Le anticipazioni dell'intervista 'A casa di Maria Latella' in onda domani sera alle 23 su RaiTre
"Sono entrata nel Movimento, nel 2010-2011, quando rappresentava un'idea diversa di fare politica. Proviamo a fare politica mettendo insieme le buone idee e superando determinate ideologie e cerchiamo di lavorare concretamente per il benessere dei cittadini. Io ho deciso di entrare in politica per quel progetto, in quello mi riconosco. Se avessi voluto fare politica per fare politica forse sarei entrata in un partito. Io ho fatto una scelta diversa. Il Movimento nasce come idea, come metodo, come possibilità e io credo che oggi ci sia bisogno di tornare a quel metodo e a quel laboratorio, altrimenti si diventa solo la brutta copia degli altri partiti". Così Virginia Raggi, ex sindaca di Roma ed esponente del M5S, nel corso della puntata di 'A casa di Maria Latella' che andrà in onda domani sera, alle 23 su Raitre.
"Con Grillo ci sentiamo più o meno regolarmente, ci siamo fatti gli auguri per le vacanze", ha detto ancora l'ex sindaca. "Oggi - prosegue - il M5S ha uno statuto che è una sorta di regolamento che disciplina cosa si può fare e cosa non si può fare nel M5S. Se questo statuto dà a Beppe Grillo dei poteri e lui li esercita fa bene. La cosa più brutta è trasformarsi in quello che si è sempre detto di voler combattere, è terribile". E se ci fosse una questione legale, a colpi di carte bollate tra Grillo e Conte? "Sicuramente non sarei io l'avvocato", prova a ironizzare Raggi, che però torna subito seria: "La questione mi lascia un po' scossa, turbata. Mi dispiace molto, da persona che ha creduto molto e crede nel Movimento. Se si arriverà alle carte bollate se la vedranno gli avvocati".
"Non credo all'esperimento del campo largo, in questo percorso. Il Movimento è nato con una missione totalmente diversa, quella di presentarsi come alternativa al sistema all'epoca bipolare, ma il bipolarismo sta tornando forte. Rappresentava un'alternativa per tanti elettori che non si riconoscevano più né a destra né a sinistra. Abbiamo sempre combattuto i partiti tradizionali quindi oggi andare a braccetto direttamente con loro francamente mi sembra una regressione totale, quasi un tradire la missione del Movimento", continua.
"Moltissimi elettori si sono allontanati perché il M5S ha iniziato a compiere una serie di movimenti non chiari, e continuare a rimanere in quell'ambito non credo avvicinerà altri elettori. Anzi, li farà allontanare. Perché un elettore tra un partito di sinistra, storico, radicato sul territorio come è sicuramente il Pd, e il M5S che si ricicla come partito di sinistra, forse sceglie l'originale e non la copia", aggiunge.
"Premesso che ci sono delle differenze politiche incolmabili, Giorgia Meloni per me - continua la M5S - è una donna molto tenace che sa quello che vuole e che è riuscita, dal 4% del suo partito, quando era all'opposizione, ad arrivare a governare un Paese. Nel bene e nel male è tenace e determinata. Schlein è riuscita contro tutti i pronostici a riprendersi il partito e riportarlo un po' più a sinistra di quanto non lo avessero fatto i suoi predecessori, però mi sento francamente molto lontana da entrambe".
Dopo le Olimpiadi di Parigi hai avuto un minimo di rimpianto per aver detto no alle Olimpiadi a Roma? "No perché Roma aveva delle condizioni totalmente diverse. Le condizioni economiche di Roma quando mi sono insediata erano di un debito di 13 miliardi di euro, di cui un miliardo deriva ancora dagli espropri delle Olimpiadi del '60. Il Cio copriva fino a 3mld, tutte le eccedenze sarebbero ricadute sui cittadini di Roma capitale che già sono indebitati fino al 2048. Paghiamo una addizionale Irpef più alta di tutti gli italiani per ripagare il debito e dovevamo allungarlo ancora di più? Io non me la sono sentita e ricordo che prima di me lo stesso stop fu dato da Monti, che fu acclamato come uno statista. Quando l'ho detto io per le stesse motivazioni fui insultata...", la replica dell'ex sindaca di Roma.