Canale diretto o mediatori, i due paesi non chiudono le comunicazioni
Fra Russia e Ucraina ci sono canali di comunicazione informali, malgrado la guerra. Rappresentanti dei due Paesi si incontrano regolarmente per discutere dello scambio di prigionieri, della restituzione delle salme dei militari uccisi al fronte, e, da poco, il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, oltre che notoriamente del passaggio sicuro di navi con cereali da porti ucraini.
In alcuni casi, i colloqui avvengono con intermediari, come la Turchia, il Qatar, gli Emirati arabi uniti, l'Arabia saudita, il Vaticano o il Comitato internazionale della Croce rossa. Ma la maggior parte dei contatti avviene direttamente, fra rappresentanti dei due Paesi che si vedono al confine oppure a Istanbul - dove a condurli per l'Ucraina fino a settembre era l'attuale ministro della Difesa, Rustem Umerov - o si parlano al telefono, spiegano fonti ucraine al Washington Post.
Il Vaticano sta operando come mediatore per il rientro dei civili ucraini, come i cuochi, i medici e anche militari ma che non combattono che, secondo la Convenzione di Ginevra, non possono essere tenuti prigionieri. La scorsa estate, il direttore dell'intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, era stato invitato a incontrare Papa Francesco. Lo sforzo "è ancora in corso", spiegano fonti ucraine citate dal Washington Post.
Il governo ucraino ha passato un elenco di nomi e messaggi al nunzio apostolico a Kiev, l'arcivescono Visvaldas Kulbokas, che li ha passati, attraverso la Santa Sede, alla Chiesa ortodossa russa a Mosca. Il Patriarca Kirill poi contatta il Cremlino.
"E' emotivamente molto molto difficile", ha ammesso Dmytro Usov, un ufficiale dell'intelligence militare ucraina a capo di un centro di coordinamento per negoziati sullo scambio di prigionieri. "Loro sono il nemico. Ma di fronte a un processo negoziale, bisogna superare questo conflitto di interessi. Capiamo che qualunque cosa sia accaduta, qualunque sia la relazione che abbiamo ora, noi ucraini siamo interessati al rientro dei nostri combattenti e se respingiamo ogni canale di comunicazione, non saremo in grado di farlo", ha aggiunto. "Gli intermediari sono un paracadute, ma se lo facciamo da soli, risolviamo", ha aggiunto il consigliere del Presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak.
Da parte russa, lo scambio dei prigionieri di guerra è discusso da un centro di coordinamento del ministero della difesa a cui partecipano anche elementi dell'Fsb. Per la liberazione di prigionieri specifici, sono intervenuti anche politici, esponenti della Wagner, e del battaglione Akhmat dei ceceni. L'Ucraina vuole riportare a casa i prigionieri di guerra in mano russa il più velocemente possibile, per le prove di torture sistematica a cui sembra siano sottoposti.
Gli scambi di prigionieri, così come la restituzione delle salme, avviene nella regione di Sumy, l'unico territorio ucraino in cui non c'è un fronte aperto. Due volte al mese, camion refrigerati pieni di cadaveri arrivano al confine e personale dei servizi di emergenza ucraini scaricano e ricaricano su altri camion i morti, testimonia Oleh Kotenko, che fino a settembre ha lavorato allo scambio e alla ricerca dei soldati dispersi. Esperti della Croce rossa controllano i documenti e membri dei servizi di sicurezza russi e ucraini osservano. "Il numero di corpi, il posto e il momento dello scambio è concordato con i russi". Fino a ora 1.700 uomini sono stati sepolti con la dignità degli eroi grazie a questo, si sottolinea.
A margine delle trattative per un accordo sull'export del grano, nel settembre del 2022 era stata raggiunta un'intesa per lo scambio di prigionieri più corposo mai effettuato dall'inizio della guerra. Lo scambio più recente risale allo scorso luglio.
Nei giorni scorsi, il Qatar, intervenuto per la complessità del caso, ha aiutato ad assicurare il ritorno in Ucraina di quattro minorenni deportati in Russia. La Russia in genere restituiva bambini deportati solo ai loro tutori o rappresentanti legali. Questo significa che i genitori o altri parenti dovevano recarsi in Russia. I garanti per i diritti umani di Ucraina e Russia, Dmytro Lubinets e Tatiana Moskalova, hanno aperto un canale sulla questione. E si sono incontrati due volte, a ottobre del 2022 alla frontiera, e lo scorso gennaio a Istanbul. Dallo scorso marzo qualcosa è cambiato: i bambini vengono lasciati al confine fra Ucraina e Bielorussia, che attraversano a piedi, per poi essere accolti dalla ong Save Ukraine.