L'esperto di siti contaminati: "Situazione drammatica, avranno bisogno di competenze tecnico-scientifiche, non dobbiamo lasciarli soli"
Amianto, uranio impoverito, mercurio, arsenico. E poi idrocarburi ed emissioni. In Ucraina, a un mese dall'inizio della guerra, al dramma del conflitto si aggiunge anche quello di una grave contaminazione dei terreni, delle falde e dell'aria con cui il Paese dovrà fare i conti, sul piano ambientale e sanitario. "La guerra è di per se un'attività che inquina, non solo dal più banale punto di vista delle emissioni in atmosfera dovute al passaggio di mezzi che bruciano carburante, ma anche e soprattutto delle sostanze nocive rilasciate dalle deflagrazioni o dell'amianto largamente utilizzato nelle costruzioni che sono state distrutte rilasciando le pericolose fibre", spiega all'Adnkronos Daniele Baldi, esperto di siti contaminati, referente di Sigea (Società italiana di geologia ambientale).
Partiamo dall'amianto, qui il problema è maggiormente connesso alla distruzione dei centri abitati. "L'amianto in Ucraina è stato vietato nel 2020, quindi fino a poco tempo fa è si è costruito utilizzandolo e oggi, in ambito edile, si trova dappertutto. In una città devastata come Mariupol - spiega Baldi - c'è sicuramente una marea di materiali contenenti fibre di amianto, ora disperse, e che rappresentano un grande problema perché basta respirarne una per provocare il mesotelioma che può manifestarsi anche dopo 20-30 anni".
Poi c'è la questione della deflagrazione delle bombe "che rilascia una serie di sostanze nocive, anche cancerogene, come metalli pesanti e uranio impoverito. Strati di uranio impoverito si trovano anche nei carrarmati, dove servono ad aumentarne la resistenza della corazza". L'altra parte del problema è che l'Ucraina è uno Stato fortemente industrializzato con una serie di industrie pericolose, da quelle chimiche alle centrali nucleari alle industrie siderurgiche, che contengono molte sostanze pericolose. "In un'acciaieria rasa al suolo c'è una marea di sostanze nocive e metalli pesanti", ricorda Baldi.
Insomma, "lo scenario è tragico - sottolinea l'esperto di siti contaminati - anche perché le sostanze nocive e cancerogene non restano confinate, se ne vanno in giro, vengono trasportate dal vento, entrano nei terreni e nelle falde con il loro conseguente inquinamento. In Ucraina, nel 2018 su 60 bacini idrici ben 55 erano già inquinati. La situazione era difficile già prima, gli standard ambientali non è che fossero elevati, se a questo si aggiunge la devastazione della guerra, allora quella che abbiamo di fronte è una vera e propria tragedia che si aggiunge alla tragedia. E' una cosa di cui non si parla".
Bonificare? "Si può arrivare fino a un certo punto - risponde Baldi - Le polveri che contengono amianto, in una città distrutta come Mariupol, se ne vanno in giro e diventa difficile arginare il problema. Uranio impoverito, metalli pesanti, mercurio, arsenico e idrocarburi, tipici delle deflagrazioni, arrivano nei terreni e nelle falde, e la falda è dinamica, quindi il rischio è che la contaminazione non si riesca a perimetrare e contenere. Per circoscrivere il problema e mettere in sicurezza l'area bisognerebbe agire nell'immediato. Bisognerà lavorare caso per caso, di volta in volta capire la situazione, caratterizzare il sito e cercare di circoscrivere la contaminazione, mettere in sicurezza e bonificare".
I tempi? "E' una domanda senza risposta, difficile dirlo. Sicuramente parliamo di anni, e anni significa almeno un decennio. Da una parte, fortunatamente, gli ecosistemi un po' si ripuliscono da soli, parlo per esempio dei fenomeni di biodegradazione delle sostanze organiche come il gasolio. Il problema riguarda principalmente i metalli pesanti, l'uranio impoverito, l'amianto. Là non esiste degradazione".
Difficile anche fare una stima ora dei danni. "A guerra finita bisognerebbe valutare i danni e le situazioni rischiose sul piano ambientale e fare un piano di ripristino degli standard ambientali, che erano già molto bassi prima della guerra. Poi, servono le competenze: nella speranza che la guerra finisca il prima possibile e che l'Ucraina venga accolta nella famiglia europea, ci dovrà essere una grande aiuto da parte nostra per impostare questo lavoro, sul piano tecnico e scientifico, per quanto riguarda la bonifica e la decontaminazione. Non posiamo lasciarli soli".
(di Stefania Marignetti)