Docenti promossi su competenze, bocciati su tecnologie, secondo il 10° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University
A due anni dallo scoppio della pandemia, i giovani italiani tracciano un bilancio della didattica a distanza: il 30,8% la ritiene responsabile di aver peggiorato la formazione, mentre il 32,1% ha evidenza che essa abbia creato molti disagi psico-sociali agli studenti. Di qui dunque la richiesta, formulata da 1 intervistato su 4 (26,3%), di investire i fondi del Pnrr destinati alla scuola principalmente in attività di supporto psicologico agli studenti. Emerge dal 10° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University, con la direzione scientifica del professore Nicola Ferrigni e della professoressa Marica Spalletta.
Chiamati a valutare i propri insegnanti, i giovani ne premiano la preparazione (48,6% buono; 31,1% ottimo) e le competenze didattiche (48,7% buono; 12,5% ottimo). Per contro, emergono giudizi più critici circa la padronanza delle tecnologie (24,2% insufficiente; 48,5% sufficiente) e la capacità di ascolto (24% insufficiente; 36,2% sufficiente). Nel complesso, il 36,5% ritiene che gli insegnanti più bravi lo siano per una propria vocazione personale, mentre il 23,4% li percepisce stressati. Per il 10,7% essi sono oppressi da troppa burocrazia.