L'attivista russo Anatoly Berezikov è morto in un carcere della regione di Rostov. Nell'ultimo mese Berezikov è stato arrestato più volte con accuse diverse, da disobbedienza a pubblico ufficiale a schiamazzi, in realtà per aver collaborato con il progetto pacifista ucraino 'Voglio vivere', distribuendo volantini in città, ha denunciato l'organizzazione Ovd-Info, citando la sua avvocata, Irina Gak.
Berezikov, che ha 40 anni, avrebbe dovuto essere rilasciato oggi. Ma contro di lui stava per essere aperto un caso per tradimento: l'ong ucraina per cui collaborava aiutava i soldati russi a farsi prendere prigionieri. Come aveva denunciato alla sua avvocata, la polizia esercitava pressioni su di lui perché si arruolasse.
La legale ieri si è recata in carcere per incontrarlo ma è stata informata che non si trovava nella struttura. Lei ha scorto la sua salma nel cortile, trasportata su una autoambulanza. Il giorno precedente Gak aveva notato sul corpo di Berezikov segni evidenti di taser che, ha detto, le autorità avevano usato per torturarlo. Lui stesso le aveva riferito che i secondini avevano minacciato di ucciderlo. Una fonte carceraria ha reso noto, parlando con Ovd-Info, che si sarebbe ucciso nella sua cella.
L'appartamento di Berezikov era stato perquisito il dieci maggio scorso, senza un mandato. Quello stesso giorno, gli hanno rotto le costole e poi un tribunale ha confermato un arresto di dieci giorni per disobbedienza a pubblico ufficiale. Berezikov, 40 anni, è stato condannato nuovamente, proprio mentre stava per lasciare il carcere, per schiamazzi. Prima dell'udienza, agenti di polizia lo hanno portato fuori dalla città e lo hanno torturato con un taser. E' poi stato condannato una terza volta a 15 giorni di carcere, di nuovo per schiamazzi, il 31 maggio.