L'intervista al founder dello studio LabLaw dopo le parole della stilista
"Elisabetta Franchi ha fatto un discorso di organizzazione d'azienda. Ha rappresentato un tema che tutti gli imprenditori hanno ben presente: nel momento in cui io con fatica riesco a fare ricoprire un certo ruolo d'importanza all'interno di un'azienda, da un uomo o da una donna, ho un problema organizzativo se quell'uomo o quella donna dovesse assentarsi. Poi, ha fatto un discorso di percentuali: presa una donna e preso un uomo, quante vole accade che l'uomo si assenta rispetto alla donna, e poi ha fatto un altro discorso fattuale e cioè che la donna per caratteristiche anatomiche e naturali ha la possibilità più dell'uomo di doversi assentarsi perchè ha il tema della procreazione. Ora, se di fronte a un discorso così fattuale qualcuno ha da dire qualcosa, è qualcuno che è in malafede, ignorante. Io invece credo che la Franchi abbia lanciato un grido d'aiuto". Così, con Adnkronos/Labitalia, l'avvocato Francesco Rotondi, giuslavorista e founder di LabLaw sulle polemiche innescate dalle parole della stilista Elisabetta Franchi.
"Non possiamo fare finta -spiega Rotondi- che il mondo funzioni in modo diverso da come in realtà funzioni. Cosa ne sa la Boldrini di come si conduce un'impresa? Cosa ne sa Gassman, che l'ha attaccata, di come si manda avanti un business e di cosa significa avere la responsabilità di tutti i dipendenti di quell'azienda da 130 milioni? Non credo che la Franchi abbia voluto fare un discorso sessista, ha voluto fare presente, nel suo modo, in una giornata così importante, che in realtà molto probabilmente tutto ciò che diciamo in ordine all'assenza, non totale, delle donne dai vertici delle aziende può dipendere dal timore che una persona che assume un ruolo di rilievo in un'azienda si possa assentare, non per un giorno o per un mese, ma per periodi lunghi tali da creare un vuoto organizzativo. E alle donne, con la maternità, accade di più".
Secondo il giuslavorista, "se facciamo un discorso di impresa e di business, facciamo alcune considerazioni che poi non possono valere nel momento in cui facciamo un discorso pseudo-politico e 'acchiappa consensi'".
"Nel nostro Paese -prosegue Rotondi- a fronte di tante dichiarazioni ipocrite di sostegno alle quote rosa, di fatto lo Stato non fa niente per evitare che la donna che si dovesse assentare per maternità non riesca poi a tornare in forza sul posto di lavoro".
Secondo l'avvocato, "quello che è stato visto come un discorso sessista e discriminatorio altro non è stato che un discorso di presa d'atto di una situazione che è sotto gli occhi di tutti e rispetto al quale lo Stato è ancora una volta assente, non facendo nulla per aiutare la donna a tornare in forza sul posto di lavoro dopo la maternità". Al contrario, per Rotondi, "un discorso di cernita delle donne all'ingresso nel mondo del lavoro avrebbe, invece, un risvolto assolutamente sbagliato, che non troverebbe nessun approccio nelle norme e sarebbe discriminatorio".
Oggi, secondo il giuslavorista, "il timore che una persona che assume un ruolo di rilievo in un'azienda si possa assentare, non per un giorno o per un mese, ma per periodi lunghi tali da creare un vuoto organizzativo è sulla scrivania di tutti di coloro che si occupano di organizzazione delle risorse umane ed è un tema che riguarda la maternità".
"Ogni dipendente si trova prima o poi a non essere al 100% in un dato momento, un altro conto è invece scomparire dall'organizzazione con tutte le responsabilità finora assunte per poi ricomparire nei mesi dopo. Questo è il tema su cui bisogna concentrarsi", dice. Ed è indubbio, secondo il giuslavorista, che "scontiamo anche una cultura che vede l'uomo assente nell'evento genitoriale". "Si fa fatica a immaginare una parità nella coppia in quei momenti. Ma non possiamo fare finta che il tema non esista", conclude.