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Cossiga, Carra: "Interpretava gli 'astri', non è stato ascoltato"

Così il politico e giornalista ex portavoce di Arnaldo Forlani

(Fotogramma)
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16 agosto 2020 | 15.29
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"Alla fine degli anni Ottanta Francesco Cossiga intuisce quale sarà il nostro futuro e quello della nostra democrazia e prova a convincere i suoi compagni di viaggio a cambiare percorso. Lo fa ragionando pacatamente poi, inascoltato, alza la voce. Sempre più forte. Se quegli uomini (in quegli anni le donne non erano previste nelle leadership) gli avessero dato retta avrebbero forse avuto qualche possibilità di mettere in salvo le loro baracche e i loro burattini. Si sarebbero comunque evitate le cadute e i testacoda che minacciano tuttora la nostra vita democratica". Lo dice all’Adnkronos il politico e giornalista, ex portavoce di Arnaldo Forlani, Enzo Carra, ricordando Francesco Cossiga a dieci anni dalla scomparsa.

"Cossiga vede in anticipo che il crollo del muro di Berlino avrebbe cambiato il nostro cosiddetto 'quadro politico', il bipolarismo italiano costruito sul binomio Democrazia Cristiana e Partito Comunista, ma anche e soprattutto modificato la visione del mondo, la cultura, i comportamenti delle generazioni più giovani". "Cossiga non è un profeta di sventure, un venditore di almanacchi, un 'picconatore'. È un uomo - prosegue - che in quella fine di secolo, poco più che sessantenne, ha ottenuto dalla vita politica tutto quello che essa può offrirgli. Non ha dunque mire più alte da raggiungere, partiti e interessi da difendere. Pur non di non sentirlo, il sistema politico di allora, miope e insofferente, compie la più efferata delle esecuzioni: crepi l’astrologo".

"Dopo il Quirinale, Francesco Cossiga affronta caparbio una difficile seconda vita. Gli italiani allora si dividono tra quelli che sono pronti al cambiamento e quelli che, miopi difensori dell’esistente, lo insultano. In questa seconda giovinezza - continua Carra - io credo che Cossiga misuri senza sconti per se stesso il suo passato di ministro degli Interni negli anni di piombo con la fine delle ideologie. Approfondisce la storia di quegli anni, indicando con precisione quanto c’è da archiviare per sempre nei rapporti tra Stato e cittadini".

"Ciò spiega anche l’atteggiamento compassionevole che assume nei riguardi di un terrorismo frutto ideologico di un passato che non tornerà, ma che lascia sulla spiaggia cadaveri e lemuri. In quegli anni Cossiga disegna anche nuove strade per la politica e non si arrende se, il più delle volte, guardandosi indietro, si ritrova solo e diffamato. Capita così a chi ha la sfortuna di interpretare gli astri con maggior precisione di chi si copre gli occhi e si tappa le orecchie per non vedere e non sentire", conclude Carra.

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