La richiesta dell'organizzazione che rappresenta il 90% del mercato del tour operating in Italia
"Il turismo organizzato è in realtà in lockdown praticamente da marzo e, ancora oggi, il settore è 'a fatturato zero' in quanto non è possibile vendere alcuna destinazione a causa delle limitazioni negli spostamenti verso l’estero imposte dal governo". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Pier Ezhaya, presidente Astoi Confindustria Viaggi, che rappresenta il 90% del mercato del tour operating in Italia.
"Per noi - afferma - la stagione invernale era quella più remunerativa, con meno viaggi, ma dal valore medio più alto perché rivolti a località più calde e lontane ma, purtroppo, siamo bloccati e non possiamo in alcun modo operare".
"L'invito - sottolinea - che ci viene rivolto dai virologi, dai media e dalla politica è quello di imparare a convivere con il virus a livello personale, sociale e lavorativo; se così deve essere, dovremo imparare a farlo in tutti i settori professionali e quindi anche in quello del turismo. Proprio perché concordiamo con la proposta di imparare a convivere con il virus, abbiamo proposto un modello che garantisca la sicurezza dei viaggiatori da una parte e consenta la ripresa dell’attività delle aziende dall’altra".
"Secondo noi - afferma Pier Ezhaya - il governo italiano potrebbe seguire l’esempio di Francia, Germania e Polonia, e aprire alcuni corridoi turistici verso mete 'Covid free' come Maldive o Mar Rosso, chiaramente rispettando tutte le condizioni di sicurezza e utilizzando il 'modello crociere', con un tampone da effettuare prima e dopo la vacanza. L’apertura di questi corridoi non risolverebbe i problemi del comparto ma sarebbe un inizio per tornare a fare il nostro mestiere e per iniziare a far viaggiare gli italiani, con tutte le tutele e sicurezze".
"Purtroppo - ammette - al momento tutte le nostre istanze sono cadute nel vuoto. Ci dicono che dobbiamo convivere col il virus ma l'unica soluzione concreta che ci viene proposta è quella di tenere chiuse le nostre aziende".
"Oggi siamo di fronte al paradosso che si può fare un viaggio per turismo in paesi che hanno 25 mila contagi al giorno mentre non possiamo effettuarlo verso paesi che ne hanno 300, solo perché sono extra-Schengen. Questa barriera deve essere superata perché è una barriera politica che non ha nulla a che fare con la sicurezza", conclude.