Dopo che l'accordo di Minsk rimanda a fine anno il ritorno del controllo dei confini orientali a Kiev, vale la pena ricordarne l'origine, a opera dei bolscevichi. Dalla Taganrog di Chekov alle statue di Lenin abbattute nell'ultimo anno, gli storici evidenziano leggende e ricordi incompleti sugli anni Venti.
L'Ucraina? Una entità nata per volontà dei bolscevichi nel caotico periodo post rivoluzionario. Era stato Lenin a definire i confini orientali contestati dai separatisti -i confini su cui Kiev dovrebbe riprendere il controllo solo alla fine dell'anno nei termini del nuovo accordo di Minsk- laddove Stalin lo ha fatto in seguito con quelli occidentali. In un'intervista all'Adnkronos, Andrei Sorokin il direttore dell'archivio di stato russo per la storia sociale e politica, gli archivi più importanti per la storia dell'Unione sovietica, ricorda le origini della questione nazionale ucraina, quasi a indicare nella storia d'Europa i segni persistenti delle opposte posizioni di Lenin e Stalin, uno stato bolscevico come federazione di repubbliche nazionali per il primo, la confluenza di nazioni in un unica nazione socialista per il secondo.
Nel lasciar emergere le diverse visioni dei due leader bolscevichi Sorokin insiste sull'"analfabetismo storico" dei russi, soprattutto dei giovani, sui "miti, le leggende e le fiabe intessute sul passato", e sottolinea il lungo e complesso processo di formazione dell'identità della società in Russia che solo negli ultimi anni, dice "ha iniziato a dare risultati", da ultimo grazie proprio ai nuovi studi sulla prima guerra mondiale e sul periodo a cavallo degli anni Venti, il periodo in cui ha invece iniziato a definirsi la società ucraina.
E lo storico che su Stalin ha promosso decine di studi monografici basati sui documenti degli archivi, programmi sull'emittente indipendente Radio Ekho Moskvy, l'apertura di un sito Internet con i documenti relativi al periodo stalinano (non tutti, secondo i critici) denuncia la "frammentazione" della società del suo paese confermata quando la metà dei russi dice di considerare Stalin come un eroe positivo. Nessuna decisione dall'alto, assicura: eroe è stato proclamato, nel 150esimo anniversario della nascita, il primo ministro riformista dello zar ucciso nel 1916 Piotr Stolipin, mai Stalin.
I confini orientali dell'Ucraina, è vero, sono stati tracciati negli anni venti. "Ma sempre con l'idea che non fossero davvero importanti, come quelli a occidente che invece inglobavano territori che non facevano parte prima dell'Unione sovietica", precisa lo storico dell'Università di Trento Simone Bellezza, autore del saggio "Insorgere per la democrazia" (che sarà presentato a Roma il 19 di questo mese). E così è stato fino al 1991. Chi mai si è preoccupato del passaggio di Taganrog dal governatorato di Donetsk alla regione russa di Rostov nel 1924? Solo di recente, si è montata la leggenda, priva di qualsiasi fondamento, che il passaggio della città natale di Chekov fosse alla base di quello della Crimea deciso da Krushev.
Taganrog, spiega, "fu annessa alla repubblica russa in quanto la maggioranza della gente che ci viveva era russa". E il resto della regione di Donetsk allora? Fino all'industrializzazione, è campagna, e in campagna "si parlava più l'ucraino che non il russo". "Paradossalmente la vicinanza al confine con la Russia a consentito a chi vi abitava maggior libertà, libertà a interessi per lingua e letteratura nazionali che a ovest invece, dopo la guerra, rischiavano di essere considerate come espressioni associate al nazismo. Per Bellezza, Lenin e Stalin non erano parte di due famiglie politiche così lontane, piuttosto agivano in un panorama politico completamente diverso, con diverse parole d'ordine. "Anche ideologicamente, Stalin non denuncerà mai la politica delle nazionalità del periodo leniniano".
"Non vogliamo che la storia sia usata per fini politici, come elemento alla base di decisioni politiche", dice Sorokin, ma "la crisi in ucraina ha radici che si trovano nella storia". Non nella Seconda guerra mondiale, ma "nella Prima, nella crisi rivoluzionaria, in Russia e nell'Europa tutta", aggiunge, quasi a voler sgomberare il campo dal concetto impieriale zarista e staliniano infine ripreso da Putin parlando di Novorossiya nei mesi compresi fra la primavera e l'autunno di questo anno, come ha ricordato il filosofo Slavoj Zizek in uno degli interventi che ha dedicato alla questione ucraina. Fra l'altro, ed è proprio l'eretico sloveno a denunciarne il paradosso, nei mesi delle proteste, sono state abbattute decine di statue di Lenin in tutta l'Ucraina -97 solo il 22 febbraio, il giorno in cui Viktor Yanukovich lascia l'Ucraina- senza ricordare il ruolo che ebbe nella costruzione dell'identità nazionale e che furono innalzate a partire dal 1956 del Novecento al posto di quelle di Stalin ovunque in Unione sovietica (così come sulla testata della Pravda al doppio profilo dei due leader fu sostituito nel 1962 con un doppio profilo del solo Lenin).
Si dice che l'indipendenza dell'Ucraina sia stata il risultato dell'attività della Rada indipendente, del primo governo ucraino nel 1917, proprio dopo la rivoluzione liberal democratica di febbraio in Russia. Ma non è così, sottolinea Sorokin, in quel momento in Ucraina non si pensava proprio all'indipendenza, quanto a relazioni di federazione con la Russia. "E' stato Lenin a legittimare le richieste di Kiev per i territori orientali russi", sottolinea ricordando che "i bolscevichi non erano allora interessati a una Federazione russa forte". Nessuno lo ricorda, ma i primi a sostenere l'Ucraina indipendente negli anni venti sono stati proprio i russi.
Kiev non dichiarò l'indipendenza dal governo di Pietrogrado, ma subito da quello dei bolscevichi. Sono stati loro a fondare negli anni venti uno stato nazionale ucraino, sottolinea Bellezza, "con tutte le strutture nazionali, dall'Accademia delle scienze al sistema educativo, che poi avrebbero consolidato l'idea di nazione".
Ecco quindi la nascita dell'Ucraina come stato, la definizione dei suoi confini con la Russia, secondo i principi proclamati da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti dopo la fine della prima guerra mondiale. Il processo si completa con i confini occidentali più avanti, quando il problema non era la questione ucraina, bensì la logica delle sfere di influenza. Se ne riparlerà decine di anni dopo.