Via dall'Aula al momento del voto di oggi sul testo. Ora si apre il fronte caldo del Senato
Il M5S conferma la linea dura, quanto meno alla Camera. Al decreto aiuti - dopo il sì alla fiducia della scorsa settimana -, i deputati grillini lasceranno l'Aula non partecipando al voto di oggi sul testo del provvedimento. Lo riferiscono fonti autorevoli all'Adnkronos. Il regolamento di Montecitorio prevede infatti il voto disgiunto, prima fiducia a poi testo. Per il M5S ora si apre il fronte più caldo sul dl aiuti, quello del Senato dove il voto non può essere disgiunto: sì o no alla fiducia e, dunque, al decreto che reca in sé la dibattuta norma, invisa ai grillini, che apre la strada al termovalorizzatore a Roma. L'idea che prevaleva già la scorsa settimana tra i senatori M5S ma anche nei vertici pentastellati, come confermato ieri in un'intervista dal capodelegazione del Movimento al governo Stefano Patuanelli, era quella di non partecipare al voto in Aula, così da non impattare sulla tenuta del governo ma lanciando al contempo un segnale forte a Palazzo Chigi. Sulla questione, in realtà, tace ancora il presidente del M5S Giuseppe Conte, che non ha sciolto la riserva sulla linea da tenere, anche se la strada dell'Aventino parlamentare sembra al momento quella più percorribile. Lo è quanto meno per i senatori 5 Stelle, pronti al pressing sul loro leader per tenere la linea dura, costi quel che costi.
Nel quartier generale di via di Campo Marzio si attende un 'segnale' da Draghi, che potrebbe arrivare già domani, quando il presidente del Consiglio vedrà i sindacati per parlare di lavoro - dal taglio del cuneo fiscale al salario minimo - tra i temi più caldi e sentiti nel documento che Conte ha consegnato al premier lunedì scorso. Al Senato, però, la linea 'barricadera' sembra prevalere a prescindere.
Con una decina di senatori, stando alle indiscrezioni raccolte dall'Adnkronos, pronti a non votare la fiducia, anche se l'indicazione dei vertici dovesse andare in direzione contraria. "Io la fiducia non gliela voto nemmeno se vengono a prendermi a casa...", si legge in uno dei tanti messaggi rimbalzati sui telefonini dei senatori M5S e visionati dall'Adnkronos. Anche gli uomini più vicini a Conte, del resto, spingono per l'Aventino: "Tornare indietro ormai è impossibile", il ragionamento.
La riserva andrà sciolta nelle prossime 48 ore, all'orizzonte un'assemblea dei senatori pentastellati che si terrà alla vigilia del voto. Intanto l'uscita dall'Aula alla Camera -nonostante il via libera alla fiducia- apre già la strada alle polemiche nella maggioranza: viene bollata come "gravissima" da Forza Italia, "non potrà essere priva di conseguenze", sentenziano gli azzurri.
Al Senato, trattandosi delle fiducia, un'eventuale assenza dei 5 Stelle sarebbe ancor più fragorosa, con conseguenze potenzialmente dirompenti. E, ironia della sorte, potrebbe avere persino contraccolpi legali per il M5S. Lorenzo Borré, il legale che da anni ormai dà filo da torcere al Movimento, rimarca come molti parlamentari pentastellati -il primo è stato Gregorio De Falco- siano stati espulsi dal partito per violazione della clausola del codice etico che impone il voto di fiducia a governi il cui premier "sia espressione del Movimento". Non votare la fiducia, per l'avvocato, si tradurrebbe in una violazione delle regole M5S di fatto perseguibile.
"Smentire la propria giurisprudenza interna sarebbe un harakiri - sintetizza Borré all'Adnkronos - perché rimetterebbe in discussione la legittimità dei provvedimenti disciplinari precedenti. E le richieste di risarcimento danni a quel punto non sarebbero affatto peregrine a mio avviso". Per l'avvocato dei 'ribelli', se il Movimento non partecipasse al voto di fiducia "il Collegio dei probiviri dovrebbe espellere -per coerenza e rispetto delle regole interne- tutti coloro che non parteciperanno al voto, venendo meno il gruppo parlamentare del M5S al Senato. Un capolavoro. Se fossi in Draghi direi: 'Go ahead, make my day'", conclude Borré citando la celebre frase pronunciata da Clint Eastwood nella pellicola 'Sudden Impact', ovvero 'Avanti, fammi la giornata'.