Dove lo scorso anno sventolavano le bandiere nere dell'Isis, ora si accendono le luci dei presepi e degli alberi di Natale. Per i cristiani che vivono ad Aleppo in Siria come nella piana di Ninive in Iraq, questo sarà il primo 'vero' Natale dopo tante feste passate sotto i bombardamenti della guerra civile e gli attentati delle azioni terroristiche dei fondamentalisti islamici. E proprio in queste località, si farà più forte la presenza dei volontari di Acs, la fondazione pontificia 'Aiuto alla Chiesa che soffre' con diverse iniziative umanitarie.
Nella città siriana di Aleppo, dove la comunità cristiana si è ridotta di oltre due terzi passando da 150.000 a 40.000 fedeli, saranno tre i progetti finanziati da Acs: la distribuzione di latte in polvere a 2.850 bambini, l'acquisto di materiale medico per l'ospedale Saint Louis, la ricostruzione dell'asilo gestito dalle suore assicurando a 50 piccoli un luogo dove giocare e imparare.
"Il Natale è un momento di pace e quest'anno finalmente riusciamo a intravederla - afferma all'AdnKronos suor Annie Demerjian dell'ordine delle Sorelle di Gesù e Maria - Oggi le armi tacciono ma c'è un'altra guerra in corso: quella contro la miseria che dilaga in tutta la città".
Anche nella piana di Ninive, nel nord dell'Iraq, si tornerà a festeggiare il Natale, dopo che sono stati liberati i villaggi cristiani invasi dall'Isis. A inizio mese, erano rientrate 6.330 famiglie cristiane ovvero circa un terzo delle quasi 20.000 costrette a fuggire nel 2014. Qui, Acs sostiene finanziariamente la ricostruzione di 13.000 abitazioni distrutte o danneggiate dalle azioni dei jihadisti mentre oltre 2.000 sono state già riparate.
A Qaraqosh, quella che una volta era la principale città cristiana dell'intero Iraq, sono rientrati oltre la metà dei suoi 50.000 abitanti. "Celebrare la nascita di Gesù Cristo lontano da casa e per di più nella condizione di rifugiati è davvero doloroso. Ora, quasi tutte le parrocchie sono state riaperte - riferisce all'AdnKronos padre Georges Jahola sacerdote siro-cattolico - Ci stiamo preparando al Natale con canti, preghiere e varie attività".
Soltanto un anno fa, era impensabile poter festeggiare il Natale nella piana di Ninive. "Ritornare qui - afferma ancora padre Jahola - significa per noi riacquistare le nostre radici e poter vivere la nostra fede in unione con quella dei nostri antenati".
Ai bambini di questa zona dell'Iraq, la fondazione pontificia 'Aiuto alla Chiesa che soffre' donerà 15.000 pacchetti-regalo, grazie al fatto che un grande magazzino della località di Ankawa, sobborgo a maggioranza cristiana della città di Erbil, si è trasformato in una sorta di laboratorio di Babbo Natale, con decine di volontari della parrocchia caldea al lavoro per confezionare i pacchi natalizi contenenti una giacca a vento, una tavoletta di cioccolata e una Bibbia o un libro di catechismo a seconda dell'età di chi li riceve.
Ogni pacco-dono prevede un contributo di Acs pari a 20 euro per un'offerta totale di 300.000 euro. I regali saranno consegnati ai bambini di tutte le confessioni cristiane nelle località di Qaraqosh, Karamless, Bartellah e Bashiqa oltre ai piccoli ancora rifugiati nel Kurdistan.
Inoltre, a Tellskuf sempre nella piana di Ninive, dove è rientrato quasi il 70% delle 1.500 famiglie che abitavano il villaggio a 30 chilometri da Mosul, si potrà assistere alla messa di Natale celebrata nella chiesa di San Giorgio, già danneggiata e profanata dall'Isis e poi ricostruita grazie a un contributo di 100.000 euro da parte di Acs.
Commenta all'AdnKronos il direttore di Acs, Alessandro Monteduro: "Anche se Aleppo pare dimenticata dallo scenario dei mass-media, è doveroso ricordare i suoi drammi, perché se i bombardamenti sono cessati restano purtroppo aperte le ferite profonde di una guerra lunga ed estenuante".
Sottolinea ancora Monteduro: "I cristiani siriani di Aleppo hanno bisogno del nostro sostegno, l'unico che può permettere loro di restare in Siria. Altrimenti, l'oramai decimata comunità di quella che un tempo era la capitale siriana del Cristianesimo rischia di scomparire per sempre".
Il direttore della fondazione pontificia 'Aiuto alla Chiesa che soffre' assicura: "Penseremo ai cristiani a Natale e continueremo a farlo anche dopo, come sempre dall'inizio di questa tragica guerra. Il nostro impegno è inoltre di testimoniare l'immensa generosità della comunità cattolica italiana, che non si dimentica mai dei propri fratelli e sorelle sofferenti".