La misura dell'equo compenso, approvata dal del Consiglio dei ministri lo scorso 6 agosto per gli avvocati, sia estesa a tutte le categorie professionali. Lo chiedono gli ingegneri e gli architetti.
"I professionisti -dicono i presidenti degli Ordini di Ingegneri e Architetti di Catania, Santi Cascone e Alessandro Amaro - non possono più attendere: l'equo compenso dev'essere esteso a tutte le categorie, primi tra tutti architetti e ingegneri, che scontano una concorrenza spesso poco leale e uno squilibrio nei rapporti contrattuali con i clienti, con una situazione di crisi ormai imperante. Criticità più volte denunciate in questi ultimi mesi, che delineano una situazione di vera emergenza sociale".
"L’approvazione del disegno di legge - sottolineano Cascone e Amaro - è senza dubbio un passo avanti e rappresenta una presa di coscienza da parte del Governo, adesso però occorre attenzionare anche le condizioni dei professionisti delle categorie che rappresentiamo, che rimangono più volte legati a offerte di prestazioni al ribasso".
"Al più presto organizzeremo un incontro con l'onorevole Giuseppe Berretta, primo firmatario della proposta di legge che mira a restituire valore alle competenze delle categorie professionali, per sollecitare l'adozione di un provvedimento che possa ripristinare l'equo compenso", proseguono Cascone e Amaro, per i quali "in questa situazione a rimetterci sono soprattutto i giovani professionisti che, così come dichiarato alcuni giorni fa dal ministro della Giustizia Orlando “sono fortemente sottoposti a una vera e propria forma di caporalato intellettuale”".
"«I giovani meritano grande attenzione - continuano i presidenti - ma non dimentichiamo che anche i professionisti veterani oggi versano in gravissima difficoltà per la mancanza di investimenti pubblici e privati e per l'assenza di regole che consentano la certezza dei pagamenti e tariffe minime adeguate alle prestazioni professionali".
Un'azione decisa e condivisa dai due Ordini che già il 13 maggio scorso, a Roma, sono scesi in piazza per reclamare i propri diritti, chiedendo il superamento della Legge 248/2006, che ha portato di fatto a una corsa ai ribassi e al conseguente svilimento della dignità dei professionisti.