Voci su 'tandem' con Fratelli d'Italia per bloccare 'asse' tra Salvini e il leader del Movimento
C'è chi lo ha fatto per convinzione, realmente persuaso che la soluzione migliore per il Paese sia un bis di Sergio Mattarella; chi semplicemente per 'contarsi' nel segreto dell'urna, per lanciare un messaggio ai leader dei partiti chiamati a sciogliere il nodo-Colle, e in particolare al loro capo politico Giuseppe Conte. Fatto sta che sul nome del Presidente della Repubblica uscente Sergio Mattarella, nella terza votazione per il Quirinale si sono riversati i voti di una grossa fetta di parlamentari ascrivibili all'area 'ribelle' del Movimento 5 Stelle, con la partecipazione di esponenti del Gruppo Misto e (secondo alcuni M5S) anche del Partito democratico. Una mossa che molti leggono come 'parallela' a quella di Fratelli d'Italia, che ha puntato sul candidato di bandiera Guido Crosetto invece di lasciare la scheda bianca.
"L'obiettivo, supportato dalla forza dei numeri - spiega all'Adnkronos una fonte parlamentare di primo piano del M5S -, è quello di stroncare sul nascere un eventuale asse tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte". Un'intesa, quella tra i leader di M5S e Lega, che, secondo la lettura dei malpancisti del Movimento, sarebbe finalizzata a trovare un accordo sulla candidatura della Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Un'opzione indigesta per la maggioranza del corpaccione parlamentare M5S. E che lo stesso Conte si è affrettato a stoppare, in una dichiarazione pubblica che però gli avversari interni dell'avvocato di Volturara Appula (così come diversi esponenti dem) considerano troppo blanda: "La candidatura della Presidente Casellati al Colle sarebbe un errore per il centrodestra e uno sgarbo istituzionale", ha detto l'ex premier ai cronisti arrivando alla Camera.
Ancora più netta la chiusura arrivata dal segretario del Pd Enrico Letta ("irritatissimo con Conte", secondo alcune fonti M5S) che in un tweet scrive: "Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all'opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un'operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe, in sintesi, il modo più diretto per far saltare tutto". Le parole del numero uno del Nazareno non si discostano dal ragionamento espresso oggi in Transatlantico dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio - sempre molto attivo nei colloqui in queste ore concitate - che a un gruppo di deputati del M5S, secondo quanto ricostruito dall'Adnkronos, ha fatto capire che "se il centrodestra mette sul tavolo, per il Quirinale, un nome divisivo, rischia seriamente di spaccare la maggioranza". Salvaguardare la stabilità dell'esecutivo e l'integrità della coalizione di governo, scongiurando il rischio di un voto anticipato: questo il 'faro' che guida l'azione del titolare della Farnesina.
Intanto in casa M5S l'esito della votazione di oggi (che ha fatto registrare 125 voti per Mattarella) fa felice quei senatori grillini che nelle ultime settimane si sono spesi molto per la riconferma del Presidente uscente. "Siamo in tanti e potrebbero aumentare sempre di più i voti per Mattarella. Attenzione alle trattative improbabili, e basta a candidati divisivi", commenta con l'Adnkronos Primo Di Nicola.
Per l'attuale Capo dello Stato si parla di consenso bipartisan. Lo fa per esempio il senatore Vincenzo Presutto: "Non sono assolutamente sorpreso dalla crescita dei consensi per Mattarella, si è aperto un varco", sottolinea il senatore campano in Transatlantico, "si tratta di un percorso naturale che trova una rispondenza trasversale tra forze politiche che hanno a cuore l'interesse del Paese". Un altro parlamentare stellato, a taccuini chiusi, osserva: "Ci aspettavamo una sessantina di voti, 125 sono un plebiscito... ora i leader dei partiti non possono non tenere conto di quello che sta succedendo". Tanto che alcuni 5 Stelle stanno valutando di sollevare la questione, chiedendo al leader pentastellato di considerare, con gli altri esponenti del cosiddetto fronte progressista, di sondare la volontà del Presidente uscente prima di abbandonare definitivamente la carta Mattarella.
(di Antonio Atte)