Aperto e poi richiuso il valico Rafah. Ancora raid sulla Striscia. Usa e Israele valutano governo ad interim a Gaza. Tel Aviv ai suoi cittadini: "Via da Egitto e Giordania". Gallant: "Hezbollah si è aggiunto ai combattimenti, pagherà prezzo altissimo"
Sono entrati oggi dal valico di Rafah i primi convogli di aiuti per la Striscia di Gaza, nel mirino delle operazioni israeliane dal terribile attacco di due settimane fa di Hamas in Israele. Secondo quanto ha reso noto la Cnn il valico è stato aperto e subito richiuso dopo il passaggio di soli 20 camion. Ieri, in attesa di passare, c'erano più di 50 camion. Hamas, che controlla la Striscia, ha affermato del convoglio facevano parte camion che trasportano medicinali, forniture sanitarie e una quantità limitata di scorte di cibo.
Non entrerà invece carburante, ha detto il portavoce delle forze israeliane (Idf), Daniel Hagari. Mentre un funzionario della sicurezza israeliana ha dichiarato che "ad ora non c'è alcuna crisi umanitaria a Gaza. "E' difficile spostare in pochi giorni le persone verso il sud della Striscia di Gaza, ma la popolazione se la cava. Non c'è carenza di acqua a Gaza - ha affermato ancora, coperto da anonimato - C'è cibo a sufficienza per le prossime settimane, oltre alle forniture di medicinali che, per quanto sappiamo, non mancano negli ospedali".
Nei giorni scorsi Israele, teatro del terribile attacco del 7 ottobre di Hamas, ha avvertito i palestinesi nel nord dell'enclave palestinese, chiedendo di spostarsi verso le aree a sud. Secondo le Idf sono circa 700mila le persone, su 1,1 milioni nel nord di Gaza, che si sono spostate verso le zone meridionale. L'ufficiale ha accusato Hamas, che controlla la Striscia nel mirino dei bombardamenti israeliani dall'attacco di due settimane fa, di continuare a impedire gli spostamenti verso sud.
L'annuncio dell'apertura del valico di Rafah era arrivato dall'ambasciata Usa in Israele, che in un avviso ha chiarito di non essere a conoscenza di "quanto resterà aperto, se sarà aperto, per il passaggio di cittadini stranieri in uscita da Gaza". L'ambasciata avverte che "molte persone cercheranno di passare se il valico verrà aperto" e mette in guardia i cittadini Usa per quella che rischia di diventare una situazione "caotica e disordinata su entrambi i lati del transito".
"Chiediamo a tutte le parti di mantenere il valico di Rafah aperto per permettere il continuo movimento di aiuti che è imperativo per la popolazione di Gaza. E siamo stati chiari: Hamas non deve interferire con la distribuzione dell'assistenza tesa a salvare vite". E' quanto afferma Antony Blinken in una dichiarazione in cui esprime la soddisfazione degli Stati Uniti per il primo convoglio di aiuti umanitari per Gaza arrivato oggi, come risultato di "giorni di intenso impegno diplomatico nella regione", in particolare con Israele ed Egitto con la partecipazione dell'Onu.
"Con questo convoglio la comunità internazionale inizia ad affrontare la crisi umanitaria a Gaza che ha lasciato i suoi residenti senza accesso sufficiente a cibo, acqua, cure mediche e riparo", aggiunge il segretario di Stato americano. "I civili palestinesi non sono responsabili per l'orribile terrorismo di Hamas e non si deve farli soffrire per le loro azioni depravate", ha aggiunto Blinken sottolineando che si continuerà a lavorare per "sottolineare l'importanza di aderire alla legge della guerra". Blinken assicura, infine, che si continua a lavorare "con urgenza" con Egitto e Israele per permettere alle centinaia di cittadini americani che si trovano a Gaza di "lasciare in sicurezza l'area del conflitto".
Continuano intanto raid aerei israeliani sulla Striscia. Secondo le ultime notizie di oggi, 21 ottobre 2023, almeno 30 persone sarebbero morte negli ultimi bombardamenti israeliani che hanno colpito la Striscia.
Secondo l'agenzia palestinese Wafa, che cita fonti locali, i raid hanno preso di mira varie aree nella zona di Rafah, nel sud dell'enclave palestinese controllata da Hamas, e anche Jabaliya, nel nord della Striscia. In precedenza le forze israeliane hanno confermato di aver colpito nella notte "numerosi obiettivi" di Hamas nell'enclave palestinese, compresi un centro di comando, "infrastrutture" del gruppo siti per il lancio di missili anticarro e postazioni utilizzate da cecchini in cima a palazzi della Striscia.
Raffica di razzi anche dalla Striscia di Gaza contro le zone centrali di Israele. Lo riferisce il Times of Israel che segnala diverse forti esplosioni, probabilmente dovute all'attivazione del sistema Iron Dome che intercetta i razzi. Le sirene di allarme per gli attacchi con razzi sono scattate a Rishon Letzion, Ness Tziona, Yehud e in altre località dell'area.
L'esercito israeliano è al corrente di 210 ostaggi nelle mani di Hamas, ha reso noto un portavoce dopo la liberazione di due donne. Le loro famiglie sono state tutte informate. Sono stati identificati, intanto, 765 dei civili uccisi da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre. Lo ha reso noto la polizia israeliana, citata dal Jerusalem Post. A questo punto sono state identificate circa il 75% delle vittime.
