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Crisi governo

Senato, piano dei pontieri: trattative fino a Recovery per salvare Conte

Intanto la caccia ai responsabili va avanti, facendo leva sulla paura del voto e sul fatto che Conte potrebbe offrire una scialuppa di salvataggio a tutti quei deputati e senatori in cerca di un sicuro approdo

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19 gennaio 2021 | 20.41
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In attesa del voto di fiducia anche al Senato, pallottoliere alla mano si sprecano le scommesse su dove si fermerà l'asticella che garantisce la sopravvivenza al governo Conte: 152-153 le previsioni più negative, a fronte di quelle più negative che danno una forbice tra 157 e 160 sì. In realtà, fa notare un navigato parlamentare centrista di centrodestra, ''quello di oggi è un voto senza storia, tutte queste asticelle se le sono inventate loro da soli, basta un voto in più e per la Costituzione il governo in carica è a posto...''. La partita vera, insomma, inizierebbe domani.

I pontieri di palazzo Chigi, raccontano, infatti, in campo per salvare il 'soldato Ryan', sono convinti che usciti indenni dal doppio passaggio formale in Parlamento, ci saranno dieci-quindici, se non venti giorni, a disposizione per poter trattare ancora e rafforzare l'esecutivo con un rimpastone e il sostegno di un congruo numero di 'responsabili', magari strutturati in un gruppo parlamentare, primo passo per la realizzazione di progetto politico di centro di ampia portata, con Conte punto di riferimento. Si tratta dello spazio di tempo che va dal varo del nuovo scostamento di bilancio fino all'approvazione del Recovery Fund.

"Questi 10-15 giorni di tregua per garantire in sicurezza passaggi decisivi per fronteggiare l'emergenza sanitaria ed economica da Covid come lo scostamento di bilancio, il decreto ristori e il Recovery", dice un esponente di spicco della maggioranza giallorossa, rappresenterebbero "una grande boccata di ossigeno per Conte e potrebbero, chissà, servire anche a Renzi per riflettere sul suo strappo e magari fare marcia indietro, non subito...''.

La caccia ai responsabili, dunque, (per convincere gli insofferenti di Iv e Cinque stelle, da una parte, e gli scontenti di Fi e delle forze centriste, a cominciare dall'Udc, che non tollerano di fare da ruota di scorta del tandem sovranista Salvini-Meloni), va avanti, facendo leva sulla paura del voto e sul fatto che Conte potrebbe offrire appunto una vera e propria scialuppa di salvataggio a tutti quei deputati e senatori in cerca di un sicuro approdo.

Dentro Forza Italia, per esempio, e il caso Polverini lo dimostra, raccontano, il rischio di implosione è dietro l'angolo. La forte preoccupazione per un futuro incerto, con la prospettiva buia di pochi seggi a disposizione, in tutto 20-30, che con tutta probabilità verrebbero assegnati alla cerchia dei fedelissimi di Arcore, potrebbe tentare molti azzurri a lasciare il partito e salire sul carro della maggioranza.

Non a caso Giorgio Mulè,portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, lancia l'allarme: ''Conte propone un patto di fine legislatura e dice poi di voler rinforzare squadra. Tradotto: prima mi votate la fiducia, poi vi do' un posto nel governo. In altre parole è voto di scambio...Gravissimo. Sempre più in basso''. In questi giorni i vertici forzisti terrano le antenne dritte per intercettare qualsiasi movimento e si danno da fare per rintuzzare 'corteggiamenti' e serrare i ranghi.

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