Prima di essere uccisa dai colpi d'arma da fuoco sparati da un killer sul pianerottolo della sua casa a Mosca nel 2006, la giornalista di Novaya Gazeta AnnaPolitkovskaya aveva subito un tentativo di avvelenamento.
Nel settembre del 2004, era stata molto male dopo aver bevuto un tè su un aereo che da Mosca la portava a Rostov, da cui avrebbe poi raggiunto Beslan, in Ossezia del Nord, per seguire la crisi degli ostaggi sequestrati da un commando nella scuola elementare numero 1 della cittadina, e agire da mediatrice con il leader separatista ceceno Aslan Maskhadov.
Anche lei, come Aleksei Navalny, si sente molto male in aereo. Arrivata a Rostov vomita e perde conoscenza. Viene ricoverata d'urgenza in ospedale dove entra in coma. Un'infermiera del reparto le dirà più tardi che al suo arrivo era "praticamente senza speranza" e che "avevano cercato di avvelenarla".