Il figlio dell’ex Capo dello Stato, che con l’AdnKronos parla di suo padre a 10 anni dalla morte: "Mi manca la sua causticità. Ricordo che mandò al diavolo De Mita ma mai Andreotti, non sono denigratore o adulatore, sentenza ai posteri"
“Di mio padre ho ricordi allegri, così come ricordi tristi, ma il Cossiga politico io non lo conosco, non c’ho avuto molto a che fare, non sono un 'cossigologo'. Ricordo, però, che ha mandato al diavolo De Mita ma mai Andreotti”. A dirlo è Giuseppe Cossiga, figlio dell’ex Capo dello Stato, che con l’AdnKronos parla di suo padre a 10 anni dalla morte.
Una figura, quella di Francesco Cossiga, che ha sempre diviso, “ma io, in questo senso, mi colloco nel limbo del completo disinteresse”, evidenzia Giuseppe Cossiga, “nel senso che non so dire se è stato una grande presidente della Repubblica o un pessimo ministro dell’Interno, so solo che è stato mio padre, quindi ai posteri l’ardua sentenza, però io non faccio parte né dei denigratori né degli adulatori di Cossiga, non di mio padre. Conosco e stimo persone che hanno su mio padre visioni totalmente diverse, e d’altronde questo accade perché lui ha voluto che fosse così. Non è mai stato un notaio né una persona facile da capire, in più, com’è noto, era bipolare, lo diceva anche lui, e quindi è ovvio che anche quello che ha fatto o non ha fatto venga percepito in maniera diversa, e siccome siamo una democrazia ognuno si fa un’idea ed emette un giudizio”.
Quanto al nome di Cossiga scritto con la K sui muri negli anni ’70, il figlio Giuseppe non ha dubbi: “Beh, lui mandava i carabinieri coi blindati a fare gli sgomberi, quindi per quei giovani era un nazista, e il suo nome scritto anche con la doppia esse delle SS naziste era divertente, tanto che mia sorella ha fatto anche una mostra su quelle foto”.
Per Giuseppe Cossiga, oggi “manca anche un Cossiga nella politica attuale, ma forse in Italia manca proprio la politica”, di certo, se l’ex Capo dello Stato fosse ancora vivo, di fronte agli scandali intorno al Csm “avrebbe sicuramente detto che il buon presidente Mattarella, come capo del Csm, forse avrebbe dovuto fare di più, ma in realtà è difficile dire cosa avrebbe detto o fatto, perché avrebbe sicuramente fatto ciò che noi non eravamo in grado di immaginare”.
In ogni caso, aggiunge Cossiga, “dopo le contumelie che rivolse a Palamara, non penso ci sia bisogno di aggiungere altro”, e visto che “lui era convinto di avere e di avere avuto sempre ragione”, sicuramente anche su Palamara, “lo avrebbe detto”.
Infine, Giuseppe Cossiga confessa che del padre gli manca “il suo modo di essere spiritoso come solo i sassaresi possono essere, mi manca la sua battuta caustica, non tanto nelle cose politiche, ma in tutto, che è una componente dell’essere sassarese”.