La presidente del Consiglio al Festival delle Regioni: "Sarà anno di riforme, stop ribaltoni e giochi di palazzo"
Le risorse nella sanità pubblica, dopo l'approvazione della Nadef 2023, tra i temi affrontati oggi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Torino per il Festival delle Regioni. "Il governo sta lavorando per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini: su questo siamo aperti e pronti a qualsiasi tavolo di confronto per studiare quali siano, nella condizione a cui siamo chiamati ad operare, le modalità per raggiungere questo obiettivo. Io credo che l'obiettivo principale sia la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, consapevoli che ci muoviamo in contesto molto complesso che è caratterizzato da elementi che rendono la materia sempre più difficile da affrontare", dice la premier.
Quella della sanità "è una situazione complessa che bisogna gestire con attenzione e capacità di coesione. Parto dal presupposto che una sanità efficiente e efficace è l'obiettivo di tutti" ma "sarebbe miope perseguire questo obiettivo e concentrare tutta la discussione sull'aumento o meno delle risorse. Dobbiamo avere un approccio diverso, più profondo, provare a concentrarci tutti, con coraggio, lealtà e verità - invita la premier - su come le risorse vengono spese. Perché non basta necessariamente spendere di più se poi quelle risorse venissero utilizzate in modo inefficiente. E' allora io credo che la sfida, da affrontare insieme, sia questa. Sono pronta a fare insieme questo lavoro e certa che avremo al nostro fianco regioni e province autonome".
"Abbiamo appena approvato la Nadef e stiamo scrivendo la legge di bilancio" e i "margini di manovra sono limitati" anche a causa del "testimone, dell'eredità" raccolta da una "politica che ha avuto un orizzonte troppo breve", prendendo le "scelte più facili", afferma Meloni. Gli sforzi che il governo metterà in campo saranno volti "a confermare i provvedimenti per il taglio del cuneo fiscale e se possibile fare qualche passo in avanti". Altri "segnali" arriveranno sulle pensioni, sulla sanità e sulla natalità che è un tema "economico non ideologico", mette in guardia la presidente del Consiglio: il "nostro sistema di welfare non può reggere se la popolazione continua a invecchiare e ci sono meno persone che lavorano per mantenerla".
"Abbiamo messo a punto la Nadef e stiamo per affrontare una legge di bilancio difficile anche perché abbiamo ricevuto eredità da governi che avevano un orizzonte breve e hanno fatto scelte che oggi paghiamo. Il vantaggio che abbiamo è un orizzonte di legislatura - dice Meloni - non dobbiamo fare tutto subito, ma passo passo, si possono cadenzare gli interventi che sono tanti, mentre le risorse sono poche. Noi abbiamo concentrato le poche risorse che avevamo ad aumentare il potere d'acquisto delle famiglie. E vogliamo rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale".
Parlando dell'esecutivo, Meloni sottolinea che "quello che viene sarà l'anno delle riforme con cui intendiamo cambiare l'architettura istituzionale della Nazione, per dare agli italiani la possibilità di scegliere da chi farsi governare, di evitare ribaltoni, giochi di palazzo e garantire la stabilità dei governi". "Perché - prosegue - quando l'orizzonte è di un anno e mezzo è normale che non si riesca a seguire una strategia. Nei primi 20 anni del millennio in Italia ci sono stati 11 premier, in Francia quattro presidenti, in Germania tre cancellieri, e Francia e Germania crescevano". "Quando non si ha stabilità non si riesce a lavorare su quello che non torna immediatamente in termini di consenso". "Dunque l'auspicio per un confronto basato sul merito e non su pregiudizi o preconcetti ideologici".
"A Palazzo Chigi c'è una sala dove sono esposti i ritratti di tutti i presidenti del Consiglio. Il primo è quello di Cavour, poi c'è l'ultimo... Quando passo davanti a quella carrellata di storia, sento addosso il peso della responsabilità che si porta sulle spalle nel guidare una nazione come l'Italia, nel guidare una nazione come la nostra. Bisogna ricordarsi che si è eredi di una storia straordinaria, esserne all'altezza è difficilissimo, non consente leggerezza, superficialità, né personalismi", dice la presidente del Consiglio, intervenendo al Festival delle Regioni.
"Non siamo più nel Risorgimento, ma penso che lo spirito e il coraggio di quei giovani ribelli che hanno fatto l'Italia possano essere il carburante più performante che possiamo mettere nella nostra macchina. E che quei sentimenti, nonostante i nostri limiti, possano essere quel che ci muove e che tutti ricordiamo che facciamo parte di una grande comunità e che si vince e si perde tutti insieme", afferma ancora Meloni invitando le Regioni ad affrontare "uniti le sfide che abbiamo davanti".
