Di Barbara Di Chiara e Lucia Scopelliti
Trovare l'anima gemella è difficile. Se poi si vogliono dei figli, anche a stretto giro, il compito è ancor più arduo. Per questo, in Gran Bretagna è nata una vera e propria agenzia per la co-genitorialità, 'The Stork' ('La Cicogna', com'è ovvio che sia), che si occupa proprio di 'accoppiare' persone che non vogliono una storia d'amore, ma un bambino. Se poi scocca anche la scintilla, tanto meglio. Mentre in Italia, per le persone che desiderano un figlio fioccano i siti di 'co-parenting' o 'co-genitorialità', con la stessa funzione: trovare una co-mamma o un co-papà per crescere insieme un figlio, frutto non dell'amore vero e proprio, bensì di un sogno che da soli non si può realizzare.
LUIGI, VITA DA CO-PAPA' - Siti di 'matching' a parte, nel Belpaese la via più battuta dagli aspiranti co-genitori sembra rimanere quella del 'faccia a faccia'. Poca fiducia nel web, si cercano piuttosto fra le amicizie e nella cerchia dei propri contatti persone con lo stesso desiderio di stringere fra le braccia un bebè e disposte a percorrere una via 'non convenzionale' per averlo. Come è capitato a Luigi, 57 anni, oggi padre di due gemelli di 11.
LA VIA DEL WEB - Sul web spesso l'arruolamento avviene via Facebook con annunci mirati che - come ormai è prassi - appaiono sui profili in base alla vicinanza tematica delle ricerche effettuate in precedenza. Se le parole chiave usate richiamano il desiderio di avere un bebè, ecco che compare la proposta di un anonimo che si descrive come un "uomo di 45 anni, di bell'aspetto, che ha un desiderio di paternità ma che non ha trovato la famosa 'anima gemella'". "Sto cercando una donna per un progetto di co-genitorialità", è l'appello che segue, con rassicurazione finale: "Questo è un mio annuncio e non è assolutamente una pubblicità di una piattaforma od organizzazione".
E poi ci sono i siti specializzati che spiegano apertamente di offrire servizi. "Ho un forte desiderio di paternità...e vorrei trovare una persona per una relazione matura e costruttiva per potere crescere un bambino dandogli tutto quello di cui ha bisogno", scrive Frajr di Cuneo sul sito 'co-genitori.it', che nella presentazione online dichiara di avere all'attivo più di 100 mila iscritti nel mondo. "Quello che vorrei trovare è una donna che possa darmi un bimbo da amare in modalità co-genitore. Per amarlo entrambi allo stesso modo e non facendogli mancare nulla", propone Giuseppe, 28 anni. "Sono una donna single di 44 anni e vorrei tanto avere un bimbo. Cerco un co-genitore preferibilmente di Roma: la vicinanza renderebbe la crescita del bimbo più semplice e continua, se poi nasce anche un sentimento reciproco meglio ancora", è la richiesta di Acv79. E questi sono solo alcuni degli annunci on line su uno degli ormai numerosi portali dedicati alla ricerca di un co-genitore.
La fondatrice di 'The Stork', Fiona Thomas, ha raccontato all'Independent di aver avuto l'idea nel 2014, stanca di sentire le proprie amiche single trentenni lamentarsi per non aver trovato il papà ideale per i propri figli, e che temono l'orologio biologico che, inesorabile, 'ticchetta'. "Se si incontra la persona giusta, si ha una storia d'amore e si hanno dei figli, benissimo - evidenzia Thomas - ma a molte persone questo semplicemente non accade. L'idea che ho avuto è stata quella di creare coppie 'finalizzate' a procreare. Alcune poi si sposano, altre restano co-genitori, ma pur sempre molto felici della loro scelta". L'agenzia offre dunque due opzioni: la prima è quella mirata alla ricerca di un partner per la vita, solo fra persone che desiderano figli, per essere certi delle intenzioni del 'candidato'; la seconda opzione è dedicata a chi vuole trovare solo una persona con cui avere un figlio. "In pratica questa opzione è adatta a chi vuole trovare qualcuno che stima e rispetta, con cui condivide idee e valori, ma che sarebbe anche felice di rimanere al di fuori di un legame amoroso". Il tutto per una quota associativa annuale di ben 10.000 sterline. I membri, donne fra i 32 e 44 anni e uomini fra i 40 e i 55, completano un questionario etico e possono anche sottoporsi (facoltativamente) a un test di compatibilità genetica.
I siti attivi anche in Italia, invece, offrono gratuitamente l'accesso e la semplice consultazione del sito a tutti i maggiorenni, con la possibilità di un abbonamento 'Premium' a pagamento (con prezzi che variano da 25 a 75 euro, a seconda della durata che si acquista) che offre oltre ai diritti concessi ai visitatori, una quantità di funzionalità aggiuntive, tra cui la possibilità di essere messi in relazione con gli altri abbonati che potrebbero corrispondere al proprio progetto di cogenitorialità, e di essere anche contattati da altri abbonati. Non è chiaro se ci siano dei controlli che garantiscono l'affidabilità degli annunci che vengono ospitati.
IL PARERE DELL'AVVOCATO - "Sospetto che questo genere di siti nasconda in realtà soprattutto un'attività di ricerca e donazione di sperma. Bisogna considerare che secondo la legge 40/2004 l'accesso alla fecondazione assistita nei centri autorizzati è riservata solo alle coppie infertili o portatrici di malattie genetiche e di sesso opposto, dunque per molte persone a oggi è molto difficile o addirittura è negata la possibilità di avere un figlio attraverso queste tecniche". A spiegarlo all'Adnkronos Salute Maria Paola Costantini , avvocato esperto nel campo della fecondazione assistita, commentando il fioccare di siti per la 'co-genitorialità' in Italia.
"Ma la donazione di sperma al di fuori delle strutture regolarmente autorizzate - precisa - è illegale in Italia: solo queste, infatti, sono in grado di garantire che vengano effettuati tutti i controlli sanitari necessari per la salute della madre e del nascituro. E nel nostro Paese non è legale nemmeno prevedere che tutto questo avvenga sotto pagamento di denaro, anche se si sta dibattendo sulla possibilità di introdurre un rimborso economico alle donatrici di ovociti e ai donatori di sperma. Questi siti sembrerebbero un modo per eludere tutto questo", sottolinea.
"Nei casi in cui, invece, il portale venga utilizzato per incontrare una persona con la quale avere un figlio, pur senza legami affettivi - conclude - a livello giuridico non c'è nulla da eccepire, se il bimbo viene poi regolarmente riconosciuto e i genitori si occupano di lui in maniera condivisa".