Russia: "Oltre mille marines ucraini arresi". Ma Kiev non conferma
"Il 90 per cento degli edifici della città di Mariupol sono stati ridotti in macerie", è "stato colpito l'ospedale, sono state distrutte le scuole". Si tratta di "crimini di guerra commessi dal criminale Putin", il cui obiettivo sarebbe quello di "distruggere una città che guardava al futuro e che sarà per sempre ucraina". Lo ha detto il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko, aggiungendo di avere "il cuore spezzato" per la sua città, per la quale "ho lavorato otto anni e loro hanno voluto distruggerla perché simboleggiava il futuro".
"Fino a quando Mariupol resisterà, l'Ucraina resisterà". Ed è "per questo la comunità internazionale deve unirsi a noi per liberare Mariupol", ha detto ancora il sindaco, aggiungendo che ''i negoziati devono fare progressi''. ''Secondo le nostre stime sono ventimila le persone morte a Mariupol a causa dei bombardamenti russi'', ha detto ancora, parlando di "genocidio da parte della Federazione russa contro la nostra città e il nostro Paese".
"Ieri ci siamo uniti con dei veri combattenti che sono rimasti fedeli al proprio giuramento e ora difenderanno insieme a noi la città. Sono dei veri uomini che hanno scelto la strada di guerra. Non fate degli eroi di coloro che si sono arresi volontariamente e che hanno scelto la strada di vergogna". Ad affermarlo è il comandante del reggimento Azov, Denys Prokopenko in merito alla battaglia a Mariupol.
"Abbiamo eseguito un'operazione di successo insieme al reggimento Azov. Continuiamo a svolgere la nostra missione da combattimento. Il nostro spirto e il nostro morale resta alto. Ssappiamo perché stiamo qui e cosa facciamo", sottolinea il Comandante della 36 brigata della marina ucraina Serhii Volyna.
Sarebbero oltre mille i soldati della 36esima brigata della marina ucraina, inclusi 162 ufficiali, che si sono arresi nella città portuale assediata. E' quanto sostiene il ministero della Difesa russo in una nota dicendo che "nella città di Mariupol, a seguito del successo delle offensive delle forze armate russe e delle unità della milizia della Repubblica popolare di Donetsk, 1.026 soldati ucraini della 36esima Brigata della Marina hanno deposto volontariamente le armi e si sono arresi". La notizia non viene però confermata da Kiev che sostiene di "non avere queste informazioni".
Le dichiarazioni di Mosca seguono simili affermazioni fatte sul suo canale Telegram dal leader ceceno Ramzan Kadyrov che l'ha definita "una scelta giusta" e ha parlato anche di "centinaia di feriti''. Secondo Kadyrov, "le forze ucraine vengono sconfitte una dopo l'altra ogni giorno". "I combattenti ucraini non sanno cosa fare con i feriti, non sanno chi contattare e cosa fare dopo, perché la resistenza è inutile e non ci sono quasi più combattenti. Sono attivi solo piccoli gruppi individuali", ha detto. Il leader ceceno ha aggiunto che "ci sono circa 200 feriti nello stabilimento di Azovstal che non possono ricevere assistenza medica". Ed ''è meglio per loro e per tutti gli altri porre fine a questa inutile resistenza e tornare a casa dalle loro famiglie".
Mariupol "è sotto assedio totale. I bombardamenti non si fermano mai", ha detto a Bbc Radio 4 il deputato ucraino, Dmytro Gurin, secondo cui nella città sarebbero rimasti più di 100.000 civili.
Intanto gli abitanti dei villaggi attorno a Mariupol hanno lamentato malori a causa di possibili sostanze chimiche rilasciate dai russi. Lo rende noto il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko, aggiungendo che "i russi hanno usato qualche sostanza chimica ma ci è impossibile prelevare dei campioni. Il vento ha diffuso la sostanza. E nella periferia a Sartana e Talakovka alcune persone sono state male e hanno abbandonato quelle zone".
"Per oggi non sono previsti corridoi umanitari per i civili perché l'occupante viola il cessate il fuoco", ha reso noto la vice premier ucraina Iryna Vereshchuk. "Non solo gli occupanti stanno ignorando il diritto umanitario internazionale, ma non possono controllare adeguatamente i loro militari sul campo - ha scritto su Telegram la ministra per la Reintegrazione dei territori occupati - Tutto ciò crea un livello alto di pericolo, quindi dobbiamo astenerci dall'aprire corridoi umanitari oggi. Ma lavoriamo per riaprirli il prima possibile".