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M5S, tensioni su Cingolani: "Ma quando lo sfiduciamo?"

Il ministro della Transizione ecologica si sta rivelando un grosso grattacapo per i pentastellati, sempre più insofferenti

 - (Fotogramma)
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03 giugno 2021 | 17.22
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Temete l'ira del Mite. Doveva essere il fiore all'occhiello, il 'motore' della partecipazione del Movimento 5 Stelle al governo Draghi e invece il Ministero della Transizione ecologica, fortemente voluto da Beppe Grillo, si sta rivelando un grosso grattacapo per i pentastellati, sempre più insofferenti nei confronti del ministro Roberto Cingolani. Al punto che qualcuno, all'interno dei gruppi, inizia a parlare apertamente di sfiducia. L'ipotesi, a quanto apprende l'Adnkronos, viene ventilata in una chat frequentata dai parlamentari.

A lanciare il sasso nello stagno è il deputato Luigi Gallo, ex presidente della Commissione Cultura di Montecitorio: per il campano è arrivato il momento di una mozione per sfiduciare il titolare del Ministero che Grillo, parlando di "rivoluzione Mite", aveva posto come 'conditio sine qua non' per dar vita al governo Draghi: noi abbiamo chiesto il Mite, il ragionamento espresso da Gallo, ma che il ministro debba essere Cingolani non lo ha prescritto il medico... Se presentiamo una mozione di sfiducia a Cingolani, osserva la deputata Carmen Di Lauro, tanto vale uscire dal governo dal momento che il Mite è il motivo per il quale il Movimento ha accettato, "almeno ufficialmente", di far parte di questa "particolarissima maggioranza".

La luna di miele con Cingolani per il M5S è durata pochissimo: in una riunione online sulla piattaforma Zoom, a marzo Grillo presentò il neo ministro ai parlamentari M5S definendolo scherzosamente "il supremo". Sembrano passati anni luce da allora. Dalle trivelle all'ipotesi di un ritorno al nucleare, passando per gli inceneritori, il rapporto tra i parlamentari 5 Stelle e Cingolani è stato sin da subito caratterizzato da tensioni e punti di frizione. Nelle ultime settimane i grillini hanno reso sempre più manifesto il loro malcontento verso le scelte del ministro: "Ipotesi di mini-centrali atomiche come quella fatta in un'intervista dal ministro Cingolani non sono in campo e non lo saranno finché c'è il Movimento 5 Stelle al governo del Paese", scrivevano il 20 maggio in una nota i deputati delle commissioni Ambiente e Attività produttive.

"In base alle bozze che possiamo leggere in queste ore e in attesa del testo definitivo", affermava il 29 maggio la senatrice Emma Pavanelli, "alcuni passaggi del decreto Semplificazioni sull'utilizzo dei rifiuti per produrre energia lasciano l'amaro in bocca e destano preoccupazione. Nei testi troviamo cose diverse rispetto a quanto pochi giorni fa il ministro Cingolani aveva assicurato ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, e cioè che non sarebbero stati previsti inceneritori né l'utilizzo di combustibile solido secondario, in quanto contrari alle direttive europee sull'economia circolare e a quelle del Pnrr che impongono di 'non recare danni'".

A rincarare la dose, in un recente video postato sui suoi canali social, ci ha pensato l'ex deputato Alessandro Di Battista, fortemente critico verso le politiche di Cingolani: "Da quando c'è il Ministero si è tornato a parlare di nucleare in barba al referendum popolare che due volte ha sancito il no. Da quando c'è il Ministero per la Transizione ecologica si parla di trivelle, inceneritori, nucleare e ponte sullo stretto. Era questa la Transizione ecologica dopo 100 giorni che ci aspettavamo?". E ancora: "Ammettere di aver sbagliato e iniziare a ragionare sull'uscita da questo governo devastante per il Paese e per il M5S è un ragionamento che i dirigenti del M5S dovrebbero iniziare a fare''.

I malumori dei parlamentari grillini (che vanno dalla transizione ecologica alla giustizia, passando per il decreto semplificazioni) non hanno trovato insensibile l'ex premier Giuseppe Conte. Il leader in pectore del M5S, impegnato in un lungo braccio di ferro a distanza con Davide Casaleggio per ottenere i dati degli iscritti, è consapevole di questo crescente disagio ma, assicura chi ha avuto modo di parlare con lui, non sta 'brigando' per smarcare il Movimento dal governo Draghi, anzi. Conte, assicurano, vuole lavorare per fare sintesi e incanalare il dissenso in una direzione positiva: il disagio c'è, questo non si può nascondere - il senso del ragionamento espresso da Conte - ma noi vogliamo essere leali e costruttivi nei confronti del governo. (di Antonio Atte)

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