"Il richiamo ai fatti dovrebbe indurre a maggiore lucidità. Il Mes rappresenta l’evoluzione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Fesf). Il Fesf prima e il Mes poi sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo. Quel governo si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega. Giorgia Meloni ne faceva parte come ministro per il Pdl, Matteo Salvini era europarlamentare della Lega". E' un passaggio dell'articolo che Mario Monti firma sul Corriere della Sera.
"La decisione di istituire il Mes fu presa a livello Ecofin il 9-10 maggio 2010, con la precisazione che 'la sua attivazione sarà soggetta a forte condizionalità, nel contesto di un sostegno congiunto Ue/Fmi, e avrà termini e condizioni simili a quelli del Fmi'. A livello di Consiglio europeo il 25 marzo 2011 i capi di governo ribadirono che 'la concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità'", scrive l'ex presidente del Consiglio.
"L’umiliante esperienza fatta dalla Grecia con la troika, creata con il Fesf, fu tra le ragioni che mi indussero – quando nel novembre 2011 venni chiamato al governo dopo la caduta di Berlusconi, abbandonato dalla Lega, e dovendo rispettare le condizioni draconiane imposte da Trichet e Draghi nella lettera del 5 agosto, accettate dal governo Berlusconi per non perdere il sostegno della Bce ai titoli italiani – ad escludere la richiesta di aiuti, che avrebbe comportato la calata della troika su Roma, e a chiedere al Parlamento di approvare una dura manovra", aggiunge.
"Non sarò certo io, perciò, a raccomandare a Conte di andare sotto le forche caudine di meccanismi preparati in Europa da un governo Berlusconi-Lega, che poi passò ad altri l’onere di evitare il default dell’Italia. Onere altissimo, anche perché la lettera Trichet-Draghi, accettata da Berlusconi, chiedeva al nostro Paese di raggiungere il pareggio strutturale del bilancio non nel 2014, traguardo fissato per tutti i Paesi dell’eurozona bensì, solo per noi, già nel 2013. E questo ormai i mercati si aspettavano, quando il nostro spread stava per toccare i 600 punti!", afferma ancora.