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Ddl diffamazione, sì del Senato. Ora il testo torna alla Camera

Il provvedimento ha ottenuto 170 voti a favore, 10 contrari e 47 astensioni. Chiti (Pd): "Fatto di civiltà abolire il carcere per il giornalista". De Cristofaro (Sel): "Questa legge presenta aspetti punitivi e intimidatori". Multe salate ai giornalisti anche on line /Scheda

L'aula del Senato (Adnkronos)
L'aula del Senato (Adnkronos)
29 ottobre 2014 | 10.31
LETTURA: 4 minuti

L'aula del Senato ha approvato il ddl che riforma il reato di diffamazione. Il provvedimento, che ha ottenuto 170 voti a favore, 10 contrari e 47 astensioni, passa ora all'esame della Camera.

Via il carcere - ''L'approvazione da parte del Senato del ddl sulla diffamazione è un fatto positivo. Particolarmente significativa è la cancellazione del carcere come pena per la diffamazione a mezzo stampa", ha osservato il senatore del Pd Vannino Chiti. ''E' un fatto di civiltà - ha aggiunto - cancellare una norma illiberale, residuo del Codice Rocco, che limita fortemente la libertà di stampa". "E' giusto invece, come prevede il testo, che si stabiliscano delle pene pecuniarie e che si imponga l'obbligo di pubblicare la rettifica documentata. Un altro aspetto che voglio sottolineare sono le misure introdotte per scoraggiare la querela temeraria: si tratta di un provvedimento a tutela della serenità del lavoro del giornalista. Il ddl - conclude - andrà in terza lettura alla Camera: mi auguro che si possa giungere quanto prima alla approvazione definitiva in quel ramo del Parlamento''.

Entra nel merito dei punti contestati la senatrice del Pd Rosanna Filippin, relatrice al ddl. "La pena detentiva - ha spiegato - viene sostituita con una pena pecuniaria e su questo sono state espresse critiche. Ricordo a tutti, però, che la pena pecuniaria prevista nel testo prevede un massimo di diecimila euro, senza indicare un importo minimo di partenza. La determinazione della pena pecuniaria è lasciata alla discrezione del giudice, che dovrà calcolarla sulla base della diffusione della notizia e delle conseguenze che essa ha avuto". "Quanto alla rettifica - ha detto - essa è prevista senza risposta, senza commento e senza titolo. È vero, è pesante come conseguenza, ma la rettifica fatta ai sensi di questo testo consente una condizione di non punibilità. Inoltre, abbiamo escluso l'obbligo di rettifica in caso che questa contenga affermazioni documentalmente false. Ed abbiamo equilibrato il testo inserendo, per la prima volta e con molte difficoltà, la punizione per la querela o lite temeraria". "ll disegno di legge - ha proseguito - estende l'applicazione della diffamazione a mezzo stampa non solo alle testate giornalistiche cartacee, ma anche ai mezzi radiotelevisivi e alle testate giornalistiche online, registrate ai sensi dell'articolo 5 della legge sulla stampa. Poi abbiamo l'articolo 3, concernente il diritto all'oblio, inserito per la prima volta nel nostro ordinamento". "Un cittadino ha diritto prima o poi di chiedere a un motore di ricerca la cancellazione di una notizia non più rispondente al vero oppure agganciata o nata tanti anni fa? Questa è la questione. Tutto ciò avviene attraverso il vaglio di un giudice. Sono convinta - ha concluso - che questo disegno di legge migliorerà il mondo dell'informazione e che abbiamo fatto un buon servizio a questo Paese e alla sua stampa".

Voto contrario di Sel - Nel corso della discussione, Sel ha annunciato il voto contrario. "Siamo costretti a votare contro la legge sulla diffamazione a mezzo stampa, pur consapevoli dell'importanza e dell'urgenza di affrontare il problema, bisogna però coniugare la tutela delle persone con la difesa della libertà di stampa", ha detto in aula a palazzo Madama il senatore di Sel Peppe De Cristofaro. "Purtroppo questa legge presenta aspetti punitivi ed intimidatori - ha sottolineato -. È senzaltro molto positivo aver cancellato la pena detentiva per i giornalisti, tuttavia le sanzioni pecuniarie costituiscono un'arma di ricatto forse ancor più temibile, soprattutto per i giornalisti precari e freelance non legati ai grandi gruppi editoriali. E' inoltre insensato l'obbligo di rettifica senza diritto di controreplica da parte del giornalista presunto diffamatore".

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