
Le accuse per il giovane - che davanti al pm si è avvalso della facoltà di non rispondere - sono di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco. Pm: "Un caso che siano stati colpiti solo in cinque"
Ha confessato Salvatore Calvaruso, il 19enne del quartiere Zen di Palermo fermato con l'accusa di avere partecipato alla sparatoria che ha portato alla morte di tre giovani di Moreale (Palermo).
In un primo momento Calvaruso parlando con i carabinieri, il ragazzo aveva confessato di avere sparato, poi in sede di interrogatorio, davanti al pm, alla presenza del suo legale, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere secondo quanto emerge dal provvedimento di fermo firmato dal pm Felice De Benedittis secondo il quale il 19enne "sparando molteplici colpi, ad altezza d'uomo, in un tratto di strada molto affollato ha indubbiamente messo a repentaglio l'incolumità pubblica". Scrive il pm nel provvedimento di fermo: "E' stato solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano prodotte invece più vittime".
Nonostante il fermo del 19enne, l'inchiesta della Procura di Palermo non si ferma. I magistrati sono a caccia dei complici di Calvaruso. Si tratta di almeno tre o quattro ragazzi che avrebbero partecipato alla sparatoria.
"Intorno all'una e trenta del 27 aprile - scrive il pm nel provvedimento di fermo - si è scatenata una furiosa aggressione, verosimilmente scatenata da futili motivi, da parte di un gruppo (di 5 elementi) di ragazzi palermitani nei confronti di alcuni ragazzi del posto. A un certo punto, nel corso della confusione scatenatasi, almeno due elementi facenti parte del gruppo palermitano, utilizzando le rivoltelle in loro possesso, ha aperto il fuoco scaricando oltre 20 colpi di pistola sulla folla di 100 persone che affollava l'area in quel momento".
Il ragazzo è stato fermato perché sospettato di aver ucciso a colpi di pistola tre giovani monrealesi: Salvatore Turdo di 23 anni e i due 26enni Andrea Miceli e Massimo Pirozzo. Altri due giovani sono rimasti feriti. Le accuse sono di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco.
Il giovane è stato identificato grazie alle testimonianze e alle telecamere di videosorveglianza. Nella notte il pm ha firmato il decreto di fermo, che ora passerà al vaglio del gip di Palermo per la convalida del provvedimento. Il 19enne ora è detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo.
"Le dichiarazioni autoaccusatorie rese dall'indagato appaiono pienamente riscontrate dal contenuto dei filmati di videosorveglianza, acquisiti dagli esercizi commerciali posti nella zona attigua a quella in cui si sono verificati i fatti", scrive il pm nel provvedimento di fermo. Il giovane ha detto che nel corso della lite "che ha dato origine alla sparatoria" questi "avesse perso i propri occhiali, nella zona in cui sono avvenuti i fatti". E proprio lì i carabinieri hanno trovato gli occhiali "perfettamente corrispondenti a quelli indossati e utilizzati da Calvaruso come risulta da una fotografia estrapolata dai social". Per il pm "un elemento oggettivo individualizzante che consente di potere ragionevolmente stabilire la presenza dell'indagato sul luogo".
Subito dopo la strage, il 19enne si è inoltre disfatto del suo cellulare "in quanto contenente verosimilmente elementi che avrebbero potuto compromettere la sua posizione, in caso fosse finito in possesso dell'autorità giudiziaria".
Secondo il pm il giovane "potrebbe darsi alla fuga". Da qui l'urgenza di emettere il provvedimento di fermo. "Calvaruso, che inizialmente aveva deciso di collaborare con l'autorità inquirente rendendo dichiarazioni spontanee e ammettendo la proprie responsabilità, successivamente, sottoposto a interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sicché appare estremamente probabile che l'indagato, valutando le gravose conseguenze, in termini di eventuale pena, dell'accertamento delle condotte per cui si procede, consapevole di essere sottoposto ad indagini e del fatto che le stesse siano in procinto di accertare definitivamente le proprie responsabilità, possa darsi alla fuga, facendo perdere le proprie tracce, qualora restasse in libertà".
Un amico di Salvatore Calvaruso ha aiutato i carabinieri nell'identificazione del giovane. Come scrive il pm nel provvedimento di fermo "di assoluta rilevanza sono le dichiarazioni di un altro testimone”. Il ragazzo ha detto agli investigatori di avere prestato sabato notte il suo scooter a Calvaruso: “All’una e mezza si è presentato a casa mia dicendo che dovevo denunciare il furto della moto in quanto aveva combinato un macello”, "sparando e uccidendo due persone". Il terzo giovane è morto, infatti, solo ieri mattina in ospedale.
La rissa sarebbe scoppiata per un banale rimprovero dovuto all'alta velocità dello scooter. Sembra che il giovane fermato andasse veloce insieme ad altri ragazzi non lontano dai tavoli del bar in via D'Acquisto a due passi dal Duomo, con centinaia di persone presenti. A un certo punto due cugini, Salvatore Turdo e Andrea Miceli, avrebbero redarguito il ragazzo alla guida di uno degli scooter: "Andate piano, qui è pieno di gente". Ed è nata una lite a colpi di caschi. Solo qualche istante dopo sono state estratte una o forse due pistole. Ed è stato il caos. Sono stati esplosi almeno tra i 18 e i 20 colpi di pistola.
Uno dei due feriti nella sparatoria era seduto con la fidanzata al bar ed è estraneo alla rissa. Si tratta di Nicolò Cangemi di 33 anni. Quando ha visto sparare il giovane ha provato a disarmarlo senza riuscirci ed è rimasto ferito a una gamba. L'altro ferito è salvo per miracolo. Un sedicenne rimasto ferito alla nuca ma solo di striscio. E' fuori pericolo.