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Papa in Armenia: "Il 'Grande Male' vi ha colpito, genocidio per aberranti motivi"

(Afp)
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24 giugno 2016 | 16.49
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Papa Francesco, incontrando le autorità dell'Armenia, parla del 'Metz Yeghern', lo sradicamento sanguinoso subito dagli armeni nell’impero ottomano nel 1915, il 'genocidio' armeno termine contestato dalla Turchia, e ricorda il 'Grande Male' che ha colpito il popolo armeno. E, aggiungendolo a braccio, denuncia nuovamente il "genocidio". Lo fa rivolgendosi anche alla società civile e al corpo diplomatico nel palazzo presidenziale di Yerevan. "È per me motivo di grande gioia poter essere qui, toccare il suolo di questa terra armena tanto cara, fare visita ad un popolo dalle antiche e ricche tradizioni, che ha testimoniato con coraggio la sua fede, che ha molto sofferto, ma che è sempre tornato a rinascere", esordisce il Papa.

Bergoglio, ricordando la visita del presidente della Repubblica Serzh Sargsyan lo scorso anno in Vaticano, per fare memoria del 'Metz Yeghern', denuncia "il 'Grande Male' che colpì il vostro popolo e causò la morte di un’enorme moltitudine di persone. Quella tragedia, quel genocidio - aggiunge a braccio il Papa - inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli".

Papa in Armenia: "Dialogo per unità fra cristiani in un mondo così diviso"

Il Pontefice cita un poeta armeno, Elise Ciarenz, che ha dedicato un'ode alla sua terra: 'Il nostro cielo turchese, le acque chiare, il lago di luce, il sole d’estate e d’inverno la fiera borea, la pietra dei millenni, i libri incisi con lo stilo, divenuti preghiera'. "Sono queste alcune immagini potenti che un vostro illustre poeta ci offre per illuminarci sulla profondità della storia e sulla bellezza della natura dell’Armenia. Esse - dice Bergoglio - racchiudono in poche espressioni l’eco e la densità dell'esperienza gloriosa e drammatica di un popolo e lo struggente amore per la sua Patria".

Prima del Papa, aveva parlato il presidente armeno, Serz Sargsyan che aveva denunciato nel suo intervento il "genocidio armeno", invitando a "chiamare le cose con il loro nome". Quindi l'intervento del Papa che è tornato a denunciare il genocidio armeno.

Mai più "orrori" come quello accaduto in Armenia, è il forte monito che arriva da Francesco. "Avendo davanti ai nostri occhi gli esiti nefasti a cui condussero nel secolo scorso l’odio, il pregiudizio e lo sfrenato desiderio di dominio, auspico vivamente che l’umanità sappia trarre da quelle tragiche esperienze l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori".

Da qui l'appello di Francesco perché "si moltiplichino da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi che guardino il futuro".

Papa Francesco, incontrando le autorità e la società civile dell'Armenia, parla delle persecuzioni dei cristiani e dei tanti conflitti che non trovano una risoluzione positiva e chiama in causa chi ha in mano le sorti delle nazioni. "Oggi - osserva Bergoglio - in particolare i cristiani, come e forse più che al tempo dei primi martiri, sono in alcuni luoghi discriminati e perseguitati per il solo fatto di professare la loro fede, mentre troppi conflitti in varie aree del mondo non trovano ancora soluzioni positive, causando lutti, distruzioni e migrazioni forzate di intere popolazioni".

"È indispensabile perciò - è la sferzata del Pontefice - che i responsabili delle sorti delle nazioni intraprendano con coraggio e senza indugi iniziative volte a porre termine a queste sofferenze, facendo della ricerca della pace, della difesa e dell’accoglienza di coloro che sono bersaglio di aggressioni e persecuzioni, della promozione della giustizia e di uno sviluppo sostenibile i loro obiettivi primari".

Francesco chiede il contributo degli armeni: "Il popolo armeno ha sperimentato queste situazioni in prima persona; conosce la sofferenza e il dolore, conosce la persecuzione; conserva nella sua memoria non solo le ferite del passato, ma anche lo spirito che gli ha permesso, ogni volta, di ricominciare di nuovo. In tal senso, lo incoraggio a non far mancare il suo prezioso contributo alla comunità internazionale".

Nel suo intervento, il Pontefice ricorda che quest’anno ricorre il 25esimo anniversario dell'indipendenza dell’Armenia: "È una felice circostanza per cui rallegrarsi e l'occasione per fare memoria dei traguardi raggiunti e per proporsi nuove mete a cui tendere. I festeggiamenti per questa lieta ricorrenza saranno tanto più significativi se diventeranno per tutti gli armeni, in patria e nella diaspora, uno speciale momento nel quale raccogliere e coordinare le energie, allo scopo di favorire uno sviluppo civile e sociale del Paese, equo ed inclusivo".

PRECEDENTE - Papa Francesco, il 12 aprile 2015, ricordando la strage di cristiani perpetrata dall'Impero Ottomano, nella celebrazione che presiedette in San Pietro, ricordò la definizione di genocidio che avevano usato Giovanni Paolo II e il patriarca armeno Karekin II, nella dichiarazione Comune del 27 settembre 2001: "La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo". Immediata la reazione del governo turco che parlò di "parole inaccettabili" e richiamò l'ambasciatore in Vaticano.

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