Fobie che portano ad avere paura di andare a scuola, a non uscire di casa, a lavarsi continuamente le mani. O ai cosiddetti comportamenti 'controfobici', ovvero adottare atteggiamenti di 'sfida' verso ciò che terrorizza, facendo ciò che non si dovrebbe: comportarsi come se il coronavirus non ci fosse senza usare precauzioni. Disturbi in aumento che si accompagnano alla crescita delle più normali paure: più del 70% dei ragazzi teme, infatti, di poter infettare i propri cari. A tracciare il quadro è Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi) nel corso dell'incontro on line "L'impatto Covid sugli adolescenti risvolti psicologici ed esperienza clinica".
"Non ci sono statistiche ufficiali - spiega - ma l'osservazione clinica ci dice che sono notevolmente aumentate sia le fobie che le paure", dice l'esperta sottolineando che si tratta di situazioni molto differenti.
Per quanto riguarda le paure 'normali' "c'è un aumento epidemico. Si riscontra la paura di essere contagiati, di potersi ammalare ma, soprattutto, di far ammalare i familiari. Un timore che riscontriamo, almeno nel 70% degli adolescenti". Le fobie, invece, sono "forme psicopatologiche molto precise che vediamo quando una paura molto grande viene spostata su qualcosa di reale. Lo riscontriamo nei tanti ragazzi che non vogliono uscire di casa, che non vogliono più andare a scuola in presenza: non hanno paura di andare a scuola, in realtà, temono la malattia ma non riescono ad esprimerlo riversando il problema su una cosa reale che fanno".