Il quadro economico è certamente preoccupante, ma l’ottimismo rimane d’obbligo e ai manager non fa difetto. Bisogna guardare all’attuazione del Pnrr come fattore decisivo per il rilancio del Paese: le prospettive sono buone, ma il fattore decisivo sarà il contributo che i manager, ancora una volta dopo la pandemia, sapranno dare alla sua implementazione nell’economia reale. Più manager, quindi, e soprattutto nelle pmi dove il livello di managerializzazione è ancora molto basso.
E’ questo in sintesi il messaggio lanciato da Manuela Biti, presidente di Aldai-Federmanager, l’associazione lombarda che rappresenta quasi 15.000 dirigenti industriali, all’assemblea annuale che si è svolta a Milano in presenza, dopo i due anni di pandemia, presso il Museo nazionale scienza e tecnologia Leonardo da Vinci. Erano presenti oltre a Manuela Biti, Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, Fabrizio Sala, assessore per l’Istruzione, ricerca, università, innovazione e semplificazione di Regione Lombardia, Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico e alle politiche del lavoro del Comune di Milano, Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, Carlo Cottarelli, Economista e direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
“Aziende, enti e istituzioni - ha spiegato il Presidente Biti - possono e devono convergere per trovare non solo risposte convincenti a questo momento particolarmente complesso, ma anche per attuare efficacemente il Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza, il cui successo dipenderà non solo dalla bontà dei progetti ma, anche e soprattutto dalla qualità delle risorse umane che saranno chiamate a realizzarli: i manager, e non solo quelli delle grandi aziende, ma anche delle pmi, vero motore economico sul territorio. E qui, se guardiamo agli ultimi dati dell’Osservatorio 4.Manager vediamo come in Lombardia il 70% dei manager industriali sia a Milano e provincia, quindi nelle grandi aziende e multinazionali, piuttosto che nelle pmi. Questo è un aspetto che come Aldai–Federmanager poniamo all’attenzione del sistema economico nazionale e regionale, garantendo il nostro impegno a lavorare insieme per costruire un percorso di sviluppo che guardi al futuro, innovativo e sostenibile, e a offrire un contributo di idee e un supporto concreto”.
Manuela Biti ha poi ricordato il ruolo strategico e decisivo, a tutti i livelli della sostenibilità: “Entro il 2025, 6 lavoratori su 10 dovranno avere competenze green o digitali e nei prossimi cinque anni il mercato del lavoro avrà bisogno di almeno 2,2 milioni di nuovi lavoratori in grado di gestire soluzioni e sviluppare strategie ecosostenibili. La sostenibilità e la responsabilità sono fattori di successo per le nostre imprese. Come manager dobbiamo farci carico della responsabilità nei confronti dell’ambiente, dei nostri collaboratori e del territorio in cui operiamo. Dobbiamo prendere decisioni etiche per il miglior uso possibile delle risorse naturali del pianeta, delle risorse umane e finanziarie con azioni nell'interesse dello sviluppo sostenibile della società nel suo complesso”.
Permangono ancora due fattori di criticità che vanno velocemente affrontati e superati: la scarsa presenza di laureati nelle facoltà scientifiche e il persistente divario di genere tra i manager, soprattutto nelle posizioni apicali. “Nonostante il G20 abbia sottolineato l’importanza del Women Empowerment per accrescere il talento e la leadership delle donne - ha osservato Manuela Biti - il World economic forum inserisce l’Italia solo al 63° posto nel Gender gap report 2021 su 156 Paesi e siamo al penultimo posto in Europa per l’occupazione femminile, del 20% più bassa rispetto a quella maschile. Inoltre, solo il 28% dei manager è donna e il 16% ha accesso alla formazione stem, rispetto al 35% degli uomini. E’ impensabile fare un deciso cambio di passo se non si interviene prima sulle disparità di genere, favorendo con iniziative concrete un maggiore ingresso di figure femminili nelle posizioni apicali. E’ urgente intervenire anche per non vanificare il contributo che la piena occupazione femminile potrebbe dare alla crescita del PIL e dunque all’economia del Paese.”
“L’attuale fase economica e politica - ha dichiarato Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager - caratterizzata da crisi di portata internazionale, induce l’intero sistema Paese a lavorare perché sia garantita una piena continuità operativa alle diverse realtà produttive, senza sacrificare gli obiettivi in termini di sostenibilità, ambientale e sociale, delineati dal Pnrr. E' necessario pertanto che nei tavoli istituzionali preposti all’attuazione del Pnrr vi sia un pieno coinvolgimento delle migliori competenze manageriali, impegnate ogni giorno a definire modelli organizzativi e processi produttivi davvero sostenibili. Quindi più spazio al merito e a competenze innovative, perché in un Paese alle prese con un’inflazione intorno al +7% su base annua, non c’è tempo da perdere e bisogna individuare soluzioni per tutelare cittadini e imprese".