(Adnkronos Salute) - Chiuso in casa a 16 anni, incollato alla Playstation tutto il pomeriggio, tanto da rischiare di perdere un anno a scuola, oltre alla vista. A raccontare la storia di M., un adolescente milanese vittima della sindrome di Hikikomori, condizione 'classificata' per la prima volta in Giappone e che costringe il 3% degli adolescenti all'eremitaggio in casa, sono Donatella Marazziti, professore di psichiatria all'Università di Pisa, e Mario Campanella, ideatori di un'indagine epidemiologica sulle dipendenze non chimiche, condotta sugli aspiranti studenti di medicina di Pisa, Napoli e Brescia.
Per l'Hikikomori Marazziti e Campanella parlano di "un aumento esponenziale dei ragazzi che si isolano per dedicarsi completamente al virtuale". Mentre sulla cyberdipendenza "avremo presto i dati rilevati su una popolazione di giovani adulti. Quello che possiamo dire - aggiungono gli ideatori del progetto sulle dipendenze non chimiche - è che certamente tra sei anni la percentuale di dipendenza da internet raddoppierà".
Emblematico dell'Hikikomori è, appunto, il caso di M. "Trascorreva tutto il giorno alla play - afferma Marazziti - rientrando a scuola alle 14. Mangiava giusto un quarto d'ora, poi fino a mezzanotte-l'una non si fermava mai. Questo ragazzino per un anno non è uscito da casa - continua - e miracolosamente è riuscito a strappare la sufficienza al liceo. Aveva sviluppato una miopia secondaria e una fotosensibilità. La famiglia ha dovuto letteralmente buttargli la play - continua Marazziti - Dopo una reazione violenta, M. ha avuto bisogno di una vera e propria disintossicazione con una psicoterapia breve e l'uso di farmaci per un anno". Oggi sta bene, fa sport e ha ricominciato a uscire con gli amici.