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Lavoro: in Italia nel 2015 scoperti 19.000 posti nel settore hi-tech

Studio di Modis, la società del Gruppo Adecco specializzata nel mettere in contatto i professionisti dell’Information & Communication Technology con le migliori opportunità lavorative a livello globale.

Lavoro: in Italia nel 2015 scoperti 19.000 posti nel settore hi-tech
31 ottobre 2014 | 09.24
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Nonostante l'Italia registri uno dei più bassi tassi di occupabilità in Europa, il nostro Paese ha anche il più alto numero di posizioni aperte nel settore tecnologico e non si riescono a trovare candidati idonei. Stando a uno studio di Modis, la società del Gruppo Adecco specializzata nel mettere in contatto i professionisti dell’Information & Communication Technology con le migliori opportunità lavorative a livello globale, nel nostro Paese c'erano 15.000 posti di lavoro liberi nel settore hi-tech che, secondo gli analisti, saliranno a 19.000 nel 2015.

Nonostante la generale mancanza di opportunità professionali nel nostro Paese, 3.000 di queste posizioni sono rimaste scoperte e, rileva lo studio, a fine 2014 saliranno ad almeno 4.000. Oltre la metà di queste posizioni riguardano impieghi full time, un terzo part time ed il 13% l'apprendistato. E anche a livello europeo la situazione non è tanto diversa. Secondo la Commissione europea, infatti, cresce del 3% l'anno il divario tra il numero dei posti di lavoro offerti e il numero delle persone con le giuste competenze digitali.

Lo studio è emerso nel corso dell'evento conclusivo della campagna e-Skills for Jobs 2014 'Making a career with Digital Technologies', a Roma, cui hanno partecipato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Sandro Gozi, e il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini. La campagna della Commissione europea è coordinata in Italia da Anitec-Associazione nazionale industrie di informatica, Tlc e elettronica.

"L'attuazione in Italia del programma e-Skills for Jobs e l'incontro di Roma hanno proprio l'obiettivo di combattere l'arretratezza italiana nell'uso delle nuove tecnologie come strumento di comunicazione, condivisione di esperienze e crescita, innanzitutto sociale e culturale, e quindi anche economica", ha sottolineato il vicepresidente di Anitec, Giancarlo Grasso. Per questo, ha aggiunto, "crediamo che il primo passo possa essere quello di mettere a fattor comune le migliori esperienze nel campo formativo e scolastico, sostenute da enti, associazioni e imprese".

Un forte allarme a intervenire in "maniera decisa" nel colmare il gap di competenze digitali in Italia e in Europa è arrivato da John Higgins, direttore generale di DigitalEurope, l'associazione europea che riunisce le imprese della tecnologia digitale. "Se non si interviene in maniera decisa per colmare questo gap c'è pericolo di perdere una generazione di giovani", ha detto.

"E' essenziale spingere per la loro piena occupazione e il modo più ovvio per farlo, quando le opportunità non abbondano, è - ha rimarcato Higgins - quello di formarli adeguatamente per le realtà che invece stanno assumendo". E questo, ha evidenziato, "significa innanzitutto permettere loro di acquisire le competenze digitali richieste oggi".

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