Parlando del Pnrr, la premier dice che "dobbiamo riuscire a spendere al meglio tutte le risorse" messe a disposizione dall'Europa, "perché non ne abbiamo molte e ci sono moltissime cose da fare ed è importante che, per questo obiettivo, lavoriamo tutti insieme", "importante è non disperdere queste risorse" finalizzate a "rendere l'Italia più competitiva". Sul Pnrr "dobbiamo correre, correre, correre. Correre tutti insieme e capire che la capacità di ciascuno di fare la sua parte" può fare la differenza "per quello che il Pnrr riuscirà davvero a produrre in termini di ammodernamento della nostra nazione".
"Le crisi sono anche occasione di mettersi in discussione, rivedere le strategie e aprire gli occhi. Ragione per cui il governo lavora molto non solo sulle catene di approvvigionamento e sull'approvvigionamento energetico ma anche per restituire al Mediterraneo la sua centralità" e per essere "un ponte per mettere in rete l'approvvigionamento energetico. E' una scelta di strategia: se il futuro è il tema delle materie prime devo ricordare che l'Africa non è un continente povero", dice la presidente del Consiglio. Per la premier "servono scelte strategiche, quel che è mancato spesso a questa nazione e all'Europa. Il Piano Mattei per l'Africa risponde a questo obiettivo". In particolare, "l'Italia può diventare il primo hub di approvvigionamento energetico d'Europa e la prima fila del dialogo con il continente africano. Queste sono le scelte strategiche che stiamo cercando di fare".
"La globalizzazione e il libero commercio sembrava potessero risolvere tutti i problemi" ma "la pandemia ci ha fatto rendere conto delle criticità". "La ricchezza non si è distribuita ma si è verticalizzata, in alcuni paesi con sistemi meno democratici dei nostri si sono involuti sul piano dei diritti ed hanno guadagnato campo nel mondo grazie al libero commercio. Noi sistemi democratici abbiamo perso terreno perché ci siamo scoperti a non controllare più niente delle nostre catene di approvvigionamento fondamentali. Oggi il tema va posto con forza e intelligenza", scandisce Meloni.
"Penso anche al tema energetico o delle materie prime, le criticità di questi anni ci fanno capire che non le controlliamo più. Per questo motivo - prosegue - lavoriamo sulla catene di approvvigionamento e sul voler restituire al Mediterraneo la sua centralità e la capacità di essere un ponte tra due continenti, centrale specialmente sul tema approvvigionamento energetico. È una scelta di strategia. L’Africa non è un continente povero, è potenzialmente un enorme produttore di energia. Allora occorrono investimenti strategici, reti di collegamento e infrastrutture. Le scelte strategiche che sono mancate nel passato all’Italia e all’Europa".
Quanto alla riforma dell'autonomia regionale differenziata "proseguirà senza stop: il governo ha fatto molto di più di quanto era stato fatto" in precedenza, rivendica la presidente del Consiglio. "Penso che l'autonomia, a differenza di quanto si dice, sia l'occasione per costruire un'Italia più unita, coesa, forte, capace di viaggiare alla stessa velocità e a garantire lo stesso livello di servizi. Vogliamo attuare il principio della sussidiarietà stabilito in Costituzione garantendo la coesione" del Paese, assicura.
"Penso - aggiunge - che la leale collaborazione tra i diversi livelli pubblici sia un presupposto irrinunciabile per dare risposte concrete ai cittadini" e che "la collaborazione tra governo e Regioni non possa limitarsi solo alla acritica assegnazione delle risorse. Dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione".
Al Festival delle Regioni Meloni evidenzia poi che "la nostra macchina burocratica è ancora troppo lenta, impatta su tutti: oggi per una infrastruttura elettrica servono 4-17 mesi per l'autorizzazione di lavori che magari durano 10 mesi. E' necessario fare uno sforzo in più e c'è la piena disponibilità del governo per lo snellimento delle procedure". Anche su "difesa del territorio, prevenzione del dissesto, eventi climatici estremi raccolgo molto volentieri l'appello della Conferenza delle Regioni" per una "nuova stagione di semplificazione".
"Il nostro obiettivo è rendere questa nazione più forte: renderla più forte vuol dire rendere forte ogni livello istituzionale. Sono sempre pronta a confrontarmi e sono certa che ci troveremo fianco a fianco nonostante qualsiasi diversità che può esserci, di idee o di vedute, per perseguire insieme l'obiettivo che tutti quanti abbiamo e ci diamo: amare questa nazione e renderla forte", scandisce la premier chiudendo il suo intervento.