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Professioni: Loredana Finicelli, critico d'arte è mestiere complicatissimo

Lorena Finicelli
Lorena Finicelli
25 maggio 2017 | 15.49
LETTURA: 7 minuti

"Il critico d’arte è un mestiere complicatissimo ed è difficile essere all'altezza delle grandi sfide che la nostra contemporaneità pone". Così, in un'intervista a Labitalia, Loredana Finicelli, storica dell'arte, critico d’arte, curatrice ed esperta di tecnologie digitali applicate alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio artistico. E' dottore di ricerca in Storia dell’Arte moderna e contemporanea presso Sapienza, università degli Studi di Roma, e, dal 2007, docente di Multimedialità dei Beni culturali per l'Accademia di Belle Arti di Frosinone, è membro e attivista del Dì’ Gay Project, Associazione culturale di Roma operante nel campo dei diritti civili. Tra le sue pubblicazioni vi sono monografie per artisti contemporanei (Gino Berardi, Memoria…Segni e sogni, Fondazione Pescarabruzzo Edizioni, Pescara 2016 a cura; Leonardo Serafini, Le immagini dell’imprevisto, Roma 2015, a cura); saggi critici, saggi scientifici e molti altri contributi. Tra i volumi: Le Biennali romane, De Luca Editori d’Arte 2010; Informatica per i Beni culturali (con ) Antonella Sbrilli), Ram Multimedia (2002) 2007; Biblioteca on line, Lithos Edizioni 2006.

"Non a caso -spiega- spesso si rischia di essere cervellotici, ermetici, di difficile comprensione, proprio perché si tenta di restituire, attraverso il lavoro critico, la complessità dei tempi attuali, l’incastro delle problematiche, la dimensione reticolare in cui viviamo, di cui in fondo, la rete non è che una specie di replica virtuale. Se a questo aggiungiamo il fatto di voler costruire esperienze possibilmente memorabili o la necessità di porre dei dubbi o delle domande, è quasi naturale cadere nell’intellegibile".

"Credo che -sostiene- riuscire a trovare dei linguaggi che siano coerenti, esteticamente suggestivi e capaci di interpretare questa complessità sia molto complicato. E’ difficile non solo fornire una chiave di accesso, ma anche identificare la chiave. Viviamo in un tempo di amplificazione dei fenomeni, dei fatti e delle tendenze, in fondo sono tempi di smarrimento. Dal mio punto di vista, percepisco il desiderio di una sintesi, di una riduzione che in qualche modo emendi il superfluo. Nel mio lavoro critico, tutto questo si traduce in un occhio sempre attento alla tradizione, nella ricerca di punti fermi su cui orientarsi. Un lavoro che mira a semplificare senza impoverire e ridurre lasciando inalterati, anzi rafforzando, i contenuti".

"Del contesto italiano -fa notare Loredana Finicelli- penso che, malgrado la crisi in cui versino le nostre facoltà umanistiche e le accademie di belle arti, oggetto di tagli drammatici e assenza dei centri di ricerca, di fondazioni in grado di operare nel settore, gli atenei si dimostrino ancora grandi officine del sapere, grazie al lavoro di docenti appassionati, determinati, e di giovani motivati, molto affascinati dal mondo dell’arte, della critica e desiderosi di esprimere e condividere la loro personale visione del mondo o comunque di sviluppare una professione a contatto con il nostro incredibile patrimonio".

"Per quanto riguarda l’offerta culturale -sostiene- direi che è certamente ricca, a volte anche troppo, e questo comporta la moltiplicazione di manifestazioni spesso inutili, eventi dagli esiti effimeri. Se una critica si può muovere al grande apparato delle mostre e alle molteplici attività che ruotano intorno alla valorizzazione del patrimonio culturale, è una certa tendenza alla spettacolarizzazione degli eventi a scapito dei contenuti. Una concentrazione mediatica sui grandi musei, sulle grandi mostre: i primi non sono completamente rappresentativi della nostra identità storico-artistica, le seconde spesso non sono necessarie alla promozione degli autori o al progresso della ricerca, ma rispondono solamente a un diktat commerciale".

"Il nostro paese -continua- ha un patrimonio articolato, un'ossatura fatta di continuità tra centro e periferia, tra architettura e paesaggio, e lo sguardo va gettato sulla sua totalità che deve essere fruita tenendo conto di questa complessità. E' l'insieme che noi dobbiamo proporre alla fruizione, un insieme integrato dove l’eccellenza convive con la normalità poiché è quella fitta trama che costituisce il nostro 'museo diffuso' e aggiungerei continuo. E’ questa totalità che va proposta, integrata, valorizzata e promossa al pubblico, perché quella è la nostra specificità".

