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Trump rischia arresto? Cosa dice l'esperta di diritto Usa

Per la docente della John Cabot University, Pamela Harris, "il caso di New York è debole: Trump rischia di più con altre inchieste'

Afp
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21 marzo 2023 | 15.13
LETTURA: 3 minuti

Con l'eventuale incriminazione di Donald Trump a New York per il caso Stormy Daniels si entrerebbe "in terra incognita". Così Pamela Harris, docente di diritto pubblico americano e diritto comparato alla John Cabot University di Roma, commenta con l'Adnkronos la "prima incriminazione di un ex presidente", senza quindi precedenti o procedure note, che potrebbe arrivare "in futuro prossimo" dal procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, per quello che, sulla carta, appare come "il più debole dal punto di vista giuridico" tra i casi giudiziari in cui continua ad essere coinvolto Trump mentre porta avanti la nuova campagna presidenziale.

"Secondo me è molto difficile, se non impossibile, provare che Donald Trump abbia pagato Micheal Cohen con l'intenzione di commettere un reato", spiega infatti Harris, riferendosi alla vicenda dei 130mila dollari pagati nel 2016 dall'avvocato alla porno star Stormy Daniels per comprare il suo silenzio sulla relazione avuta con il tycoon nel 2006. Quei soldi furono restituiti a Cohen da Trump e segnati sui registri contabili come spese legali, cosa che costituisce "una falsificazione di documenti che può portare all'incarcerazione" soltanto se legata all'intenzione di commettere un reato.

Invece "sono rilevanti le altre possibilità di incriminazioni" che rischia l'ex presidente, e di nuovo candidato alla Casa Bianca, in particolare quella in Georgia con l'inchiesta "per le violazioni della legge elettorale", per lui "molto più pesante" perché, ricorda Harris, c'e' la registrazione della sua telefonata al funzionario responsabile delle elezioni in cui gli chiede di "trovargli oltre 11mila voti".

Poi ci sono le inchieste federali, i possibili sviluppi sul 6 gennaio, dopo che la commissione del Congresso ha raccomandato l'incriminazione di Trump per incitamento, e l'inchiesta sulle carte segrete che l'ex presidente ha trattenuto a Mar a Lago.

Sembra invece che la prima incriminazione arriverà proprio dal caso, che appare più debole, di New York: "il fatto che il procuratore sia negli Usa una posizione elettiva, politica, può aiutare a capire perché il procuratore può andare avanti con un'incriminazione non così forte, molto rischiosa", spiega ancora la docente della John Cabot, sottolineando che in ogni caso Bragg diventerà "il procuratore che ha incriminato il primo ex presidente della storia".

Riguardo poi a come potrà svolgersi la cosa, per Harris non c'e' "nessun motivo per pensare che Trump si meriti un trattamento diverso" da qualsiasi incriminato che viene arrestato, sottoposto al prelievo delle impronte e le foto segnaletiche, prima del rilascio su cauzione Ovviamente aggiunge "ragioni sicurezza e riservatezza verranno assicurate, anche visto il modo in cui insiste nel fomentare manifestazioni e minacce di violenza".

Tutto questo, incriminazione ed arresto, non impedirà a Trump di "proseguire la sua campagna elettorale, anche se non si può prevedere se questo potrà essere di sostegno" alla sua candidatura, "mi sembra difficile che possa attrarre nuove sostenitori alla sua causa anche se nel breve periodo potrebbe generare ancora più rabbia", continua Harris sottolineando che questo potrebbe essere vantaggioso per le primarie.

Il discorso potrebbe essere diverso per le elezioni generali anche se "purtroppo la nostra soglia di offesa e sgomento è molto più alta" dopo il primo mandato di Trump. "E' difficile immaginare che uno incriminato possa vincere nelle elezioni generali - conclude Harris - ha sempre un livello di approvazione piuttosto basso il 35% , è così polarizzante e ha alienato così tanti repubblicani: le incriminazioni da una parte eccitano la base, ma dall'altra parte vedere il candidato sotto processo non ispira fiducia".

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