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Ius soli, culturae, scholae: un dibattito lungo 10 anni

Nel 2015 e nel 2022 proposte di legge approvate ma non in via definitiva

Bambino con bandiera italiana - (Fotogramma)
Bambino con bandiera italiana - (Fotogramma)
11 settembre 2024 | 16.03
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Ius soli, culturae, scholae. Dura praticamente da quasi dieci anni il dibattito sulla riforma della legge sulla cittadinanza per la modifica dei requisiti per acquisirla. Un confronto scandito da alcune tappe superate con l'approvazione nelle aule parlamentari di alcune proposte di legge, senza però che si sia riusciti a completarne l'iter in maniera definitiva.

Già nel 2015 infatti dalla Camera arrivò il via libera ad un testo che prevedeva una forma di ius soli e lo ius culturae, praticamente l'altra declinazione di quello che viene attualmente definito ius scholae. Il provvedimento, che non arrivò ad ottenere l'ok definitivo del Senato, prevedeva l'acquisto della cittadinanza per i nati in Italia da genitori stranieri, dei quali almeno uno in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo.

Inoltre la cittadinanza poteva essere ottenuta dai minori stranieri nati in Italia o che vi avessero fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, qualora avessero frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale.

Un presupposto definito ius culturae e leggermente diverso dal cosiddetto ius scholae, previsto da una nuova modifica alla legge sulla cittadinanza approvata nel giugno 2022 in commissione Affari costituzionali della Camera, ma mai approdata in Aula per la fine anticipata della legislatura.

Secondo questo testo la cittadinanza poteva essere concessa ai minori stranieri, nati in Italia o che vi avessero vi fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, residenti legalmente nel nostro Paese, che avessero frequentato regolarmente per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.

Contenuti ripresi da alcune proposte di legge presentate nel corso dell'attuale legislatura, già prima che la questione dello ius scholae venisse riproposta da Forza Italia e poi dai Gruppi parlamentari autori di emendamenti al disegno di legge sicurezza all'esame della Camera.

Le proposte

I contenuti della proposta di legge licenziata nel 2022 dalla commissione Affari costituzionali della Camera si ritrovano nei testi depositati dalla senatrice del Pd ed ex capogruppo Simona Malpezzi, dalla capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Luana Zanella, e dalla deputata M5S Vittoria Baldino.

Si spingono invece oltre, prevedendo anche il cosiddetto ius soli, le proposte dell'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, del deputato del Pd Matteo Orfini e del senatore Dem Francesco Verducci. Nel primo caso la cittadinanza viene riconosciuta ai nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno, al momento della nascita del figlio e a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di di cui almeno uno nato in Italia.

La proposta Orfini prevede lo ius soli per i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri, di cui almeno uno vi risieda legalmente senza interruzioni da non meno di cinque anni o sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo.

Contenuti analoghi a quelli del testo di Verducci, in base al quale acquista la cittadinanza chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Requisito decisivo per l’otte­nimento di uno dei suddetti titoli, si ricorda, è il sog­giorno per almeno cinque anni in Italia.

Riprende la proposta di legge approvata in un ramo del Parlamento nel 2015 quella depositata dal deputato di Azione Ettore Rosato, mentre quella del responsabile Sport del Pd, Mauro Berruto, punta a disciplinare il tesseramento dei minori stranieri nati in Italia presso le società e associazioni sportive e i casi di concessione della cittadinanza.

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