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Guerra Ucraina: un mese di guerra, da Katerina in fuga incinta a Volodymyr che quando spara ha paura

Dal prete di Kiev al rettore dell'Università, trenta giorni di storie raccontate da AdnKronos

Afp
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23 marzo 2022 | 17.46
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Un mese di guerra. Trenta giorni di storie, di vite travolte da un destino imprevisto, di sentimenti spezzati, di paura ma anche di speranza, che l'Adnkronos ha raccontato senza sosta. Come quella della giovanissima Katerina, in fuga da Odessa incinta di sei mesi, arrivata in Italia col dolore enorme di doversi separare dal marito Dima. "Mi chiamo Katerina, sono una farmacista, sono arrivata ieri da Odessa dopo un viaggio interminabile -ci ha raccontato- nel quale ho attraversato molti paesi, la Moldavia, l'Austria, la Svizzera. Con il pancione di sei mesi spesso avrei voluto sdraiarmi, riposarmi. Ho sentito le bombe, ho visto lunghe file di profughi ma poi, all'avvicinarsi dell'Italia, ho visto le montagne innevate, ed erano bellissime". Ventisei anni, ma all'apparenza dieci di meno. Il viso pulito, gli occhi castani e brillanti, ha lottato per mettere in salvo sé stessa e soprattutto la bimba che porta in grembo, la sua prima figlia.

La guerra è anche sul volto del giovane combattente Volodymyr Belei, 36 anni, coraggio, paura e nervi tesi, tutto insieme, e tanta voglia di difendere il suo paese. Intercettato appena sotto Kiev, vicino al ponte tra il paese di Irpin' e Buca, l’ultimo punto del confine controllato dall'armata ucraina, ci ha detto: "E' molto pericoloso. So guidare bene, so sparare bene, conosco bene il territorio ma qui è molto pericoloso, e sì, ho paura, ma faccio tutto quello che sono chiamato a fare con responsabilità". Trentasei anni, una grande conoscenza del territorio in cui opera. "Si lavora tanto -ha spiegato- dormo solo quando sono sereno, e sereno lo sono raramente". Nel suo grande coraggio, serpeggia un filo di angoscia. "Mi sembra di vivere una terribile serie tv dell'orrore, e spero solo che questa non sia la prima stagione della serie".

C'è anche chi, come don Taras Zheplinskyy, ventottenne attivissimo prete della chiesa greco cattolica ucraina di Kiev, racconta momenti toccanti fra i suoi fedeli. "Sono padrino di una bimba di dieci anni -ha spiegato all'Adnkronos- Ieri sera lei, insieme alle sue amiche, qui nel rifugio aiutava a costruire le reti mimetiche per i nostri soldati che vanno a combattere al fronte. Cercava di aiutare la difesa per il suo paese. Questo è il simbolo della gente si unisce nella difesa del popolo ucraino, tutto il popolo si è trovato unito davanti alle minacce e alle aggressioni di questa guerra, che è un’ingiustizia che non ci siamo meritati, e dobbiamo solo pregare e aiutare, mai maledire".

Scene di ordinario orrore, ma anche di tenerezza che lascia senza fiato. Come quella raccontata da Taras Lazer, professore ucraino di lingua e letteratura italiana all'Università Taras Scevchenko di Kiev, che descrive all'Adnkronos il momento in cui, la mattina del 24 febbraio, ha sentito lo scoppio delle bombe vicino a casa, a Rostomel, a pochissimi chilometri da Kiev."Mi sono svegliato alle sei all'improvviso, ho sentito il rumore dei bombardamenti, e ho capito. Con mia moglie Irina, per convincere mia figlia Anna, di 4 anni, a venire in bagno (dove non c'erano finestre ed era più sicuro, ndr) ho provato a raccontarle una storia, come in 'La vita è bella' di Benigni. 'Un signore dice che dobbiamo nasconderci, quindi ora andiamo in bagno', le ho detto. Non ci ha creduto, perché è molto intelligente. Ha iniziato a piangere disperata, e abbiamo deciso di dirle la verità".

Qualcuno combatte anche una 'guerra nella guerra', cioè quella dell'informazione: una "lotta senza quartiere contro le fake news diffuse dalla propaganda russa". A spiegarlo, in collegamento da Kiev, è stata la giornalista Solomiya Vitvitska, star della tv ucraina dei canali Tcn e 1+1, che racconta le ore d'inferno per chi deve raccontare la guerra sul campo come cronista difendendosi non solo dagli attacchi ma anche da una narrazione che, ha osservato, "spesso viene falsata da attacchi informatici e storie totalmente false". Per garantire ai cittadini la continuità dell'informazione, ha spiegato Solomiya, "abbiamo creato un accordo per una sorta di 'maratona' informativa.

Tra le voci più forti, si leva anche quella del rettore dell'Università Nazionale di Kiev, Volodymyr Bugrov, che ha parlato all'Adnkronos della scelta di moltissimi studenti universitari di andare al fronte a combattere. "Circa 500, tra docenti e studenti, si sono uniti per combattere tra i volontari -ha rivelato- Il nostro decano della facoltà di storia ora è un capo della divisione della difesa territoriale". Da rettore "sono d’accordo e appoggio la loro scelta di andare al fronte per il loro paese -ha scandito il rettore- ma mi rendo conto che è una tragedia, dovrebbero essere nelle aule a studiare, è terribile. Vi prego, fermate questa guerra".

(di Ilaria Floris)

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