Sale a 4.385 il bilancio delle persone rimaste uccise nella Striscia di Gaza e tra loro ci sono 1.756 minori. I feriti sono 13.561. Lo riferiscono le tv satellitari arabe al-Jazeera e al-Arabiya sulla base di quanto comunicato dal ministero della Salute di Gaza.
"Oltre 1.600 bambini sarebbero stati uccisi in due settimane di bombardamenti a Gaza. Più di 4.200 altri sarebbero stati feriti. L’uccisione e la mutilazione di bambini, gli attacchi su ospedali e scuole e la negazione dell’accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini. L’umanità deve prevalere", dichiara Adele Khodr, direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa.
"C'è la possibilità che domani possano arrivare altri aiuti" ha dichiarato in un'intervista a Al Jazeera, Martin Griffiths, coordinatore delle operazioni umanitarie dell'Onu, pur sottolineando che si tratta di aiuti molto inferiori a quelli di cui ha bisogno la popolazione di Gaza. "Speriamo che gli aiuti possano entrare ogni giorno - ha aggiunto - e speriamo che possa diventare un'operazione a larga scala efficiente ed affidabile". In particolare, Griffiths insiste sul fatto che gli aiuti debbano comprendere il carburante, invio a cui Israele si oppone sostenendo che potrebbe essere confiscato da Hamas e usato per i combattimenti.
"Abbiamo bisogno del carburante", afferma il coordinatore Onu, ricordando come questo sia essenziale per i bisogni dei civili, comprese le cure sanitarie. E spiegando che nei negoziati in corso si sta cercando di sviluppare un sistema con cui si possa "in modo chiaro e trasparente monitorare che il carburante che entra non sia usato per la guerra, ma solo per scopi pacifici".
" Siamo sotto shock e in lutto. E' ora confermato che 29 nostri colleghi a Gaza sono stati uccisi dal 7 ottobre. La metà di questi colleghi erano insegnanti dell'Unrwa" scrive su X l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi. ''Come Agenzia siamo devastati. Siamo in lutto".
Un soldato israeliano della riserva militare delle Idf è morto in un attacco con un missile anticarro nei pressi di Margaliot, nel nord di Israele, lungo il confine con il Libano. Lo riferiscono i media israeliani. Stando a quanto riportato dal Times of Israel, in un attacco sferrato ieri è morto il sergente 22enne Omer Balva di Herzliya. Secondo Haaretz, altri due riservisti hanno riportato ferite giudicate moderate, mentre un terzo è rimasto lievemente ferito.
"Hezbollah ha deciso di unirsi ai combattimenti, stiamo facendo pagare loro un prezzo pesante", ha detto il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, in dichiarazioni riportate dal Times of Israel secondo cui nelle ultime due settimane sono stati uccisi più di 13 miliziani di Hezbollah nella risposta israeliana agli attacchi dal sud del Libano. "Presumo le sfide si faranno più grandi - ha detto Gallant alle truppe nella base di Biranit al confine con il Libano - Dovete tenerne conto, essere pronti a ogni situazione".
Funzionari americani e israeliani starebbero valutando, partendo dal ragionamento sul dopo-Hamas nella Striscia di Gaza, la possibilità di far insediare nell'enclave palestinese un governo ad interim sostenuto dall'Onu e con il coinvolgimento di governi di Paesi arabi. Lo ha riportato Bloomberg in un articolo rilanciato da Europa Press che cita fonti a conoscenza di quanto viene valutato negli Usa riguardo il futuro dell'enclave palestinese controllata da Hamas e nel mirino dei bombardamenti israeliani dopo il terribile attacco del 7 ottobre di Hamas in Israele. L'evoluzione dei colloqui, ancora nella fase iniziale, dipende - secondo le fonti - dagli sviluppi, dall'esito dell'annunciata operazione di terra israeliana a Gaza e comunque un'iniziativa di questo genere richiede necessariamente il sostegno dei Paesi arabi della regione, un fatto non scontato.
Secondo William Usher, ex analista esperto di Medio Oriente della Cia, l'istituzione di un governo ad interim sarebbe un'operazione incredibilmente difficile e sarebbe ancor più complicato ottenere il consenso di governi arabi. "Richiederebbe anche un atto di fiducia da parte di Gerusalemme", ha aggiunto.
Israele chiede ai suoi cittadini di lasciare Egitto e Giordania e sconsiglia i viaggi in vari Paesi, citando timori per la sicurezza dei viaggiatori. Lo riferisce il Times of Israel precisando che è stato portato a 4 il livello di allerta per Egitto e Giordania con la richiesta agli israeliani presenti in questi due Paesi di andar via il prima possibile. Per il Marocco scatta il livello 3 e agli israeliani vengono sconsigliati i viaggi non essenziali a due settimane dal terribile attacco di Hamas in Israele e mentre proseguono le operazioni israeliane nella Striscia di Gaza, controllata dal gruppo.
"A causa del protrarsi del conflitto, negli ultimi giorni si è registrato un ulteriore significativo inasprimento delle proteste contro Israele in vari Paesi del mondo, con particolare attenzione ai Paesi arabi in Medio Oriente, insieme a manifestazioni di ostilità e violenza contro simboli israeliani ed ebraici", avvertono le autorità israeliane.
Il consiglio è anche di evitare la permanenza in Paesi della regione, compresi anche - oltre a Egitto, Giordania e Marocco - Turchia, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Sconsigliati allo stesso modo i viaggi in Malaysia, Bangladesh, Indonesia e Maldive.