A inizio settimana prossima si scioglierà il nodo
Non nasconde la soddisfazione Matteo Salvini. Con Draghi ha registrato coincidenze sui temi. Ci si può, quindi "mettere a disposizione". Al termine delle consultazioni con "il professor Mario Draghi" - complice il sole che si affaccia su Roma - Salvini coglie nel bel tempo sulla Capitale "l'auspicio migliore. Oggi, poi, è pure santa Dorotea". Il leader della Lega, dopo solo 30 minuti di colloquio con il premier incaricato, mette in risalto le convergenze, perché anche lui "vuole la ripartenza", anche lui ha una "idea di Italia che, per diversi aspetti, coincide con la nostra". E, quasi di riflesso, "si mette a disposizione di un governo che si pone come obiettivo quello di tagliare tasse e burocrazia" una "squadra senza nessuna idea di patrimoniale in testa". Senza porre "condizioni né veti".
Alle 10.55, prima di entrare nella sala della Biblioteca della Camera, Matteo Salvini chiama la figlia Mirta: "Hai fatto i compiti?", le chiede, poi promette le sue chewing-gum preferite. Alle 11, con i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari inizia il colloquio. Il leader ha in mano vari dossier con il logo della 'Lega per Salvini premier'. L'esordio di Draghi, è quello atteso. Siamo di fronte a una emergenza davvero grave, avrebbe detto il premier incaricato, accogliendo i leghisti. Mentre Salvini, Romeo e Molinari ascoltano, Draghi fa capire che l'emergenza economica deve trovare risposta nella "ripartenza del lavoro".
Salvini spiega le ragioni della Lega, la visione del partito. Taglio tasse, cantieri, infrastrutture, sono i punti sottolineati. Draghi, mentre ascolta, come già fatto con le altre delegazioni, prende appunti. Uscendo, il leader della Lega sembra far capire che sui temi discussi si può trovare convergenza. La parola magica è "ripartenza", più volte usata come punto di incontro tra i desideri del partito e la visione di Draghi.
Rotto il fronte del centrodestra, dopo aver percepito segnali positivi dal premier incaricato, Salvini mette a disposizione tutta la Lega. Noi ci siamo "con i 131 deputati, 63 senatori, i nostri governatori, le migliaia di sindaci", scandisce il capo del partito, parlando con i giornalisti al termine del colloquio. "Noi - aggiunge - a differenza di altri, pensiamo che non si possa andare avanti a forza di no", dove il riferimento implicito non è solo al veto di Leu, ma anche al no di Meloni, incassato ieri pomeriggio da Draghi.
Salvini tira fuori il libro di storia: "Siamo in un momento eccezionale, come nel dopoguerra, mi sono riletto il governo Parri, dove c'erano tutti", cita pure "il governo De Gasperi con Togliatti". "Ci sono momenti drammatici, e questo di oggi mi sembra esserlo - argomenta, entrando nel Pantheon dei padri costituenti - quando si mettevano intorno a un tavolo comunisti, democristiani, socialisti e azionisti, per fare poche cose, fatte bene, nell'interesse del paese e poi si tornava a confrontarsi nelle elezioni".
Elezioni politiche che però non sono più all'orizzonte: "In primavera per fortuna si votano i sindaci, ci sarà modo di sentire il polso del paese", dice 'accontentandosi' della tornata elettorale per i sindaci di Roma, Milano, Torino e Napoli e degli altri comuni. Per ora c'è un dialogo avviato con Draghi: "Questo - conclude il leader leghista - sia il governo della ripartenza, della rinascita, della riapertura, se saremo convinti" da Draghi "il nostro sarà un sì completo, che non ci vedrà alla finestra". A inizio settimana prossima si scioglierà il nodo, Salvini potrebbe tornare al governo, abbandonato nell'estate del Papeete.