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Assenze a voto dl Crescita diventa un caso, Zingaretti 'servono spiegazioni'

Zingaretti chiede spiegazioni, nuovo capitolo di una gestione che non sempre ha soddisfatto il Nazareno in questi mesi

(Photo by Alberto PIZZOLI / AFP) - AFP
(Photo by Alberto PIZZOLI / AFP) - AFP
22 giugno 2019 | 18.32
LETTURA: 3 minuti

Presenti in 29 su 111. Questi i numeri del Pd nel voto finale di ieri sera sul dl Crescita. Un numero cospicuo di assenze sul quale oggi è intervenuto il segretario dem, Nicola Zingaretti, dicendo che qualcuno dovrà spiegare quanto è accaduto. All'Adnkronos lo spiega Ivan Scalfarotto, uno dei 29 in aula ieri sera: "Sì, molti colleghi hanno lasciato la Camera poco prima del voto per non perdere l'ultimo areo. Ma dopo una giornata intera di votazioni, in cui i numeri dei presenti erano ben diversi. Il tutto, poi, al termine di una settimana di grande confusione con la maggioranza che è stata costretta a rinviare il testo in commissione perchè avevano fatto errori".

"E comunque -sottolinea- anche se fossimo stati tutti presenti, compresi quelli che erano in missione, non avremmo mai mandato sotto la maggioranza. Lo dico da ex-sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento". Ieri sera, infatti, sui social erano circolate un po' di polemiche per i ranghi sguarniti dei dem ma anche per la mancata occasione di mandare sotto la maggioranza: i sì sono stati infatti 270 ma le opposizioni al completo (Leu, Pd, Misto, Forza Italia, Fdi), nel caso in cui votassero compatte, possono contare su 286 deputati.

"I lavori parlamentari però -osserva Scalfarotto- sono più complicati di un pallottoliere. Il fatto che ci siano stati 270 sì vuol dire che Lega e M5S hanno partecipato in modo piuttosto compatto al voto. In queste condizioni, l'opposizione non ha molte chance. Le puoi avere se la maggioranza è divisa, allora in quel caso siamo allertati a presidiare l'aula. Non era la situazione di ieri sera...".

Al Nazareno, però, la vicenda delle assenze massicce nel voto finale di ieri è stata notata. E non è piaciuta, a quanto si apprende, anche perché ieri sui social, le reazioni negative erano indirizzate al partito guidato da tre mesi da Nicola Zingaretti. Del resto, si tratta di un nuovo capitolo di una gestione che non sempre ha soddisfatto i nuovi vertici del Nazareno. C'è stato il pasticcio del voto a favore dei minibot in commissione. E poi la vicenda Cosimo Ferri o meglio la "non gestione" della vicenda Ferri, come sottolineano alcuni deputati vicino al segretario. Fino ai 29 presenti in aula su 111 di ieri sera. Del resto, dopo l'elezione di Zingaretti alle primarie, si era discusso di un cambio al vertice del gruppo alla Camera con la sostituzione di Graziano Delrio. Un'operazione che non andò in porto per una serie di veti, a partire da quello dell'area Martina. Nè sono stati modificati gli assetti dell'ufficio di presidenza del gruppo che restano gli stessi, intatti, della gestione Pd pre-Zingaretti. Tanto che nessun deputato vicino all'attuale segretario ne fa parte.

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