"La tv -commenta- è certamente un grande trampolino per la fama ma continuo a pensare che i valori necessari, almeno nella produzione delle arti visive, siano altri. Oltre al talento è necessaria una dedizione costante e instancabile; l’applicazione va coniugata alla ricerca, e all’aggiornamento. Sono questi i mezzi che possono eventualmente portare al successo. Eviterei di applicare al mondo delle arti visive il modello del talent show. Anzi, a rischio di assumere una posizione impopolare, spero proprio che queste non diventino oggetto dei talent televisivi, altrimenti la deriva verso la spettacolarizzazione superficiale già in agguato, risulterebbe inarrestabile".

"Diverso il discorso -chiarisce Finicelli- di impiegare la tv nella promozione della cultura e del patrimonio storico-artistico. Sarebbe auspicabile, infatti, la produzione di programmi dedicati ai grandi siti d’arte, presenti in Italia e all’estero, alle grandi opere, ai grandi artisti, ai movimenti fondamentali che hanno segnato la storia dell’arte, a patto però che non vengano prodotte solo per i canali a tema e trovino spazio nella tv generalista in orari possibili. Tuttavia, credo che questo rimarrà solo un auspicio guardando la mediocrità e il kitsch che dominano la proposta televisiva corrente".

"Sono una storica dell’arte e nella critica -ammette- porto la mia esperienza e il mio background di storica dell’arte, soprattutto il mio metodo che tende alla storicizzazione vale a dire 'a mettere in prospettiva i fatti': una prospettiva lineare ma ricca, multiforme, che è un metodo prima di essere un principio, e un metodo certamente inclusivo non escludente. Se è vero, come si dice, che senza conoscenza del passato non ci sia comprensione del presente e progetto di futuro, questo è ancor più vero per le cose che sono il frutto dell’ingegno e del talento umano come i 'fatti d’arte': anche quelli più radicali, estremi e innovativi sono il punto di arrivo di un processo di elaborazione che affonda le radici nel passato, fosse anche quello più immediato e recente. Questo è il principio su cui poggia la mia visione critica, niente di nuovo quindi e magari anche banale, ma continuo a pensare che sia necessario un dialogo continuo e costante con la tradizione".

Rivolgendosi ai giovani, Loredana Finicelli dice: "Per loro i consigli sono banali, quasi ovvi direi: studio, applicazione, curiosità e necessità di aggiornamento costante. Per quanto riguarda la mia professione il pregio è la grande libertà di esprimersi, di condividere una visione del proprio tempo; il difetto è una certa sovraesposizione mediatica che oggi si rischia di avere e di cui troppo spesso si va alla ricerca finendo per diventare un personaggio dello spettacolo più che uno studioso".

"Tra i miei prossimi impegni -anticipa- una mostra dedicata a Marisa Volpi, la grande storica dell’arte con cui ho studiato alla Sapienza e scomparsa 2 anni fa e che aprirà a Macerata, sua città natale, il prossimo anno nel cuore storico della città, cioè nella galleria dell’Accademia di Belle arti. Nell’immediato invece si aprirà a breve una mostra a cui tengo molto, concepita per lo scenario di Amalfi e per il contesto della manifestazione ...incostieraamalfitana. Escamotage. Esposizione del piccolo formato sperimentale è una collettiva che ha impegnato gli artisti su un formato insolito, di dimensioni ridotte privilegiando un approccio sperimentale. Gli artisti hanno aderito con entusiasmo accettando l’invito di conciliare un linguaggio più tradizionale con la sperimentazione: ne è nata una mostra fresca, vivace, con proposte eterogenee, alcune più tradizionali, alcune più innovative, ma nel complesso interessante e direi piacevole".

"Con Emanuela Pisicchio, grafico multimediale, stiamo producendo -continua- una serie di dvd multimediali dedicati ai grandi nomi della storia dell’arte e che nascono dall’esperienza delle conferenze d’arte che tengo in varie gallerie della capitale: un lavoro costante di promozione della storia dell’arte e dei suoi protagonisti volto a guadagnare alla proposta culturale un pubblico sempre più ampio. Le monografie multimediali saranno pubblicate dalla Lithos, casa editrice di Roma con cui collaboro da tempo e per cui curo la collana Ciottoli d’Arte, monografie di artisti contemporanei. E, per finire, una grande mostra dedicata alla figurazione contemporanea, ancora in gestazione, ma prevista sempre per il prossimo anno".

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