"Evidentemente alzare garbatamente la voce paga, cosa che l'Italia e il governo italiano non faceva da tempo immemore, da diversi anni". Così Matteo Salvini, ministro dell’Interno e segretario della Lega al termine del consiglio federale del partito in via Bellerio a Milano, commenta l'evoluzione del 'caso Aquarius', la nave con oltre 600 migranti che ora sarà accolta dalla Spagna. Salvini, parlando di un "primo segnale" per un'Italia che sul fronte dell'accoglienza "non può fare da sola", esprime "grande soddisfazione da vice premier, come ministro e come papà per come si va risolvendo" la questione dei migranti presenti su Aquarius, "questo ennesimo barcone, ennesimi soldi che escono dalle nostre tasche".
"Non abbiamo respinto - sottolinea -, abbiamo chiesto ad altri di fare quello che noi facciamo da anni, non c'era nessun problema sanitario a bordo, Aquarius era in acque internazionali, se ci saranno altre navi Ong avremo lo stesso atteggiamento", sostiene, rimarcando come debba passare il concetto che "il traffico di esseri umani non è più redditizio".
Salvini non ha dubbi nel definire "un nuovo inizio", la scelta di non far attraccare in un porto italiano la nave. "I miei predecessori non avevano ritenuto di alzare i toni in maniera costruttiva", spiega il segretario della Lega che rimarca come sulla questione il governo si sia mostrato "compatto, alla faccia di chi cercava spaccature tra Lega e Cinquestelle".
"Abbiamo segnato un punto a nostro favore, non è la fine di nulla nel senso che un'altra nave Ong si trova a 28 miglia dalla Libia in attesa del suo ricco carico di esseri umani, evidentemente qualora facesse questo carico continueremmo la nostra linea di buonsenso e condivisione", evidenzia Salvini che si dice pronto a ripetere la scelta di chiudere i porti. "Tutte queste Ong non hanno una sola bandiera Italia, c'è mezza Europa lì dentro ma a farcene carico siamo soli noi", per questo occorre "costruire una nuova Europa fondata su solidarietà vera e non a parole. Sono contento di essermi fatto carico di aprire questo squarcio di giustizia", dice Salvini da 9 giorni a lavoro come ministro dell'Interno.
Due i fronti su cui è pronto a operare: "I costi che i cittadini italiani sostengono per questo esercito di finti profughi" e i tempi "di smaltimento che oggi arrivano a tre anni dallo sbarco. Lavoriamo a garanzia dei rifugiati veri". Salvini è fiero di aver aperto un confronto a livello europeo, perché è "l'Italia non può continuare a sostenere da sola questo peso enorme".
"E' inaccettabile - tuona poi il ministro - che Malta se ne freghi, non è possibile che faccia finta di niente anche quando delle navi passano a poche miglia dai loro porti sicuri". "Non escludo - aggiunge - un mio viaggio in Libia, cominciamo ad affrontare un problema che per anni è restato nascosto sotto il tappeto".
"Sono disposto a farmi prendere a schiaffi dal mattino alla sera, se non avessi fermato questa nave avrebbe attraccato in Italia, ci saranno altri sbarchi: non ho la bacchetta magica e non sono Superman", replica poi Salvini a chi gli chiede se la risoluzione della vicenda Aquarius sia un schiaffo da parte della Spagna. "Mi piacerebbe che Malta si assumesse le sue responsabilità, come la Francia e la Gran Bretagna, mi piacerebbe che tutti si sentissero un po' Italia come oggi".
"La giornata di oggi significa che non siamo più soli. Domani sentirò il ministro francese, il ministro tedesco, risentiremo il governo maltese che ha un atteggiamento inaccettabile. C'è una responsabilità da condividere e il problema va risolto al di là del Mediterraneo, in Nordafrica, e conto di andare in Libia entro la fine di questo mese con una missione risolutiva", ha aggiunto il ministro arrivando a palazzo Chigi.
E il governo? E' unito. Parola di Salvini che durante la conferenza stampa ha sottolineato come l'esecutivo non sia "a trazione leghista" e "ho trovato assoluta collaborazione con i ministri Cinquestelle". Parole che confermano l'unione di vedute anche nell'affrontare il caso Aquarius.