Esprimere "vicinanza" alle comunità cattoliche locali e allo stesso tempo costruire "unità" nell'ottica di una riforma della Chiesa cattolica. Ma senza tralasciare anche gli aspetti geopolitici di un continente diventato "campo di battaglia" tra Cina, Stati Uniti e Australia. E' quanto afferma in un'intervista all'Adnkronos Michel Chambon, teologo ed antropologo francese nonché research fellow presso la National University of Singapore, indicando quelli che sono gli obiettivi principali del lungo viaggio apostolico di Papa Francesco, che fino al 13 settembre sarà in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore.
"Uno degli obiettivi è chiaramente quello di costruire una vicinanza tra il Papa e i cattolici locali. Non è sempre facile per Papa Francesco farsi capire. Nel suo sforzo di riformare la Chiesa cattolica nei diversi angoli del mondo, inclusa l'Asia, ci sono alcune voci alternative che premono contro parte del suo programma di riforma. E quindi recarsi in questi quattro Paesi significa anche, ovviamente, costruire unità", spiega l'esperto di cristianesimo in Asia, secondo cui il Papa vuole anche "sostenere" le comunità cattoliche locali nel loro contribuito allo sviluppo delle loro società "sia sotto l'aspetto dell'economia, della lotta alla corruzione e della ricerca di uno sviluppo più sostenibile che, naturalmente, quando si tratta di coesistenza e armonia interreligiosa".
Secondo Chambon, dunque, il grande obiettivo del viaggio del Pontefice è sostenere e spingere il cattolicesimo locale verso una certa direzione: "ad aprirsi al resto della società, a non prendersi cura solo del proprio benessere, ma ad impegnarsi sui temi di principale attualità e dare un contributo". C'è poi un altro aspetto "più geopolitico" della visita, prosegue il teologo francese, che cita il dialogo tra musulmani e cristiani - tema centrale della visita in corso in Indonesia - i cambiamenti climatici - che domineranno la tappa in Papua Nuova Guinea - ma anche "la competizione delle potenze in questa regione, trattata da grandi Paesi come Cina, Stati Uniti, Australia come un campo di battaglia per l'estrazione di risorse".
Il focus del research fellow presso la National University of Singapore si sposta quindi sull'Indonesia, prima tappa del viaggio e dove domani il Papa firmerà un documento a favore del dialogo interreligioso tra cattolici e musulmani. "L'Indonesia, il Paese con la più grande comunità musulmana al mondo, è un laboratorio democratico molto interessante per la ricerca di sistemi pacifici e collaborazione tra diversi gruppi e religioni. Non sto dicendo che sia un mondo perfetto, ma le persone non si uccidono a vicenda", premette Chambon, secondo cui si tratta di "una democrazia molto vivace" dove musulmani e cristiani hanno trovato un equilibrio e dove "sei religioni hanno uguali diritti davanti alla legge". Per questi motivi, prosegue il teologo, l'Indonesia è uno Stato "unico e interessante" che offre una visione diversa e "diffonde toni diversi sull'Islam" rispetto ai Paesi del Medio Oriente.
Per Francesco quello in corso, alla soglia degli 88 anni, è il più lungo viaggio dall'inizio del suo pontificato. "Sta testando i limiti, i suoi limiti fisici e quelli della sua amministrazione", commenta Chambon, secondo cui per il Papa "l'Asia merita grande attenzione" e gli sprigiona una certa "urgenza" di agire. "Anche se ha 87 anni non è un grosso problema per lui, ma si rifiuta di rinviare il suo impegno nei confronti delle questioni pressanti di oggi", conclude.