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Def, via libera dal Consiglio dei ministri. Giorgetti: "Situazione economica complessa"

Il ministro: "Possibili circostanze peggiorative della crescita". E sulla pausa di 90 giorni per i dazi americani: "Apprezzo l'iniziativa di Trump, ragionare a mente fredda"

Palazzo Chigi (Fotogramma)
Palazzo Chigi (Fotogramma)
09 aprile 2025 | 19.44
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Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi, 9 aprile, il nuovo Documento di economia e finanza. "Il Consiglio dei ministri ha approvato quello che abbiamo ribattezzato provvisoriamente 'Documento di finanza pubblica' - ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, riferendosi al fatto che da quest'anno si chiama Dfp -, non è più il famoso Def, la nuova normativa europea prevede un documento diverso rispetto al passato".

Si tratta di un documento di aggiornamento di finanza pubblica che "manca dei dati programmatici tipici del Def e attendiamo che la normativa nazionale recepisca e modifichi" la legge per "dare sistematicità e coerenza a tutto l'impianto", ha aggiunto, rilevando che il "documento viene adottato in una situazione molto complessa, diciamo così per il contesto economico globale e i riflessi per l'economia nazionale e tutto ciò rende molto, molto complicato e difficile e persino aleatorie le previsioni non soltanto di lunghissimo termine, ma anche quelle a breve".

Le prospettive economiche

Per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti potrebbero "determinarsi circostanze peggiorative" rispetto alle stime di crescita. "Questo piano non sconta la riprogrammazione del Pnrr che sarà eseguita entro fine maggio" ha detto il ministro n conferenza stampa sul Documento di finanza pubblica che ha diffuso una stima di crescita "dimezzata" rispetto allo scorso autunno e del +0,8% nel 2026 e 2027. Nel documento non ci sono "le stime programmatiche", ha poi detto, sottolineando che la situazione economica "è complessa".

Il deficit-Pil è stato stimato al 3,3% nel 2025, 2,8% nel 2026 e 2,6% nel 2027, come indicato lo scorso autunno. Il debito pubblico in rapporto al Pil invece sarà al 136,6% nel 2025 e al 137,6% nel 2026.

"Le previsioni di crescita le abbiamo già ridimensionate rispetto a quello che era il quadro di qualche giorno fa, ci siamo adeguati alle previsioni di consenso. Notizie come quelle di qualche minuto fa potrebbero indurre a rialzo, ma io non sono in grado ora" di fare previsioni. "Mi sono espresso contro i piani quinquennali che dimostrano spesso di fallire, perché l’economia ci riserva delle sorprese. Mi chiedete di pianificare a tre anni, ma se riesco ad azzeccare il 2025 sono già un mago”, ha chiosato poi Giorgetti.

"E' tremendamente complicato stimare un impatto dei dazi diretti, di eventuali dazi indiretti", ha poi spiegato, evidenziando che "un Paese come nostro è un paese esportatore e sì, forse in prima battuta siamo più danneggiati di altri. Ma la qualità dei nostri prodotti li rende commodities difficilmente sostituibili e quindi possono difendersi meglio di altri".

La pausa di 90 giorni sui dazi

“Non bisogna farsi prendere dalla frenesia, questo vale sia per le spese sulla difesa sia per le misure sui dazi" rimarca il ministro Giorgetti. "Per la difesa dobbiamo aspettare le decisioni in sede Nato", mentre sui dazi "prendo atto dell'iniziativa di Trump, che apprezzo. Ha capito esattamente l’obiettivo, era quello su cui chiedevo si orientasse l’amministrazione Usa al G7" ha detto, commentando lo stop di 90 giorni alle tariffe reciproche giunto poco fa dalla Casa Bianca. “Bisogna capire gli impatti diretti, bisogna ragionare a mente fredda. Bisogna essere molto chirurgici per essere anche molto efficaci".

La spesa della Difesa

"La spesa per la difesa in questo momento mantiene l'orientamento e l'andamento originario, riteniamo in base ai nostri criteri di contabilizzazione che eventualmente saranno discusse in sede Nato, di essere in linea con la richiesta del 2%" ha detto il ministro Giorgetti. Aumentare eventualmente l'incidenza sul Pil delle spese di difesa "implicherà di fare delle scelte che in questo momento non si ritiene di adottare ma che saranno fatte nei tempi prescritti", ha aggiunto. "C'è la richiesta di invocare l'adozione della clausola nazionale di eccezione entro fine di aprile. Quindi probabilmente in sede di risoluzione, il Parlamento si dovrà esprimere perché si dovrà andare in procedura di scostamento", ha proseguito.

Il Pnrr

La questione della proroga del Pnrr, conclude, “può essere declinata in tanti modi: c'è la proposta di Fitto sui fondi di coesione, la proposta di mettere da parte il 10% dei progetti Stem. Vedo che in modo surrettizio e laterale poi si arriva al fine, va bene qualsiasi mezzo purché si arrivi a quel fine". "Al netto del fatto che previsioni di crescita per il 2025 sono state ridotte in funzione delle più pessimistiche stime e in base all'evoluzione potranno determinarsi circostanze peggiorative o migliorative, però questa è la situazione a oggi, questo piano non sconta la riprogrammazione del Pnrr che sarà eseguita entro la fine di maggio".

"Quindi il profilo temporale e l'ammontare della spesa risultano distribuiti come originariamente previsto" e "il riorientamento di questo tipo di spesa e la destinazione sarà anche eventuale in funzione a dinamiche e impatti della vicenda relativa ai dazi", conclude.

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