La posizione del presidente della Confederazione dei dirigenti
“Accogliamo con plauso l’approdo, entro la prossima settimana in Consiglio dei Ministri, della legge delega sulla riforma del fisco con l’obiettivo di rivoluzionare un sistema tributario ormai datato. Il fisco è una leva propulsiva importante per la nostra economia e non possiamo restare ancorati a un sistema tributario obsoleto. Serve una riforma strutturata che riequilibri il rapporto contribuente e fisco al fine di combattere in maniera preventiva l’evasione e che ponga dipendenti e pensionati al centro del sistema". E' quanto dichiara Stefano Cuzzilla, presidente Cida.
"Nei mesi scorsi -spiega Cuzzilla- abbiamo dimostrato, grazie ai dati elaborati da Itinerari Previdenziali, che il totale dei redditi prodotti nel 2020 e dichiarati nel 2021 ai fini Irpef è ammontato a 865,074 miliardi, per un gettito Irpef generato di 164,36 miliardi, in calo del 4,75% rispetto all’anno precedente. Diminuiscono anche i dichiaranti (41.180.529) e i contribuenti che versano almeno 1 euro di Irpef, che scendono a quota 30.327.388, valore più basso registrato dal 2008", continua Cuzzilla.
"Cala, infine, la percentuale di contribuenti che sopporta la gran parte del carico fiscale: mentre quasi la metà degli italiani (il 49,15%) addirittura non dichiara redditi, tra i versanti è l’esiguo 12,99% dei contribuenti con redditi dai 35mila euro in su a corrispondere da solo il 59,95% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. Mi auguro che nel testo della riforma il Governo tenga conto di ciò con l’obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, di ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività e l’equilibrio dei conti pubblici e di perseguire con determinazione l’azione di contrasto all’evasione fiscale", aggiunge ancora. "Noi di Cida ci siamo già messi a disposizione del Governo e siamo pronti a collaborare fornendo dati e analisi a supporto affinché si possa giungere ad un testo condiviso che tuteli le categorie meno abbienti senza colpire nuovamente i redditi da lavoro medio-alti già tartassati”, conclude.