Per le forze armate, la maggioranza degli ostaggi è ancora viva
La maggior parte degli ostaggi israeliani catturati da Hamas nell'attacco del 7 ottobre sarebbe ancora viva. L'informazione viene diffusa negli ultimi aggiornamenti da parte delle Forze di Difesa Israeliane, mentre sembra avvicinarsi l'inizio dell'offensiva via terra nella Striscia di Gaza.
Non c'è ancora chiarezza sul numero complessivo degli ostaggi: tra 100 e 200 per l'Idf, oltre i 250 per Hamas. Si tratta di civili, spesso con doppia cittadinanza, e di militari. Un portavoce dell'ala militare del gruppo, le Brigate Al-Qassam ha affermato in una dichiarazione video lunedì che sarebbero 200 solo gli ostaggi in mano alle Brigate, a cui vanno sommati quelli sotto il controllo di altre "formazioni militanti" a Gaza.
Intanto è salito a 4137 il numero dei palestinesi rimasti uccisi nei raid aerei lanciati da Israele sulla Striscia di Gaza dopo i terribili attacchi di Hamas del 7 ottobre, come rende noto il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas. Secondo queste stime il feriti sono circa 13mila.
Le forze armate israeliane hanno ottenuto il sostanziale via libera dai vertici dello Stato. Il premier Benyamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno fatto visita alle truppe che sono pronte ad entrare in azione. "Il 7 ottobre è stato il giorno in cui è iniziato il processo di distruzione di Hamas", ha detto Gallant in una riunione della commissione Affari Esteri e Difesa, spiegando che una volta completata questa distruzione, Israele rinuncerà alla responsabilità per Gaza e stabilirà un nuovo regime di sicurezza.
Gallant ha ribadito che la guerra sarà divisa in tre fasi, la prima costituita da "una campagna militare e poi manovre tattiche, con l'obiettivo di uccidere operativi e danneggiare infrastrutture" per distruggere Hamas. In un secondo momento i combattimenti continueranno "a bassa intensità".
La fase finale della campagna prevede "la creazione di un nuovo regime di sicurezza nella Striscia di Gaza, la rimozione della responsabilità di Israele per la vita a Gaza e la creazione di una nuova realtà di sicurezza per i cittadini israeliani".