea dell'album di cover, mi ha chiesto di produrglielo. Poi mi ha fatto produrre anche l'album di inediti, fino all'ultimo singolo che ora è in radio con J-Ax, 'Abbiamo vinto già'. Insomma è stato lui l'artefice della mia trasformazione in produttore", sottolinea.

Tra tanti sogni già realizzati, Marco Sonzini ne ha comunque uno ancora nel cassetto, legato al suo passato da chitarrista: "Lavorare con Eric Clapton, lui è il mio idolo fin da bambino". E c'è da scommettere che sia solo questione di tempo.

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