L'inchiesta del Washington Post: anche l'Ungheria avrebbe usato il programma di un'azienda israeliana. Orban: è falso
Una tecnologia israeliana, nota come Pegasus, usata da diversi paesi per hackerare e spiare migliaia di persone in tutto il mondo attraverso i cellulari: nel mirino politici, giornalisti, attivisti per i diritti umani, manager di primo piano. Lo afferma il Washington Post sulla base di un'inchiesta condotta con altri 16 media. I telefoni fanno parte di una lista di oltre 50.000 utenze, individuate in paesi "noti per impegnarsi nella sorveglianza dei cittadini e noti anche per essere stati clienti dell'azienda israeliana NSO Group", scrive il Washington Post, facendo riferimento alla società attiva nel settore della 'spyware industry'. Molti numeri sarebbero associati ai cluster di 10 paesi: Azerbaijan, Bahrain, Ungheria, India, Kazakistan, Messico, Marocco. Ruanda, Emirati Arabi.
Tra le prime reazioni al WP, quella dell'ufficio del primo ministro ungherese Viktor Orban. "In Ungheria, gli organi statali autorizzati a utilizzare strumenti in incognito sono regolarmente monitorati da istituzioni governative e non governative", ha affermato l'ufficio del premier. "Avete fatto le stesse domande ai governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito, della Germania o della Francia?".
Pegasus è concepito per aggirare le difese degli iPhones e degli smartphone Android. Gli attacchi lasciano pochissime tracce. Le tradizionali misure - password ordinarie e complesse - sono scarsamente utili. Pegasus può insinuarsi rubando foto, registrazioni, dati relativi alla localizzazione, telefonate, password, registri di chiamata, post pubblicati sui social. Il programma può anche attivare telecamera e microfono dello smartphone.
Non sono chiari gli autori materiali della lista o i motivi specifici per cui i soggetti siano stati spiati. Il lavoro svolto da Forbidden Stories, un'organizzazione no profit di base a Parigi, e da Amnesty International è stato determinante per consentire di identificare oltre 1.000 persone spiate in oltre 50 paesi di 4 continenti: spiccano oltre 600 tra politici e figure istituzionali di rilievo. Nella lista, secondo il Washington Post, figurano anche primi ministri. Accanto a loro mnistri, diplomatici, militari. E poi almeno 65 manager, 85 attivisti per i diritti umani, 189 giornalisti. Ci sarebbero anche diversi membri della famiglia reale saudita, nell'elenco che comprende 37 soggetti legati a titolo diverso all'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Tra i giornalisti, nomi riconducibili a CNN, Associated Press, Voice of America, New York Times, Wall Street Journal, Bloomberg News, Le Mondee, Financial Timese e Al Jazeera.
Pegasus, scrive il Washington Post, sarebbe stato concepito come strumento per monitorare l'attività di terroristi e criminali di rilievo. La società NSO ha giudicato privi di fondamento i risultati dell'inchiesta sottolineando -si legge- che non gestisce il software ceduto ai propri clienti e non "ha elementi" relativi alle specifiche attività di intelligence. "Detto chiaramente -afferma l'azienda- MSO Group è impegnato in una messione di salvataggio e continuerà a svolgerla nonostante tutti i continui tentativi di screditarne l'operato su basi false". La compagnia ha negato ogni coinvolgimento in attività contro Khashoggi e ha aggiunto che "continuerà a indagare" sulla base di tutte "le segnalazioni credibili di abuso" di Pegasus e "adotterà le azioni appropriate sulla base dei risultati di tali indagini". Tali azioni comprendono anche "la chiusura del sistema di clienti" che abbiano agito in modo scorretto: "NSO ha dimostrato di avere la capacità e la volontà di farlo, lo ha fatto più volte in passato e non esiterà a farlo ancora se una situazione lo richiede", la posizione dell'azienda riportata dal WP.