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Caldo e pressione alta, terapie più morbide per gli anziani

FONENDOSCOPIO, STETOSCOPIO E SFIGMOMANOMETRO, APPARECCHIO PER PROVARE LA PRESSIONE STILL LIFE AG. FOTOGRAMMA (© Alberto Cattaneo / Fotogramma, MILANO - 2007-05-16) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA
FONENDOSCOPIO, STETOSCOPIO E SFIGMOMANOMETRO, APPARECCHIO PER PROVARE LA PRESSIONE STILL LIFE AG. FOTOGRAMMA (© Alberto Cattaneo / Fotogramma, MILANO - 2007-05-16) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA
14 giugno 2019 | 18.13
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Le pillole per la pressione non sempre servono quando si ha una certa età: puntare a valori normali in un under 65 può essere controproducente, perché le terapie potrebbero essere poco tollerate e portare più spesso a effetti collaterali. Una soglia di intervento di 150 mmHg di massima negli over 65 e di 160 negli ultra 80enni è ragionevole, a maggior ragione se si tratta di anziani fragili. Lo sottolineano gli esperti della Società italiana di cardiologia geriatrica (Sicge) durante il VII Seminario nazionale, a Roma dal 14 al 15 giugno, specificando che per decidere l'obiettivo da raggiungere è fondamentale una valutazione dell'età biologica ancor più di quella anagrafica. Essenziale, poi, essere più 'morbidi' nelle cure nel periodo estivo, quando il caldo fa scendere la pressione.

Se le terapie non vengono riviste nei dosaggi, avvertono gli esperti, possono risultare eccessive e aumentare il rischio di ipotensione che, a sua volta, accresce la probabilità di cadute e fratture. "La pressione alta è un fattore di rischio cardiovascolare importante, va perciò tenuta sotto controllo. Tuttavia, quando l'età avanza e inevitabilmente la pressione tende a salire, è necessario tenere conto delle condizioni del paziente per individuare quali siano i valori 'normali' a cui tendere - osserva Alessandro Boccanelli, presidente Sicge - Le recenti Linee guida delle Società europee dell'Ipertensione e di Cardiologia hanno infatti suddiviso la popolazione anziana in due fasce d'età, 65-79 anni e over 80, dando indicazioni diverse e precise: negli ultraottantenni il valore soglia per iniziare il trattamento è 160 di massima, negli under 80 può avere senso iniziare oltre i 150. Il valore di 140 considerato normale nell'adulto può essere invece un obiettivo troppo ambizioso a cui tendere".

"Fragilità, disabilità e decadimento cognitivo sono fattori che possono portare a una netta riduzione della tolleranza ai farmaci e a un aumento degli effetti collaterali delle medicine - avverte Boccanelli - Nel paziente con problemi cognitivi, in particolare, i valori di pressione non devono essere ridotti troppo per il pericolo di un'accelerazione del decadimento".

"Negli anziani, inoltre, deve essere sempre ricercata l'ipotensione ortostatica, che in questi pazienti è molto frequente - interviene Niccolò Marchionni, fondatore Sicge - Si tratta di un brusco calo pressorio che si ha tipicamente quando si passa dalla posizione sdraiata a quella in piedi: è importante che il medico misuri la pressione all'anziano in entrambe le posizioni, per capire se ha un rischio elevato di episodi di ipotensione che poi possono portare a pericolose cadute e fratture. Se l'anziano ha ipotensione ortostatica, la terapia va accuratamente rivista e deve essere necessariamente più 'morbida': i valori soglia e gli obiettivi di trattamento si alzano, mentre la scelta dei farmaci da usare è fortemente condizionata perché alcune classi di anti-ipertensivi sono deleterie in questi pazienti".

La revisione delle cure per la pressione "è indicata in tutti gli anziani adesso, all'arrivo dell'estate: con il caldo anche chi non soffre abitualmente di ipotensione ortostatica più andare incontro a cali pressori consistenti - ammonisce Marchionni - perché la pressione tende a scendere con le alte temperature: una terapia rivista nei dosaggi e meno aggressiva è perciò spesso indispensabile". Con il passare degli anni, soprattutto nel grande anziano e nell'anziano fragile, "l'ipotensione diviene un pericolo sempre più importante, mentre progressivamente si riduce il ruolo dell'ipertensione come fattore di rischio", evidenzia Andrea Ungar, membro del Consiglio direttivo Sicge ed esperto di ipertensione arteriosa dell’anziano.

Per questo, aggiunge, è "sempre indispensabile una valutazione accurata prima di decidere se e come iniziare la terapia. C'è differenza tra età biologica ed età anagrafica: esistono infatti pazienti anziani e molto anziani robusti e in buone condizioni di salute che possono essere trattati come i più giovani. Al contrario, alcuni 'giovani anziani' possono essere talmente fragili da non riuscire a tollerare una terapia anti-ipertensiva che miri a riportare la pressione a valori per loro troppo bassi".

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