“L’e-commerce ha cambiato le abitudini di acquisto nel nostro Paese. Tuttavia, l’innovazione ha costi sociali e culturali importanti, se non viene gestita a dovere: il contesto competitivo e l’esplosione dell’e-commerce dovuto alla pandemia avrebbero dovuto portare le attività commerciali tradizionali verso l’attivazione di canali digitali. In realtà, la digitalizzazione è in corso ma si sviluppa in modo discontinuo. Per sopperire a queste fragilità, il Sistema camerale mette a disposizione delle imprese e degli imprenditori i Punti impresa digitale (Pid) al fine di accompagnare le piccole-medie imprese italiane ad agganciare le opportunità della rivoluzione digitale. La misura più tangibile di vantaggio per il Paese proveniente dal commercio online si misura sul piano esterno. Durante il 2021 le aziende italiane che vendevano all’estero tramite e-commerce sono aumentate. Il fatturato prodotto all’estero pesa in media per il 32% del totale, in crescita rispetto al 29% del 2020. Occorre quindi supportare le piccole-medie imprese italiane nel processo di internazionalizzazione, sfruttando le opportunità offerte dai canali digitali e dall’e-commerce”. Così Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere, iguardo la survey realizzata da The European House Ambrosetti, in collaborazione con Amazon, dal titolo 'Inflazione e e-commerce: abitudini e percezioni degli italiani', presentata oggi presso la Sala Zuccari del Senato, a Palazzo Giustiniani, a Roma.