Teheran respinge appelli alla moderazione: le richieste di Francia, Germania e Regno Unito "mancano di logica politica". Esercitazioni militari nel nord del Paese. Israele avverte: "Colpiremo Iran anche se loro attacco non causasse vittime"
Solo un accordo sul cessate il fuoco a Gaza ai colloqui previsti per giovedì potrebbe convincere l'Iran a evitare la rappresaglia contro Israele per l'uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh. Lo hanno detto alla Reuters tre diverse fonti iraniane, come rilanciato dal 'Times of Israel' e da altri media internazionali.
Una delle fonti, che appartiene alla sicurezza, ha detto che Teheran, insieme a Hezbollah, lancerà un attacco diretto contro Israele se i negoziati falliranno o se ci sarà la percezione che lo Stato ebraico li trascina per le lunghe. Le stesse fonti però non precisano per quanto tempo l'Iran permetterà ai colloqui di andare avanti.
Le precisazioni di Teheran arrivano dopo che erano emerse indicazioni secondo cui avrebbe attaccato Israele prima dell'avvio dei negoziati di giovedì a Doha. L'Iran starebbe intanto tenendo un'esercitazione militare nel nord del Paese, ha riferito l'agenzia di stampa Mehr.
In via ufficiale però l'Iran respinge gli appelli per una de-escalation delle tensioni in Medio Oriente. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanaani, citato dall'Irna, afferma che le richieste di moderazione nei confronti di Israele da parte di Usa, Francia, Germania e Regno Unito "mancano di logica politica e sono completamente contrari ai principi e alle regole del diritto internazionale".
Secondo il ministero degli Esteri, "senza alcuna obiezione ai crimini del regime sionista, la dichiarazione degli Eu3 chiede in maniera impudente all'Iran di non rispondere alla violazione della sua sovranità e integrità territoriale".
Intanto, secondo quanto scrive su X Barak Ravid, giornalista di Axios, il segretario di Stato americano Antony Blinken avrebbe oggi in programma un viaggio in Qatar, Egitto e Israele.
La risposta a Israele per l'uccisione di Ismail Haniyeh è "un diritto", ha ribadito il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, nel corso di un colloquio telefonico avuto ieri sera con il premier britannico Keir Starmer. Secondo il presidente iraniano, la punizione dell''aggressore' è "un diritto delle nazioni e una soluzione per fermare crimini e aggressione". Secondo Pezeshkian, il silenzio dell'Occidente sui "crimini disumani e senza precedenti" a Gaza e sugli attacchi in altre regioni del Medio Oriente è "irresponsabile".
Intanto oggi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell’ambito dei continui contatti che sta intrattenendo sulla crisi in Medio Oriente, ha avuto una nuova conversazione telefonica con il Primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu. La presidente Meloni -riferisce una nota di Palazzo Chigi- ha reiterato il forte auspicio che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi, in linea con la Risoluzione 2735 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite, in occasione del prossimo round negoziale del 15 agosto.
La presidente Meloni ha ribadito il convinto sostegno alla mediazione guidata da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Nel riconoscere il diritto all’autodifesa di Israele, la presidente del Consiglio ha sottolineato l’importanza di una de-escalation a livello regionale, incluso lungo il confine israelo-libanese dove è presente la forza di interposizione delle Nazioni unite, Unifil, in cui l’Italia gioca un ruolo di primo piano.
Israele ha fatto arrivare nei giorni scorsi agli Stati Uniti e a diversi Paesi europei il messaggio che qualunque attacco dell'Iran avrà come risposta un attacco israeliano in territorio iraniano. A riportarlo è oggi la Radio dell'esercito israeliano, precisando che secondo fonti non identificate Israele avrebbe chiarito di essere pronto ad attaccare l'Iran anche se un eventuale attacco di Teheran non dovesse causare feriti o vittime tra la popolazione israeliana.
La Turchia "sembra più fiduciosa di quanto lo siamo noi che non ci sarà un'escalation" tra Iran e Israele. E' quanto ha detto l'ambasciatore americano ad Ankara, Jeff Flake, in un incontro con i giornalisti in occasione della fine del suo mandato. "Chiediamo a tutti i nostri alleati che hanno rapporti con l'Iran, compresa la Turchia, di insistere su do loro perché non ci sia un'escalation", ha affermato l'ambasciatore, secondo cui Ankara "sta facendo il possibile per assicurarsi che la situazione non degeneri".
Le dichiarazioni dell'ambasciatore sono arrivate nelle stesse ore in cui il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri turco Hakan Fiden, con cui, secondo quanto si legge in una nota, ha discusso "dell'importanza che Hamas torni al tavolo dei negoziati il 15 agosto" per finalizzare l'accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.
"Come governo stiamo facendo ogni sforzo per evitare la guerra". Sono le parole di Abdallah Bou Habib, ministro degli Esteri libanese ad interim in un'intervista a La Repubblica. "Abbiamo chiesto due cose a Hezbollah e agli iraniani: che la loro risposta, se deve esserci, non sia in contemporanea dallo Yemen, dal Libano, dall’Iraq e dall’Iran perché questo significherebbe guerra", ammette il ministro, secondo cui invece "gli israeliani vogliono la guerra: hanno fatto quelle operazioni a Beirut e Teheran per provocare l’escalation. La seconda cosa che abbiamo chiesto è una reazione che non causi una forte risposta israeliana e dunque un conflitto regionale".
Secondo il ministro, l'esito dei colloqui di pace di ferragosto è incerto: "nessuno lo sa, nemmeno gli americani. Certo, i doppi standard dell’Occidente non aiutano la pace - prosegue Bou Habib - Dopo la strage di Majdal Shams (quando, il 27 luglio, un campo da calcio in territorio israeliano fu colpito da un drone causando 11 morti, ndr), Israele, con il sostegno dell’Occidente, ha subito puntato il dito su Hezbollah, senza nessuna indagine. E non c’è stata nessuna condanna per la strage di due giorni fa a Gaza (quando le forze di Tel Aviv hanno bombardato una scuola, causando almeno 100 morti, ndr). Gli iraniani, poi, avrebbero accettato di non rispondere all’uccisione di Haniyeh a Teheran se ci fosse stata una condanna dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma nulla. A Israele viene concesso tutto".
Alla domanda sulla disponibilità di Hezbollah a ritirarsi al nord del fiume Litani, come previsto da una risoluzione Onu e richiesto da Tel Aviv, Bou Habib ribadisce: "Se Israele si ritira da tutte le aree occupate e si ritorna ai confini della tregua del 1983, certamente Hezbollah si ritira a Nord del Litani. Ma Israele deve accettare i confini internazionalmente stabiliti. Le discussioni sono in corso. La proposta sul tavolo ora è una mezza soluzione. Ma a mio parere una mezza soluzione è migliore di nessuna soluzione". L'intervista si conclude con un doppio messaggio: agli europei, Bou Habib chiede di rispettare "le leggi che loro stessi hanno creato dopo la Seconda guerra mondiale, il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale, basta con i doppi standard. Guarda la differenza della loro posizione dell’Occidente in Ucraina e a Gaza. Non sto difendendo Hamas, noi tutti abbiamo condannato le uccisioni di civili il 7 ottobre. Ma quando Israele sbaglia bisogna riconoscerlo e condannarlo". E all’Iran"di non interferire negli affari degli altri Paesi. Dobbiamo tutti lavorare per la pace", conclude.